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The Blacklist molto probabilmente è uno dei pochissimi telefilm, forse al momento addirittura l’unico, che della contraddizione ne ha fatto il suo pane quotidiano. Ma andiamo con calma, perché questa affermazione ha bisogno di tutte le spiegazioni necessarie per essere compresa fino in fondo. Bokenkamp da una parte e gli attori dall’altra, riescono a produrre un ottimo prodotto dato che quasi tutte le puntate catturano e incollano il telespettatore per 40 minuti e poco più. Ed è proprio qui che “casca l’asino” e si apre un intero mondo di contraddizioni: è stato creato un prodotto ottimo a vedersi, ma alquanto scarso a mangiarsi! Ed è questo quello che sta accadendo con The Blacklist andando sempre più in là con la storia. Ogni puntata, presa da parte e inserita in una sorta di bolla, può essere considerata ai limiti della perfezione nel contesto di un procedurale, la situazione però cambia se le ormai numerose puntate (22 per stagione) cominciano ad essere messe a confronto.
Manca la vera colonna portante del telefilm, una storia-pilastro che giustifichi il perché di questa serie ormai un po’ alla deriva di sé stessa. Sarebbe troppo facile far ricadere l’intero onere su James Spader, credo che abbia già dato abbastanza. E da qui si potrebbe parlare all’infinito del ruolo di Red e di come tutto il mondo giri intorno a lui, eccitante e trasgressivo all’inizio, odioso e pedante alla fine.
Ricordo ancora i numerosi elogi fatti durante la prima stagione; indubbiamente meritatissimi, ma arrivati ad un certo punto “il troppo stroppia” ed ora siamo arrivati al punto di rottura in cui si necessita di un cambio di direzione. Manca qualcosa, è inutile continuare a girarci intorno. Insomma, in “Monarch Douglas Bank” finalmente assistiamo all’incontro, il fatidico incontro, tra Berlin e Red, gli antagonisti che dovrebbero impersonificare i gargoyles portatori dei concetti di bene, di male e delle mille sfumature presenti nel mezzo.
Il tutto si svolge e si chiude con un colloquio sottotono, i dialoghi per quanto possano sembrare “brillanti” non colpiscono i punti vitali della sensibilità visiva e uditiva del telespettatore. Manca quel quid che all’inizio c’era, oppure siamo stati accecati ed è stata solo un’illusione? Inutile sottolineare che il tanto nominato motore a diesel non sia mai partito!
Il modus operandi Q è mutato nemmeno con la messa in scena del rapimento di Mrs. Reddington e delle sue conseguenti torture: l’FBI che segue sentieri già solcati solo per portare la pappa pronta a Red e quest’ultimo che giostra le sue marionette come meglio crede e che continua a farsi giustizia da solo infischiandosene della legge. Ripetiamo: eccitante e trasgressivo all’inizio, odioso e pedante nel lungo periodo.
Non si possono basare stagioni su stagioni di un telefilm sempre sullo stesso criterio, perché dopo un po’ inevitabilmente il pubblico si stanca; e a dirla tutta, non se ne può più di queste serie tv che promettono mari e monti per poi ridursi ad un “gatto che si morde la coda”.
The Blacklist può e deve necessariamente essere diverso, perché ha tutte le carte in regola per poter toccare le vette più alte ed essere paragonato ai più grandi telefilm della storia: gli attori sono da Emmy ed il signor Bokenkamp di certo non è l’ultimo arrivato. Ergo si può fare meglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La serie necessita di un cambiamento o che dir si voglia di un’evoluzione, di un qualcosa che ci aiuti a seguirla ancora settimana dopo settimana; Spader non è più sufficiente come motivazione.
La cosa importante è che non è ancora andato tutto perduto, si può rimediare, in fondo mancano ancora 20 puntate!
La cosa importante è che non è ancora andato tutto perduto, si può rimediare, in fondo mancano ancora 20 puntate!
Lord Baltimore (No. 104) 2×01 | 12.34 milioni – 3.4 rating |
Monarch Douglas Bank (No. 112) 2×02 | 10.51 milioni – 2.8 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.