The Looming Tower 1×04 – MercuryTEMPO DI LETTURA 3 min

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Ali:Al-Qaeda isn’t a normal enemy force. You can’t just cut the head off the snake. It’s more pervasive. It’s like the “mercury” theme in “Terminator II. […] In the movie, the enemy, the T-1000, which is an android assassin played by Robert Patrick, has harnessed the properties of liquid metal, which quickly disperses and reconstitutes. Therefore, he is virtually impossible to defeat. Bin Laden is espousing an ideology that exists at the cellular level. Cancer by its most basic definition is the multiplicity of cells, and al-Qaeda is a cancer. You’re starting to mix your metaphors.
My point is that al-Qaeda is not gonna be defeated by simply gunning down the boss. To them, martyrdom is the purest kind of poetry. It’s beyond poetry. It’s eternity. Each time we snuff a part of it out, it will keep resurfacing.
It goes that deep. Killing Bin Laden is only going to secure his legend and inspire more and more martyrs.

Bisogna ammettere fin da subito che “Mercury” non è un episodio ricco di eventi stratosferici, cambi di scenario o plot twist che tengano incollati al televisore. Qualcosa c’è, ma è veramente distante da quel livello a cui il pubblico è abituato a vedere ma che allo stesso tempo è anche difficile da trovare in una miniserie che non lo ha mai promesso. Le vicende, che infatti si alternano in un arco temporale molto lungo con alcuni “flashforward” del 2004, sono burocratiche e lente, esattamente come è giusto aspettarsi che siano. La politica e le scelte fatte dalle alte sfere in quel di Washington sono infatti al centro della storia e, come è giusto che sia, procedono con un’andatura a singhiozzo, andatura che è anche la chiave di lettura per il rapporto tra Martin e John.
La lotta di potere, che si tiene a Washington durante i meeting di recap (e solo di facciata) tra CIA, FBI e i grandi capoccia, è atta a dimostrare come l’ostilità del singolo sia vissuta e come abbia effettivamente portato l’America ad essere vulnerabile ad Al-Qaeda e al tristemente famigerato 11 Settembre. La CIA e l’FBI avevano tecnicamente i giusti “tell” (passateci il termine pokeristico) per anticipare le mosse di Bin Laden e compagni ma la lotta dei singoli (e quindi delle stesse agenzie) ha deliberatamente bloccato il tutto. Nello specifico, la lettura della situazione che The Looming Tower continua a dare è quella di un FBI volenteroso di avere e condividere maggiori informazioni, e di una CIA reticente, che pur avendo le giuste informazioni, le tiene per sé. C’è quindi un gioco tra “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo” che vede ricoprire in questi ruoli rispettivamente John O’Neil e Martin Schmidt. E a proposito di quest’ultimo, e dei pochi eventi che si possono considerare rilevanti nell’arco dell’episodio, non si può non nominare l’addio alla poltrona dell’Alec Station. Non per nulla vogliamo citare le “ultime parole famose” di Schmidt.

Martin:Well, you can’t fire me, Leonard.
You can move me to the broom closet, you can make me process meaningless cables all day, but you cannot fire me.
Once in the Agency, always in the Agency, right?”

C’è però un elemento estremamente rilevante all’interno del minutaggio di “Mercury” che non può non essere menzionato in quanto va ad approfondire in maniera esagerata la vita di John senza apportare un vero valore aggiunto alla vera trama orizzontale. Che O’Neil sia stato un fedifrago ormai è chiaro sin dal pilot e non è un grosso problema, tuttavia questo attaccamento smodato verso i character dell’FBI appare non totalmente consono (si lascia infatti in un angolo il “cattivo” Schmidt) e anche forviante per l’intera trama. Cosa si sta guardando: la storia di O’Neil o l’indagine parallela di FBI e CIA su Al-Qaeda?
È una domanda legittima da porsi considerato come è stato presentato l’intero progetto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Schmidt licenziato: unica vera nota rilevante dell’episodio
  • Focus eccessivo sulle vite private di O’Neil e Ali
  • Imparzialità della narrazione
  • Lentezza generale

 

Si allunga notevolmente il brodo della puntata e della trama orizzontale diluendolo con fatti personali che non sono affatto rilevanti ai fini della storia. Oltretutto c’è una certa imparzialità di fondo che comincia ad annoiare.

 

Mistakes Were Made 1×03 ND milioni – ND rating
Mercury 1×04 ND milioni – ND rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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