Meglio un finale di stagione fiacco oppure brutto? Meglio il primo, soprattutto quando si parla del finale di una prima stagione. Non sono rari i casi in cui una prima stagione di una serie X finisca in maniera sospesa, senza grosse teatralità (l’esempio di Breaking Bad in campo drama e di New Girl o Friends in campo comedy possono essere soddisfacenti). E per fortuna nel caso di The Last Man On Earth ci si è fermati ad una sorta di “fiacchezza”, alla prosecuzione e (forse) chiusura delle vicende di Tucson. In precedenti recensioni abbiamo sottolineato come lo spumeggiante ed esilarante inizio di questa serie abbia subito un progressivo discendere verso un’atmosfera magnificamente frustrante, drammatica e, perché no, antipatica. Siamo i primi a riconoscere la stupidità di Phil, ma siamo anche i primi a provare un fastidio viscerale nel continuo appellarsi a lui con il nome Tandy.
Phil Miller II si conferma villain assoluto: versione estesa e potenziata di quel Todd che risultava antagonista in maniera passiva, senza volerlo. Phil 2.0 diviene inoltre estensione attiva dell’ostilità che Melissa prima, Gail ed Erica poi, hanno sempre riservato nei confronti del protagonista. Lo scontro si fa fisico, e in quanto tale il nostro Miller non potrà che uscirne sconfitto. Ma se non altro lo vediamo prendere di petto la situazione, ammettendo l’odio viscerale per l’intruso, che più che mai risulta odioso anche a noi spettatori. La sua figura è la prima realmente “impersonale”, quasi simbolica, che la narrazione ci ha regalato. Una sorta di enorme Deus Ex Machina utile a smuovere la carica elettrica che si era creata nel regno del Presidente Miller. Utile forse a portare una svolta nel finale di stagione. Che poi la cosa sia piaciuta o meno (artificio forzato o svolta narrativamente necessaria?), è estremamente soggettivo.
Dando per assodato di come Melissa, Gail (ottima fisarmonicista!) e Dea si siano ridotte a comparse, utili a livello narrativo solo per mettere in crisi un matrimonio, occorre una riflessione su Todd e Carol. Visto che si parlava di Deus Ex Machina, vero motore dell’episodio è la brusca svolta emotiva da parte del grasso signore. Avevamo apprezzato la sua rivoluzione psycho due episodi fa, ma vederlo ritornare con la coda tra le gambe da Melissa, soltanto perché, in un innocuo momento di follia Phil avesse provato ad abbandonarlo nel deserto, beh, fa talmente girare le scatole che non si riesce a trovare una argomentazione valida da inserire in questa recensione. La probabile partnership tra i due ci aveva fatto troppo sognare.
Per quanto riguarda Carol, occorre che chi scrive si autociti, precisamente con quanto scritto qui: un altro ipotetico schema appare ben delineato, soprattutto in questo episodio, se si considera una certa tipologia di commedia statunitense. Esiste infatti un’enorme categoria di film, dove un protagonista, che per comodità chiameremo A, si incontra/scontra con una figura bizzarra, che chiameremo B. L’intreccio prevede, per metà storia, A tollerare a malapena le stramberie di B, fino a che non avverrà una qualche rottura. Solo allora A capirà la bontà di B, celata sotto un mantello di stranezze e abbraccerà il suo stile di vita fuori dagli schemi. Se la prima parte della storia garantisce al film un certo grado di comicità, con la seconda parte si sprofonda, spesso e volentieri, in momenti smielati (nel peggiore dei casi) o comunque teneri e toccanti.
Il discorso può essere tranquillamente trasposto anche nella 1×13, con la differenza che questa volta non vi è una torta ripiena di melanzane, ma una scatola piena di provviste ed una macchina pronta a partire per nuove avventure. E questo semplicemente perché c’è chi è stato capace di abbandonare qualcuno nel deserto e chi non lo è stato (per questo motivo, rispetto a quanto si diceva riguardo la 1×03, A e B sono simboli che si possono indifferentemente e interscambiabilmente far corrispondere a Carol come a Phil). Si può considerare questo come il momento più saggio e più profondo della prima stagione di The Last Man On Earth? Sì, si può, il tutto passando sopra al fatto che Carol (o Phil), alla fine della fiera sia stata effettivamente uno “stereotipo da commedia”.
Paradossalmente ciò che non ha funzionato in questa parte finale di stagione, è proprio ciò che farà – speriamo – da fertilizzante per il futuro della serie. La mischia tra psicotico drama, con protagonista un antieroe al 100%, ed esilarante comedy grottesca non ha fatto altro che far desiderare allo spettatore un clima più leggero nel primo caso e sviluppi di trama più profondi nel secondo. Quelle che dovevano essere spensierate risate si sono trasformate in malessere e fastidio per una condizione che ha messo in luce tutti i sentimenti negativi dello spettatore. Eppure questo è ciò che, probabilmente, aprirà infinite porte narrative al futuro della serie, che, è proprio il caso di dirlo, ha tutte le opzioni della Terra.
Ricominciare da capo, quindi. Phil e Carol, coppia “storica” della serie si lasciano tutto alle spalle, aprendo ufficialmente la possibilità di dare vita ad infiniti cast diversi, con una velata speranza su un approfondimento sul fantastico colpo di scena finale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Tandyman Can 1×12 | 3.23 milioni – 1.4 rating |
Screw The Moon 1×13 | 3.46 milioni – 1.4 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.
Spero davvero che la prossima stagione abbia un atmosfera più leggera.
Le disavventure e la stupidità di Phil come anche l'odiosità degli altri personaggi mi ha davvero innervosito.
La componente drama è stata veramente una sorpresa. La sofferenza in certe scene era alle stelle.