“Yep, I’ve said it before and I’ll say it again: life moves pretty fast, if you don’t stop and look around every once in a while you could miss it.”
[tratto da Ferris Bueller’s Day Off di John Hughes, citato in “1-800 Suicide” dei Gravediggaz.]
Dopo l’episodio di settimana scorsa, dedicato alla personale conclusione della trilogia riguardante il complicato personaggio di Matt, The Leftovers si sofferma su un altro personaggio secondario: Laurie Garvey. La puntata viene costruita in maniera differente rispetto alle precedenti, avvalendosi di una struttura su tre piani narrativi, per colmare molti dei vuoti narrativi lasciati attorno a questo criptico personaggio. È però anche giusto far notare come questa struttura, che ricorda Lost con questi continui sbalzi temporali, indebolisca la forza narrativa (seppur straripante) di “Certified”.
Di Laurie è stata mostrata l’evoluzione del carattere e gran parte della prima stagione è stata dominata dalla sua figura silenziosa, ma terribilmente loquace con il proprio sguardo.
Si conosce il perchè della sua decisione di unirsi ai Guilty Remnant, ma si potevano fare supposizioni molto diverse (e forse più blande) rispetto ai motivi che si nascondevano dietro questa decisione. La scena che veniva inquadrata come casus belli viene nuovamente raccontata nel finale di puntata e, proprio come la prima volta, si tratta di un gancio in pieno stomaco: l’episodio “The Garveys At Their Best” aveva mostrato uno scorcio della vita prima dei fatti del 14 Ottobre, nonché la citata ecografia di Laurie. La scomparsa del proprio nascituro dal proprio ventre sarebbe stata una motivazione più che valida per entrare in crisi e cedere a quel gruppo di “bitches in white“ che sembrava presentarsi con la soluzione a portata di mano. Eppure è stato qualcosa di più: Laurie è sempre stata una persona che risolveva i problemi delle persone e che per ogni fatto accaduto aveva un proprio parere o sapeva come porsi al riguardo. Calato in tale contesto, il non saper rispondere alla domanda “What should I do?“, proferito dalla donna protagonista della scena iniziale del pilot, la fa crollare. Per lei, che si è sempre distinta nell’aiuto verso gli altri e nel suo sapersi approcciare ai problemi, non saper risolvere una domanda tanto banale quanto profonda – se si tiene presente anche il suo coinvolgimento personale – la uccide interiormente. Ecco quindi che si riesce a dare una motivazione ben più completa riguardo la sua entrata nei GR.
Relativamente a questa scena c’è anche da sottolineare come l’aver mentito, da parte di Laurie, su una faccenda abbastanza importante, riesca a non creare problemi nel rapporto con Kevin: sentimentalmente lontani, stretti da un forte affetto ed ormai alla conclusione del proprio viaggio personale alla ricerca della felicità/pace, i due vivono senza patemi d’animo il presentarsi di questo evento passato. Anzi, entrambi si ritrovano nuovamente uniti e saldi sulle loro posizioni, consci di quanto tutto li abbia terribilmente allontanati, ma facendo stringere tra di loro un rapporto forse più onesto e sincero di quanto non fosse in precedenza.
Sintomatico di ciò, risulta essere il fatto che l’elemento scatenante dello struggente dialogo tra i due sia la frase “I wanted you to be happy“.
Si è fatta menzione del fatto che sia Kevin, sia Laurie si ritrovino alla fine del proprio viaggio personale. Il primo verrà approfondito con la prossima puntata mentre, per quanto riguarda Laurie, “Certified” permette al personaggio di accrescere facendo ciò che gli riesce meglio: ascoltare le persone. Proprio per questo, i dialoghi con Nora, Matt, John, Kevin Sr e Jr permettono a Laurie di elevarsi dalla posizione che ricopriva (ossia del personaggio che doveva perpetuamente dare indicazioni o suggerimenti), per raggiungerne una nuova: una Laurie che si concentri più su sé stessa e che realizzi ciò che realmente possa portarle pace, invece di consigliare o dare ordini.
Agli occhi di Kevin, infatti, si presenta solo per salutare e non per fermarlo.
Kevin: “Is Nora gone?”
Laurie: “We’re all gone.”
Kevin: “Bye, Laurie.”
Laurie: “Good-bye, Kevin.”
The Leftovers presenta quindi un ulteriore personaggio alla ricerca della propria felicità (in questo caso, però, inteso come pace). Dopo Nora e Kevin, anche Laurie presenta il proprio martoriato percorso. Proprio come gli altri personaggi con i quali condivide la scena.
