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1883 1×03 – RiverTEMPO DI LETTURA 3 min

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recensione 1883 1x03Il viaggio verso ovest è costellato sempre più da situazioni al limite dove la morte è sempre dietro l’angolo (come si diceva qui) e spesso in maniera totalmente inaspettata, fosse anche per un calo dell’attenzione.

EST O OVEST?


Il grande dilemma della corsa verso ovest della seconda metà dell’Ottocento, spesso passato in secondo piano rispetto all’epica costruita sopra, è stata la durata del tragitto e la sua difficoltà intrinseca. In questo episodio, per bocca della narratrice della serie, Elsa, si scopre come un fiume di medie dimensioni può cambiare tutto il percorso rischiando di comprometterlo laddove c’è la possibilità che una deviazione sbagliata possa incontrare l’inverno nel momento sbagliato, con tutto il suo carico di difficoltà.
Questo in aggiunta alla dicotomia tra l’est/civiltà/mondo noto e l’ovest/natura selvaggia/mondo ignoto che sta alla base del tema principale della serie: persone che cercano una nuova vita (e nuove motivazioni) rischiando verso l’ignoto. Uomini e donne in bilico tra natura e civiltà, in un conflitto ancora da risolvere, di cui forse solo Elsa sembra essere a suo agio.

ELSA DUTTON


Tra i molti personaggi interessanti che la serie offre allo spettatore, la scelta di vedere la storia con il suo sguardo permette di cogliere la meraviglia e l’orrore di questa epopea disperata. Anche in questo episodio, attraverso i suoi occhi, si riesce a percepire come sia basilare la necessità di concedersi di vivere quest’esperienza, con tutti i suoi rischi, con uno sguardo aperto allo stupore dell’esistenza. Il suo flirt col cowboy Ennis, nella sua modalità impacciata e innocente, permette alla speranza di inserirsi all’interno di un mondo tremendamente disperato. Il gioco delle parti e il concetto di essere meritevoli dell’attenzioni di qualcun altro e del poter amare offrono la possibilità di vedere come l’umanità nonostante tutto ha sempre bisogno di sentirsi viva attraverso sentimenti positivi.
I coniugi Dutton, nonostante molte remore, colgono questa necessità espressa dalla figlia e non vi si oppongono mai realmente, forti forse dell’amore coniugale che li guida all’interno di questo percorso ignoto. Elsa quindi può permettersi di essere parte di un mondo prettamente maschile conducendo il bestiame e la carovana lungo il percorso, sicuramente per necessità (pochi cowboy disponibili) ma forte della sua volontà (e anche di capacità innata per la vita di “mandriana”).

SHEA E JAMES


Si arriva al primo scontro/confronto tra i due protagonisti maschili della saga: accomunati dalla necessità di trovare una via (d’uscita ai loro demoni interiori), divisi dal come approcciare il tragitto che per ogni opzioni prevede un rischio non trascurabile. Entrambi soldati di una guerra lontana ma che ancora produce echi tremendi sulla vita nella frontiera, non nascondono approcci estremi nella risoluzione di alcuni problemi nella vita nella carovana (in questo non allontanandosi dalla serie madre). In questo episodio, in particolare, si vede come Shea, nel momento in cui viene toccata la famiglia di una donna romani, si attivi in sua difesa contro un gruppo di ladri minacciandoli e cacciandoli dal gruppo, a causa dei loro atti immorali.
Quello che sembra essere la cifra stilistica di Sheridan, la necessità di avere un codice d’onore da rispettare, sembra porre qui le sue basi. Se si vuole far parte di una comunità, alcune regole devono essere strettamente rispettate. Regole che non sono quasi mai legge ufficiale ma che sottostanno a quel codice d’onore che solo uomini e donne di valore possono tenere saldo. Gli stessi che la vita ha tragicamente segnato attraverso esperienze brutali ma, in qualche modo, formative.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il comparto attori/attrici, sempre di ottimo livello e intensità
  • Il Texas come non si vede spesso ma sempre bellissimo
  • Il tono fortemente enfatico degli eventi può teoricamente stancare alla lunga. Teoricamente.

 

Episodio di transizione meno potente rispetto ai due precedenti ma che mantiene alto il livello di una serie che tenta di raccontare nuovamente il western secondo l’ottica di Sheridan.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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