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Dopo due puntate destinate a presentare da una parte la scoperta del virus e dall’altra il suo diabolico ritorno, The Hot Zone si concede due episodi per introdurre nuove dinamiche tra i vari personaggi alludendo ad antagonismi ed inimicizie.
Che il personaggio di Carter non raccogliesse le simpatie di buona parte della comunità scientifica apparsa fin qui nella storia era già stato chiarito, ma è il confronto passato-presente sul quale gioca la serie: nel passato Carter e Trevor, nonostante due approcci logicamente diversi, si ritrovano a collaborare per un bene superiore e per poter scoprire qualcosa di più di quel drammatico male che sta colpendo persona dopo persona e villaggio dopo villaggio; nel presente i due entrano in contatto (più visivamente che verbalmente) ed è percepibile il distacco e l’antagonismo anche dai semplici sguardi.
Il compito della serie, parallelamente al prosieguo della trama principale, sarà quello ovviamente di fare luce su cosa esattamente sia accaduto tra i due cercando di dare spiegazione a questa distanza siderale che si percepisce tra i due personaggi. Quello che infatti si nota è come The Hot Zone non abbia alcuna intenzione di dipingere Trevor come l’antagonista di turno (è palese che il nemico in scena sia uno soltanto, il virus): nel confronto tra Nancy e Trevor, infatti, dopo la notizia della positività del guardiano al test per l’Ebola Zaire si può notare come l’unico interesse sia evitare la diffusione del panico nella popolazione non per un desiderio di censura, ma per salvaguardia. Il discorso di Trevor è razionale, inattaccabile ed è giustificato. Sarà quindi ancora più interessante cosa sia realmente accaduto tra lui e Carter per allontanarli in maniera tanto brutale.
Nel 1976 Carter e Trevor hanno fatto ritorno al villaggio a cui erano approdati ad inizio serie in cui avevano fatto conoscenza di Suor Monica. Proprio questa suora verrà trovata superstite (per pochi secondi) all’interno dell’ormai ex edificio adibito a struttura sanitaria: il virus ha raggiunto anche quel villaggio massacrandone quasi ogni cittadino. Ancora una volta c’è da lodare l’accuratezza scenica con cui The Hot Zone cerca di trattare la delicata tematica della serie tv tralasciando il facile sensazionalismo e/o sangue, mettendo in risalto un racconto reale e tangibile di persone malate, sofferenti e ormai destinate ad una prematura morte.
Nel presente, il primo caso di contagio umano viene riscontrato (come detto, sul finire della quarta puntata) e sarà proprio da questo punto che la serie cercherà di ripartire con gli ultimi due episodi a disposizione. Inoltre durante i due capitoli è stata formata una squadra di soldati che dovrà cercare di prelevare campioni validi dalle scimmie rinchiuse (a digiuno ormai da diverso tempo) nella struttura infetta.
L’unico vero appunto che andrebbe fatto alla serie e la non necessaria aggiunta di ulteriori drammi (questa volta di stampo famigliare) alla già complicata situazione che The Hot Zone sta disegnando sotto gli occhi dello spettatore. Poter contare su un virus mortale di per sé basta come elemento drama, appesantisce soltanto la visione ricorrere alle problematiche famigliari per poter rendere la visione forse più appetibile ad un determinato segmento di pubblico.
E’ quindi da sperare che la gestione dei problemi di Nancy venga arginata e che nei prossimi episodi venga circoscritta, se necessario, a pochi minuti.
Che il personaggio di Carter non raccogliesse le simpatie di buona parte della comunità scientifica apparsa fin qui nella storia era già stato chiarito, ma è il confronto passato-presente sul quale gioca la serie: nel passato Carter e Trevor, nonostante due approcci logicamente diversi, si ritrovano a collaborare per un bene superiore e per poter scoprire qualcosa di più di quel drammatico male che sta colpendo persona dopo persona e villaggio dopo villaggio; nel presente i due entrano in contatto (più visivamente che verbalmente) ed è percepibile il distacco e l’antagonismo anche dai semplici sguardi.
Il compito della serie, parallelamente al prosieguo della trama principale, sarà quello ovviamente di fare luce su cosa esattamente sia accaduto tra i due cercando di dare spiegazione a questa distanza siderale che si percepisce tra i due personaggi. Quello che infatti si nota è come The Hot Zone non abbia alcuna intenzione di dipingere Trevor come l’antagonista di turno (è palese che il nemico in scena sia uno soltanto, il virus): nel confronto tra Nancy e Trevor, infatti, dopo la notizia della positività del guardiano al test per l’Ebola Zaire si può notare come l’unico interesse sia evitare la diffusione del panico nella popolazione non per un desiderio di censura, ma per salvaguardia. Il discorso di Trevor è razionale, inattaccabile ed è giustificato. Sarà quindi ancora più interessante cosa sia realmente accaduto tra lui e Carter per allontanarli in maniera tanto brutale.
Nel 1976 Carter e Trevor hanno fatto ritorno al villaggio a cui erano approdati ad inizio serie in cui avevano fatto conoscenza di Suor Monica. Proprio questa suora verrà trovata superstite (per pochi secondi) all’interno dell’ormai ex edificio adibito a struttura sanitaria: il virus ha raggiunto anche quel villaggio massacrandone quasi ogni cittadino. Ancora una volta c’è da lodare l’accuratezza scenica con cui The Hot Zone cerca di trattare la delicata tematica della serie tv tralasciando il facile sensazionalismo e/o sangue, mettendo in risalto un racconto reale e tangibile di persone malate, sofferenti e ormai destinate ad una prematura morte.
Nel presente, il primo caso di contagio umano viene riscontrato (come detto, sul finire della quarta puntata) e sarà proprio da questo punto che la serie cercherà di ripartire con gli ultimi due episodi a disposizione. Inoltre durante i due capitoli è stata formata una squadra di soldati che dovrà cercare di prelevare campioni validi dalle scimmie rinchiuse (a digiuno ormai da diverso tempo) nella struttura infetta.
L’unico vero appunto che andrebbe fatto alla serie e la non necessaria aggiunta di ulteriori drammi (questa volta di stampo famigliare) alla già complicata situazione che The Hot Zone sta disegnando sotto gli occhi dello spettatore. Poter contare su un virus mortale di per sé basta come elemento drama, appesantisce soltanto la visione ricorrere alle problematiche famigliari per poter rendere la visione forse più appetibile ad un determinato segmento di pubblico.
E’ quindi da sperare che la gestione dei problemi di Nancy venga arginata e che nei prossimi episodi venga circoscritta, se necessario, a pochi minuti.
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La serie di casa National Geographic continua ad attestarsi su buoni livelli: la storia è oltremodo interessante e ben narrata; gli attori e la regia sono di alto livello. Forse l’aggiunta di altri drammi (esterni alla narrazione principale) aiuterebbero nella digestione e nell’alleggerimento della storia, ma si tratta di dettagli.
Cell H 1×02 | 1.26 milioni – 0.3 rating |
Charlie Foxtrot 1×03 | 1.10 milioni – 0.2 rating |
Expendable 1×04 | 1.00 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.