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Il secondo episodio è sempre una brutta bestia perchè vive con l’onere di dover rispettare le aspettative createsi con il Pilot ed al tempo stesso deve muoversi oltre per poter creare sia una trama a più ampio respiro sia una relazione più stabile tra i vari characters. “The Freelancer (No. 145)” rispetta le aspettative, si muove oltre e crea le connessioni richiesti: triplo check.
Reddington e The Blacklist in generale fanno tutto ciò che The Following non ha fatto, ovvero rendersi reali non sputtanandosi l’incipit iniziale già dopo la seconda puntata. Purtroppo il paragone con il serial di Kevin Bacon va fatto perchè è un precedente troppo ingombrante per non essere citato viste le analogie. Ovviamente le differenze tra le due serie sono palesi (anche perchè altrimenti The Blacklist sarebbe un remake precoce di The Following) ma non si può nascondere una certa corrispondenza con la scelta di porre al centro della trama un criminale che collabora con l’FBI a modo suo, con la fuga prematura dalla detenzione e con un rapporto molto complesso e tutto da scoprire con il/la protagonista di turno. Fortunatamente le analogie tra le due serie si fermano qui.
La sceneggiatura è firmata sempre dal creatore della serie Jon Bokenkamp che vuole sfruttare al meglio l’occasione di rendere grande la sua serie prendendosi personalmente cura di più episodi possibili. Seguendo la regola del non delegare se puoi fare da solo, Bokenkamp detta i ritmi della trama orizzontale rimandando il confronto tra Elizabeth, Tom e la scatola a data da definirsi, al tempo stesso però instilla inconsciamente nella protagonista un briciolo di fiducia nei confronti di Reddington, fiducia che sicuramente verrà alimentata da qui in avanti. Reddington ed Elizabeth Keen hanno un rapporto unico, lo sappiamo noi, lo sa lui, non lo sa ancora lei.
Dopo un pilot studiato nei minimi dettagli, “The Freelancer” agita le acque quanto basta per dimostrarci che sul fondale c’è decisamente più di qualche cosa da portare a galla, un fondale ricco di segreti e di misteri che sono celati dietro quello sguardo criptico di Raymond Reddington. Scontatamente non viene rivelato perchè l’uomo abbia scelta la giovane Agente Speciale come sua unica referente anche se tutto porta a pensare che il perchè sia da andarsi a ricercare durante l’adolescenza della Keen ed in particolare tra le conoscenze del padre criminale. Confidando che non venga tirata fuori qualche motivazione starwarsiana alla “Elizabeth, sono tuo padre”, diamo tempo al tempo ed aspettiamo.
Tra i pregi che si possono trovare alla serie, oltre al ritmo serrato e all’assenza di scene di demenza con protagonisti agenti dell’FBI vari ed eventuali, non si può non citare la caratura degli attori capitanati da un James Spader che ha tutta l’aria di volersi andare a conquistare un quarto Emmy. La sua interpretazione di Reddington non lascia spazio a se o a ma, è semplicemente encomiabile soprattutto per il gioco di sguardi che spesso passa inosservato. A supportarlo c’è una Megan Boone preparata ma ancora leggermente impacciata nel ruolo che le è stato affidato, tuttavia qui l’attenzione si sposta completamente su Isabella Rossellini chiamata a ricoprire il ruolo di Floriana Campo con una performance più che buona direi. Magari ci fossero sempre guest star di questo calibro…
Reddington e The Blacklist in generale fanno tutto ciò che The Following non ha fatto, ovvero rendersi reali non sputtanandosi l’incipit iniziale già dopo la seconda puntata. Purtroppo il paragone con il serial di Kevin Bacon va fatto perchè è un precedente troppo ingombrante per non essere citato viste le analogie. Ovviamente le differenze tra le due serie sono palesi (anche perchè altrimenti The Blacklist sarebbe un remake precoce di The Following) ma non si può nascondere una certa corrispondenza con la scelta di porre al centro della trama un criminale che collabora con l’FBI a modo suo, con la fuga prematura dalla detenzione e con un rapporto molto complesso e tutto da scoprire con il/la protagonista di turno. Fortunatamente le analogie tra le due serie si fermano qui.
La sceneggiatura è firmata sempre dal creatore della serie Jon Bokenkamp che vuole sfruttare al meglio l’occasione di rendere grande la sua serie prendendosi personalmente cura di più episodi possibili. Seguendo la regola del non delegare se puoi fare da solo, Bokenkamp detta i ritmi della trama orizzontale rimandando il confronto tra Elizabeth, Tom e la scatola a data da definirsi, al tempo stesso però instilla inconsciamente nella protagonista un briciolo di fiducia nei confronti di Reddington, fiducia che sicuramente verrà alimentata da qui in avanti. Reddington ed Elizabeth Keen hanno un rapporto unico, lo sappiamo noi, lo sa lui, non lo sa ancora lei.
Dopo un pilot studiato nei minimi dettagli, “The Freelancer” agita le acque quanto basta per dimostrarci che sul fondale c’è decisamente più di qualche cosa da portare a galla, un fondale ricco di segreti e di misteri che sono celati dietro quello sguardo criptico di Raymond Reddington. Scontatamente non viene rivelato perchè l’uomo abbia scelta la giovane Agente Speciale come sua unica referente anche se tutto porta a pensare che il perchè sia da andarsi a ricercare durante l’adolescenza della Keen ed in particolare tra le conoscenze del padre criminale. Confidando che non venga tirata fuori qualche motivazione starwarsiana alla “Elizabeth, sono tuo padre”, diamo tempo al tempo ed aspettiamo.
Tra i pregi che si possono trovare alla serie, oltre al ritmo serrato e all’assenza di scene di demenza con protagonisti agenti dell’FBI vari ed eventuali, non si può non citare la caratura degli attori capitanati da un James Spader che ha tutta l’aria di volersi andare a conquistare un quarto Emmy. La sua interpretazione di Reddington non lascia spazio a se o a ma, è semplicemente encomiabile soprattutto per il gioco di sguardi che spesso passa inosservato. A supportarlo c’è una Megan Boone preparata ma ancora leggermente impacciata nel ruolo che le è stato affidato, tuttavia qui l’attenzione si sposta completamente su Isabella Rossellini chiamata a ricoprire il ruolo di Floriana Campo con una performance più che buona direi. Magari ci fossero sempre guest star di questo calibro…
PRO:
- Ottima regia, specialmente nelle riprese degli inseguimenti
- James Spader ed Isabella Rossellini: volete forse qualcun altro?
- Ritmo serrato
- Il dubbio è la più grande fonte di attenzione
CONTRO:
- Certi momenti WTF non mancano ma sono trascurabili guardando nel complesso
Secondo episodio e secondo centro dell’obbiettivo. 40 minuti micidiali che non bastano a saziare il nostro appetito di Reddington, semmai ci fanno venire solo più fame…
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.