The Leftovers 3×01 – The Book Of KevinTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Life was filled with guns and war
And all of us got trampled on the floor
I wish we’d all been ready
Children died the days grew cold
A piece of bread could buy a bag of gold
I wish we’d all been ready
There’s no time to change your mind
The Son has come and you’ve been left behind.
I hope we’ll all be ready you’ve been left behind.
I hope we’ll all be ready you’ve been left.”

The Leftovers fa il proprio ritorno dopo più di un anno di assenza e lo fa alla sua maniera: criptico e con la solita capacità di nascondere le proprie carte a chi gli si para di fronte.
La premiére di questa terza stagione si compone di tre livelli di narrazione, due dei quali verranno lasciati da parte superati i primi dieci minuti: il primo ambientato nel 1844, dove una donna si affida ad un fantomatico “profeta” che pospone l’incombente fine del mondo – predetta da ancestrali messaggi arrivati tramite piccioni – a seguito dei suoi stessi continui fallimenti; la seconda si ricollega allo scorso finale di stagione e vede il completo annichilimento del centro visitatori di Jarden, dove i Guilty Remnant erano stati visti da Kevin, da parte di un razzo; la terza linea narrativa è proiettata nel futuro tramite salto temporale ed è quella sulla quale la narrazione dell’episodio si sofferma per il resto della rimanente ora pellicola.
È già da sottolineare come la distruzione (e quindi il rumore del disastro) da parte del razzo venga omessa, presentando allo spettatore un accecante e vacuo bianco, ma successivamente all’occhio viene concesso e mostrato il risultato di quella distruzione: tramite una ripresa dall’alto, infatti, viene mostrato il cratere, dove una volta sorgeva il centro visitatori.
Questa prima puntata sembra ripercorrere a grandi linee quella della scorsa stagione, per due particolari motivi su tutti.

“Family is everything.” [The Leftovers 2×10]

Il primo riguarda ovviamente la tematica della famiglia, tanto importante in The Leftovers. Così come era stato mostrato in “Axis Mundi“, durante la presentazione della famiglia Murphy, è una famiglia felice e avulsa da quei problemi che sembrano ormai essere dei semplici ricordi svaniti con il passare del tempo. Ma così come era allora, questa è solo la facciata esterna che viene mostrata inizialmente e sotto la quale si celano problematiche ben più radicate e pregnanti ma delle quali ancora non c’è spiegazione (l’assenza di Lily). Ed è allora che ci si imbatte nelle intestine lotte familiari: Nora e Kevin così vicini eppure quest’ultimo risulta mentalmente assente o distaccato (come la ripresa notte-giorno fa intendere); Mary è intenzionata a lasciare Miracle con il piccolo Noah (ennesimo nome biblico a fare la comparsa nella serie) considerata la assillante voglia di proteggere che affligge Matt.
Il primo episodio della seconda stagione non è però l’unico a vedere in “The Book Of Kevin” una sua riproposizione. La scena in cui Tommy spara al ricomparso Dean di fronte all’inebetito Kevin, non è altro che la riproposizione della famosa scena del pilot in cui l’allora sceriffo di Mapleton e Dean avevano fatto per la prima volta conoscenza. Questa trasmigrazione da cacciatore a “preda” (simbolica) da parte di Dean è utile a sottolineare il suo stato completamente allucinato con il quale si presenta a Miracle.

“You can’t die here in Miracle.”

Come facevamo menzione prima, però, erano due i motivi del parallelismo tra le due première. Il secondo è la circolarità dell’episodio e di come il finale di puntata vada a richiamare e riecheggiare le scene iniziali collocate temporalmente nel 1844.
La donna che si para di fronte e il cui volto viene nascosto fino all’ultimo viene chiamata Sarah (altro nome biblico), ma la somiglianza con Nora non è sicuramente un caso. Abile anche la scelta di non collocare temporalmente questa scena, senza dar modo quindi allo spettatore di poter fare i conti e capire cosa effettivamente il suo occhio stia guardando.

“There are days that define your story beyond your life.” [Arrival di Denis Villeneuve, 2016]

Così come per tutte le prime puntate, “The Book Of Kevin” introduce l’arco narrativo che sarà centrale per questa stagione. E come se fosse il ticchettio di una bomba pronta ad esplodere, ecco che viene scandito, momento dopo momento, il passare del tempo evidenziando il fatto che manchino ancora quattordici giorni all’anniversario (il settimo: anche qui la ciclicità della numerazione) della departure, avvenuta il 14 Ottobre 2011. Ed è questo un ennesimo esempio della ciclicità narrativa della serie: è tutto iniziato con la dipartita, con quel 14 Ottobre (del prima ci è stata data una sola rapida vista in “The Garveys At Their Best“) e tutto potrebbe a conti fatti vedere la propria conclusione, con il termine della serie, proprio quello stesso giorno. Ma questa terza stagione di The Leftovers è solamente iniziata ed ha tutte le carte in regola per poter presentare agli spettatori l’ennesima perfetta narrazione di una storia simbolicamente riecheggiante.

Kevin: “I’m not Jesus.
Matt: “But the beard looks good on you.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il Vangelo secondo Kevin
  • Apertura e chiusura di puntata che aprono e chiudono il cerchio
  • Le inquietanti canzoni di chiesa
  • L’assenza di Erika e Lily
  • 13 days to go
  • Sarah: chi è?
  • No one

 

13 days to go” ed una stagione che conta solamente otto puntate. Lindelof colleziona questo tanto agognato ritorno e lo fa regalando allo spettatore tantissimo materiale sul quale poter riflettere e gettare congetture. O almeno provarci.

 

I Live Here Now 2×10 0.99 milioni – 0.5 rating
The Book of Kevin 3×01 0.89 milioni – 0.4 rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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