The Good Fight torna sui palinsesti della CBS All Access con il suo terzo ciclo e lo fa, purtroppo, non riuscendo a colpire del tutto nel segno. Nata dalla costola della serie madre, The Good Wife, la nuova creatura dei coniugi King ci aveva lasciati lo scorso giugno con alcuni interrogativi ai quali dovrà sicuramente rispondere durante gli episodi che andranno in onda quest’anno.
La stagione di apertura era servita per introdurre i nuovi personaggi (alcuni riusciti, altri meno) e farci affezionare a loro, così come per presentare lo scandalo della famiglia Rindell, che avrebbe tenuto banco per la maggior parte delle puntate. Nella stagione successiva, invece, il dramma dei Rindell si era risolto per lasciare spazio a Diane e alla sua alienazione. La Lockhart, infatti, aveva subito un vero e proprio, seppur silente, tracollo psicologico tra paranoia, microdosi di psilocibina e scappatelle extraconiugali. Negli ultimi episodi, inoltre, Diane si era ritrovata invischiata in un gioco più grande di lei tra impeachment, sorveglianza dell’FBI e un complotto ai danni di Donald Trump.
La figura del 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America è sempre stata mal sopportata, se non addirittura detestata, dal brillante avvocato di Chicago. Diane, donna di sinistra nell’animo e nel temperamento, non ha mai saputo digerire l’insediamento di Trump alla Casa Bianca e le sue politiche che potrebbero riportare gli Stati Uniti indietro di cento anni sia economicamente, che eticamente. Anche in questa season premiere il nome di Trump ritorna preponderante a destabilizzare la vita della Lockhart che sembra non riuscire a liberarsi da questa persecuzione. Se, come detto prima, nella seconda stagione il personaggio interpretato da Christine Baranski aveva intrapreso una parabola discendente, questa volta Diane Lockhart sembra aver ripreso pieno possesso della sua vita ed è più determinata che mai. Il coinvolgimento personale di Kurt con la famiglia Trump è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso e Diane promette a se stessa di far sprofondare il Presidente in un vero e proprio inferno senza via di uscita.
Christine Baranski, quindi, illumina di luce propria tutta la puntata, che senza di lei risulterebbe scialba e anche alquanto trita. Il tema dominante di questa premiere è, infatti, uno scandalo sessuale che coinvolge il defunto Carl Reddick e, di riflesso, tutto lo studio di Chicago. Il #Metoo torna, quindi, ancora una volta come escamotage narrativo in una serie tv, cosa che ultimamente avviene molto spesso, se non troppo. Lungi da noi criticare le basi del movimento in sé, ma Robert e Michelle King avrebbero potuto scegliere un altro argomento per presentare il terzo ciclo di The Good Fight. A lungo andare lo scandalo sessuale, usato per introdurre qualsiasi storyline, farebbe inorridire anche la femminista più incallita.
Ci sono altri elementi che, purtroppo, non hanno funzionato in questa premiere di stagione: i personaggi di Lucca e Maia vengono relegati al ruolo di comparse alle quali non è concesso un vero e proprio spazio, se non per infastidire lo spettatore, soprattutto l’ex bruta di Game Of Thrones. Il patetico siparietto tra Marissa e Maia Rindell è il punto più basso della puntata e assolutamente non necessario ai fini dello svolgimento della trama. Certo, siamo ancora all’inizio ed è presto per dare giudizi troppo lapidari, ma sarebbe ora che gli sceneggiatori si decidessero a trovare un focus importante per il personaggio di Maia, che non sia solo quello di essere “figlia di”. Lucca Quinn, dal canto suo, sembra riuscire a destreggiarsi bene tra le aule di tribunale e il suo nuovo ruolo di mamma; il compito che le viene affidato è usato quasi esclusivamente per giustificare la sua presenza in questa puntata, ma vedremo cosa succederà con il proseguire della serie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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P.S.: Avete notato il cambiamento nei titoli delle puntate? Friends docet.
Day 492 2×13 | ND milioni- ND rating |
The One About The Recent Troubles 3×01 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.