This Is Us si affaccia in questa nuova realtà del 2020 scegliendo due linee guida: da una parte la presa di coscienza della realtà, dall’altra il ritorno alla propria classicità. Due metodi di approcciare la storia che tuttavia non risultano così tanto vincenti.
Dan Fogelman ha voluto sottolineare l’importanza del ritorno di This Is Us con questo doppio appuntamento proprio adesso, ad una settimana dalle elezioni presidenziali americane, ed il motivo è presto detto. A fare da sfondo alle vicissitudini della famiglia Pearson in questa season premiere, infatti, irrompe prepotentemente la realtà, dove oltre al Covid-19 ci si ritrova faccia a faccia con le reazioni e le ripercussioni del gravissimo caso riguardo la morte di George Floyd e di come questo avvenimento sia stato poi la scintilla delle recenti proteste che hanno attraversato l’America guidate dal movimento Black Lives Matter. Si comprende benissimo quindi il desiderio degli autori nel voler mostrare gli ultimi mesi vissuti dagli americani attraverso i loro personaggi, utilizzando la serie come portatrice di un messaggio per un tema estremamente caldo e di importanza politica e sociale.
Da questo punto di vista niente da eccepire dunque. Il problema nasce però quando i temi reali iniziano a prendere quasi il sopravvento, portando quei 45 minuti circa di visione ad assumere un’aurea decisamente più “pesante”. Anche per quanto riguarda il Covid i riferimenti verso l’uso di mascherine, quarantena, distanziamento sociale e “air hug” possono risultare importanti dal punto di vista di un messaggio sociale per esortare le persone a seguire tali linee guida (e sappiamo quanto ce ne sia ancora bisogno). Tuttavia, la discussione riguardo la prima diffusione del virus, unita alle rivolte del Black Lives Matter catapultate così nel mondo di This Is Us hanno reso il tutto forse fin troppo estremo.
La prima parte dell’episodio, infatti, può essere quasi paragonata alla visione di un telegiornale, con una sintesi di ciò che gli spettatori si sono ritrovati a guardare e ascoltare ad oltranza negli ultimi mesi. E forse è proprio questo a stonare: ritrovarsi la stessa gravosa realtà anche all’interno di un telefilm, non permettendo allo spettatore alcun break.
B-DAY
Questa prima parte, però, si discosta in modo netto dalla seconda, come se dopo un doveroso preambolo sulla realtà la storia dei Pearson possa riprendere da dove era rimasta. E qui sorge il secondo problema della premiere di cui si accennava ad inizio recensione. Quando “Forty: Part One” riprende a concentrarsi sui protagonisti della serie lo fa in un modo “classico”, così altamente standard per le storie ed i character da risultare quasi stantio. Certo, la storia riprende esattamente da dove si era rimasti con “Strangers: Part Two“, tuttavia la riproposizione di certi schemi già affrontati più volte, porta la narrazione ad apparire statica, lontana da qualsiasi forma di cambiamento. A fare le spese di questa staticità è come sempre Randall, per l’ennesima volta alle prese con crisi riguardanti il suo passato, l’adozione e l’infanzia. Elementi ormai presenti in tutte le stagioni.
Diverso, invece, è il discorso che riguarda Kevin, che insieme a Rebecca si ritrova alle prese con una storyline più attraente e soprattutto diversa. Vederlo affrontare in maniera matura la gravidanza di Madison porta questo personaggio ad un nuovo capitolo della sua vita tutta da esplorare anche sullo schermo.
Ma non sarebbe This Is Us senza i salti temporali che ne caratterizzano la narrazione e che si collegano inevitabilmente al presente, in questo caso al 40° compleanno dei fratelli Pearson. Sempre coinvolgenti risultano i viaggi nel passato, in questo caso con la gravidanza della madre naturale di Randall da un lato e quella di Rebecca dall’altro, con quest’ultima che crea un bel parallelo con la visita in ospedale di Madison e Kevin. Tuttavia, uno dei punti focali dell’episodio è senz’altro il raggiungimento del flashforward presentato nella scorsa stagione nell’episodio “So Long, Marianne“. Al contrario di un anno fa, adesso si è a conoscenza dei problemi di Rebecca e aver raggiunto questo punto della narrazione apre a scenari più interessanti, volti maggiormente al futuro, da scoprire magari già a partire dalla seconda parte di questa season premiere, “Forty: Part Two”.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.