È proprio attorno a tale ricerca che si costruisce la perfetta metafora presentata da Nora a Matt e Laurie. Nora cede e si mostra fragile ai due e, in comparazione con un evento dell’infanzia, presenta il proprio senso di colpa rispetto alle tantissime persone cui lei stessa faceva le domande da parte del DSD ed alle quali con cinismo non concedeva alcuna speranza di potersi ricongiungere con i propri cari. Ma l’incontro con Mark-Linn Baker e quello con le due dottoresse ha scalfito il suo muro di acidità e spietatezza: la breccia si è allargata ed il desiderio di Nora non è più quello di stare dalla parte delle persone che “rovinano il gioco” bensì di quelli che “se lo godono“, spensierati e gioiosi. Questo cedimento è istantaneo nel momento in cui la fantomatica macchina si para dinanzi ai loro occhi: per il resto della puntata, Nora si era mantenuta sui soliti livelli di cinismo e cattiveria ai quali si confà. Eppure, nel momento in cui i suoi occhi mettono a fuoco il macchinario e la possibilità di riabbracciare ciò che aveva perduto sette anni prima diventa nitida, le lacrime solcano il suo viso ed il muro cede inesorabile schiacciato dal più forte dei sentimenti: l’amore di una mamma per i propri figli. La scena tra Nora e Laurie, con Dona Nobis Pacem in sottofondo, rappresenta una scena magistralmente costruita e con il sapore di addio tra due personaggi stupendamente presentati in una serie d’altrettanto livello.
“Certified” ha il pregio di presentare l’ennesima trasposizione “lindelofiana” della Bibbia. Seduta al tavolo per quella che è l’ultima cena, Laurie si presenta agli altri commensali come l’apostolo più odiato successivamente: Giuda Iscariota. Ecco quindi che il tradimento non si consuma sul Getsemani ai danni di Gesù (dopo che tre apostoli si sono addormentati ndr), ma seduti alla tavola stessa, dove Laurie ha avuto ben cura di drogare il cibo per poter avere un dialogo diretto e senza interruzioni con Kevin. E così come Giuda, il suo saluto di commiato è un bacio sfuggevole sulla guancia.
Il neo-autoeletto Giuda, però, non ottiene come pagamento delle monete d’argento: Laurie vuole semplicemente salutare Kevin e per la prima volta non dire a qualcuno ciò che egli dovrebbe fare. D’altra parte Laurie è “homeward bound“.
È possibile riscontrare un elemento che accomuna Matt e Laurie: entrambi, con la loro personale evoluzione caratteriale, giungono ad uno stato di superficialità rispetto a ciò che sta loro attorno. Per essere sinceri, superficialità non coglie appieno lo stato mentale che i due personaggi sembrano presentare (in “It’s a Matt, Matt, Matt, Matt World” ed in “Certified”): il loro è un completo abbandono a ciò che li attende. Non c’è più nessun desiderio, da parte di entrambi, di adoperarsi. Sia Matt, sia Laurie si lasciano cullare dall’abbraccio del destino e di ciò che il futuro ha in serbo per loro: basta prediche o libri volti a spingere qualcuno a fare qualcosa solo perché “lo si trova giusto” e basta anche con il voler consigliare tutti e tutto.
Questo abbandono è un elemento che accomuna molti dei personaggi creati da Lindelof in Lost: Rose e Bernard, il Jack post bomba, John Locke, Charlie dopo che realizza l’impossibilità di sottrarsi ai propri sogni. Uno su tutti, però, rappresenta questo elemento di completo abbandono e che si ricongiunge alla definizione di “homeward bound” data in precedenza: Desmond-David Hume.
“Quel che è fatto è fatto ed il destino non si può cambiare”: questo il mantra che sembra voler accompagnare questi due personaggi nella loro personale presa di coscienza.
L’elemento più controverso risulta quindi essere il modo tramite il quale Laurie sembra voler raggiungere la propria pace: fattasi portare al largo della costa per fare scuba diving, la scena non mostra il suo effettivo atto ma lo fa trapelare alla nostra mente ricollegandosi ad un dialogo precedentemente presentatosi tra lei e Nora dove veniva descritto lo scuba diving come un suicidio “fucking elegant” (in comparazione ad una departure). Perché suicidarsi, ci si chiede. D’altra parte il rapporto con John appare felice e così anche quello con i propri figli, dai quali viene raggiunta tramite una telefonata proprio durante la scena fatidica.
Una risposta non c’è e forse non verrà fornita, data la peculiarità della serie.
Il rapporto con John appare limpido, è vero, ma si sa bene (Nora e Kevin) quanto le apparenze a volte ingannino. L’altro elemento è la chiamata di Jill e Tom: per la prima volta, da dopo il 14 Ottobre, i due sono nuovamente felici insieme. Se si fosse trattato di una giornata diversa o di un altro momento, evidentemente la chiamata avrebbe portato Laurie a pensare quanto fosse fortunata ad essere circondata da persone felici e per lei importanti, ma così non è. La chiamata sembra anzi dissiparle ogni dubbio e darle quella momentanea e fugace gioia prima dell’insano gesto. La mente la porta a pensare a qualcosa di diverso rispetto a ciò che si è appena scritto: come le parti di un razzo che si staccano in una determinata fase del lancio, così Laurie dopo aver messo in orbita Jill e Tom decide di staccarsi da entrambi. Si potrebbe discutere sulle ripercussioni che tale gesto porterà allo stato mentale di entrambi, così fragile e complesso ma si perderebbe il focus della puntata, purtroppo.
È proprio in tale contesto, di completa fragilità da parte di Laurie, che le parole “I quit” assumono tutto un altro significato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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It’s a Matt, Matt, Matt, Matt World 3×05 | 0.91 milioni – 0.4 rating |
Certified 3×06 | 0.77 milioni – 0.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.