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A soli tre episodi dal termine si può affermare tranquillamente che questa terza stagione di Stranger Things ha deluso in gran parte l’enorme hype che si era generato tra gli spettatori.
Lo sviluppo della trama orizzontale è lento e frastagliato, con interruzioni continue a causa di siparietti teen drama o girl power decisamente evitabili, elementi che ci si aspetta di vedere in altri show, con la spiacevole aggiunta di un Hopper geloso di Joyce in maniera abbastanza ridicola.
Le soluzioni narrative scelte risultano essere veramente scontate, con le dinamiche evolutive della storia che ricalcano esattamente quanto avvenuto nella prime due stagioni se si esclude la nuova componente russa.
Per uno show permeato da un citazionismo anni ’80 evidente, forse eccessivo, la scelta dei russi come villain della storia non si può certo dire originale, ma almeno è coerente con la narrazione politica di quegli anni che si vogliono raccontare.
Tuttavia la rappresentazione dei characters sovietici sfiora il patetico, con il super soldato russo grande, grosso e cattivo, quasi un sosia militare di Ivan Drago nel dimenticabile Rocky IV. Non procede certo meglio per gli americani, visto che la porzione di trama dedicata alla base sovietica è la peggiore dell’episodio, dove Steve a mani nude sconfigge incredibilmente un soldato e tutto sembra abbastanza paradossale. In questo disastro si salva almeno la new entry Robin, che con qualche battuta sagace salva il salvabile, per un character che nonostante il basso screen time a disposizione ha ben figurato sin dall’inizio.
In questa terza stagione i ragazzini di Hawkins, ormai cresciuti, si ritrovano divisi come così la gran parte dei personaggi, raggruppati in piccoli gruppi di due o tre e in diverse zone: una situazione narrativamente non nuova per lo show che in alcune storylines funziona, in altre meno. Infatti se da una parte il maggior coinvolgimento di Nancy all’interno della trama è sicuramente positivo e Hopper, Alexei e Joyce, momenti di gelosia esclusi, funzionano molto bene insieme, lo stesso non si può dire per i main characters adolescenti, che mentre tentano di salvare il mondo per l’ennesima volta dal Mind Flayer si ritrovano ad affrontare crisi sentimentali, spezzando inesorabilmente il pathos narrativo, per una storia che di per sé già fatica a decollare.
Senza dubbio è da lodare, come sempre, un ineccepibile comparto tecnico, per una regia dei fratelli Duffer mai banale, accompagnata da una colonna sonora sempre adeguata e di alto livello.
Il ritorno di un personaggio cospirazionista e simpaticamente out of mind come Murray Bauman fa sempre piacere, per un finale di puntata decisamente superiore rispetto al resto dell’episodio, con le scene ambientate nell’ospedale girate in maniera ottimale e piacevoli da guardare per lo spettatore.
La sensazione però, sperando di essere repentinamente smentiti, è quella di assistere ai prodromi di una debaclè generale del prodotto Stranger Things, con evidenti problemi di scrittura, narrazione e originalità della sceneggiatura difficilmente risolvibili nei soli tre episodi che rimangono al termine della stagione. La speranza è che si accantoni il filone teen e si torni decisamente a quel filone horror che, seppur poco originale, risulta essere comunque la parte migliore dello show.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio decisamente sotto le aspettative per una della serie di punta di casa Netflix. L’ottimo comparto tecnico non basta a risollevare una terza stagione per ora deludente, con scontate soluzioni e pattern narrativi che si ripetono sulla falsariga delle stagioni precedenti. La svolta teen non sembra aver giovato alla serie, che conserva sicuramente i suoi punti forti, ma rischia di divenire un pregiato teen drama con tinte horror. Con l’ampio budget a disposizione è lecito aspettarsi ben altro dallo show dei fratelli Duffer, motivo per cui la valutazione della puntata è insufficiente.
Chapter Four: The Sauna Test 3×04 | ND milioni – ND rating |
Chapter Five: The Flayed 3×05 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.