Accantonata, almeno per ora, la pura e semplice protezione di The Child dalle grinfie di Moff Gideon, la storia sembra vertere su di un aspetto solamente abbozzato nel finire della prima stagione: riuscire a riportare The Child tra i membri della sua specie. Una ricerca complicata, sicuramente, ma che sembra non intimorire il mandaloriano sospinto dalla propria tradizione e dal proprio credo. La missione è chiara e non accetta alcun tipo di battuta d’arresto, nemmeno una trappola ad un improvvisato e grottesco scontro di boxe (con ascia).
L’avventura riprende da uno dei fulcri narrativi per eccellenza all’interno del mondo di Star Wars, il pianeta Tatooine, luogo segnalato in cui poter raccogliere ulteriori informazioni relativamente alla specie d’origine di The Child e, quindi, tappa forzata per portare a compimento questo tanto agognato (dal pubblico, come da Mando) ricongiungimento familiare.
Un piano di uccisione che, oltretutto, fa acqua da tutte le parti: invece dell’arzigogolata idea delle cariche nascoste (lontanissime dalla grotta, tra l’altro) e delle “utilissime” balestre, non bastava riempire di caricare esplosive uno dei consueti animali sacrificali che i Sabbipodi già fornivano al Krayt e successivamente detonarle? Sarebbero state risparmiate un sacco di persone, morte inutilmente, ma soprattutto tempo (30 minuti contro i 54 della puntata, oggettivamente troppi).
Dal canto suo però “Chapter 9: The Marshal” si lascia guardare e trova ampio spazio per farsi perdonare:
- la definitiva accettazione di Din Djarin degli androidi attorno ad un suo velivolo;
- la sensazione western che restituisce sempre e comunque un prodotto collegato a Star Wars (specie se come sfondo si ha Tatooine);
- Cobb Vanth, Vanth Refrigeration (interpretato da Timothy Olyphant), character ad ora lasciato a sé stesso ma, esattamente come già accaduto nella precedente stagione, facilmente tornerà nel momento del bisogno in soccorso del buon mandaloriano;
- la tematica della cooperazione tra fazioni solitamente avverse che permette di restituire sia pace, sia un’alleanza possibilmente perpetua, una tematica affine ad ogni singola pellicola di Star Wars.
La serie di per sé, quindi, riparte con modalità affini all’universo narrativo e lo fa in grande stile riuscendo a sopperire ad una trama decisamente impalpabile sotto molti punti di vista. Ora che la quest secondaria è stata svolta sarebbe auspicabile poter tornare a vedere veri sviluppi ed una più concreta prosecuzione della storia. Altrimenti tanto vale accendere la PlayStation e giocare a Star Wars: Battlefront, almeno lì risulta esserci più partecipazione e meno passività.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.