La nuova puntata del secondo ciclo di The Good Fight si apre una settimana dopo la brillante season premiere e aggiunge tasselli a quello che sarà il fil rouge di tutta la stagione, la cosiddetta trama orizzontale. Già nello scorso episodio, infatti, avevamo assistito all’omicidio di un famoso avvocato, perpetrato da un suo stesso cliente a causa di una parcella considerata troppo onerosa. Anche in questa puntata, dunque, la trafila di assassini di legali in carriera si estende a macchia d’olio e questa assurda situazione, al grido di “Kill all the lawyers”, comincia a seminare panico tra le aule di tribunale e le meeting room degli studi più prestigiosi.
Se da un lato, questa trovata dei coniugi King di posizionare al centro del mirino una fetta di popolazione, rappresentata dai protagonisti della serie, può essere un incentivo a non abbassare mai il ritmo della narrazione, creando suspense e destabilizzando le acque di modo che nessuno si possa sentire al sicuro, dall’altro lato c’è il rischio di spingersi troppo oltre, sforando nel ridicolo e sacrificando la verosimiglianza, che invece dovrebbe rappresentare una buona percentuale di narrazione, soprattutto di un legal drama. Vero che nel 2018, ormai, la pazzia dilagante potrebbe far pensare che un serial killer di avvocati possa nascere da un momento all’altro, ma cerchiamo di non trasformare The Good Fight in un nuovo Zodiac. La paura che ci possa essere troppa carne al fuoco rimane, ma la stagione è appena iniziata, quindi il beneficio del dubbio è d’obbligo.
Per quanto riguarda la protagonista principale, Maia Rindell, il Day 415 rappresenta la data di inizio del processo contro di lei: in un botta e risposta tra l’accusa (Colin Morello) e la difesa (Lucca Quinn più l’aiuto da casa di Diane e Liz) e la mediazione del giudice più sinistroide di sempre (il sempre apprezzato Judge Abernathy), lo scandalo che ha dato il via alla serie continua a dispiegarsi anche se siamo ben lontani dallo scoprire la verità e capire chi sia coinvolto davvero e chi no. Uno dei punti di forza di The Good Fight è, infatti, quello di non rivelare troppi dettagli e di non categorizzare i personaggi come guilty o innocent, ma lasciare allo spettatore il gusto di sbizzarrirsi in congetture e ipotesi circa la vera natura dei protagonisti. Come già riportato nella recensione della prima puntata, Maia Rindell sembra essere quasi un alter ego di Alicia Florrick, in un rapporto padre-figlia dove quest’ultima cerca incessantemente di mantenere una parvenza di good daughter (un rimando ad Alicia e al suo ruolo di good wife nella serie madre), anche quando tutti i segnali la dovrebbero portare a dubitare della buona fede di Mr. Rindell. Maia, infatti, non vuole tradire il padre, figura importantissima nella sua vita, ma al tempo stesso si trova costretta a difendere la sua libertà con le unghie e con i denti, proprio a causa del capofamiglia Rindell.
Rose Leslie, interpreta magistralmente questa continua lotta interiore e l’asso nella manica del plot twist finale viene scagliato con rimorso e disperazione. Il piedistallo sul quale la giovane avvocato aveva riposto il padre si sgretola come un castello di sabbia al vento e Maia decide di sacrificare la sua devozione e il suo amore paterno con una chiamata che mette la parola fine alla vita da fuggitivo di Henry Rindell. Quest’ultimo scagionerà la figlia o tenterà il tutto e per tutto per salvarsi? Le cose sono davvero andate come i coniugi King vogliono farci credere, oppure la verità ci spiazzerà tutti?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Day 408 2×01 | ND milioni – ND rating |
Day 415 2×02 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.