The Queen’s Gambit 1×04 – Middle GameTEMPO DI LETTURA 3 min

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“I think I’ll have just one margarita before I go out. Will you call for one honey?”

I DICIASSETTE ANNI DI BETH


Beth è un’orfana. Per lei la sconfitta non è un’opzione, altrimenti cos’altro le rimarrebbe nella vita? La dura verità è scandita da queste parole, pronunciate forse con leggerezza ma con convinzione da Borgov, il temuto avversario russo. Brevi parole, ma incisive che spiegano in maniera nitida la condizione in cui da sempre versa la giovane Harmon, cresciuta in cupezza e solitudine non essendo mai entrata in contatto con sentimenti quali la tenerezza, l’empatia, l’amore.
L’adolescenza di Beth è caratterizzata dalle classiche esperienze dell’età, tra fumo, ragazzi e feste tra amici. Eppure ogni situazione vissuta ha per Beth un sapore diverso, privo della spensieratezza e della felicità che si dovrebbe provare a diciassette anni, età in cui si è sospesi in un limbo di gioco, divertimento, amicizia: tutte esperienze che Beth non sfiora minimamente, rifugiandosi nella sua solitudine, nell’alcol e nelle droghe.
I rapporti con i ragazzi non hanno nulla a che fare con i primi rossori in viso o con le farfalle nello stomaco; le feste con le compagne di classe si rivelano luoghi infausti di disagio e inadeguatezza ed il rapporto con i genitori non è il conflittuale come si richiederebbe, caratterizzato invece da un’eccessiva libertà che ha quasi le sembianze del menefreghismo.

IL RAPPORTO CON LA MADRE


Le più grandi ansie e turbamenti della ragazza derivano dal rapporto con la madre adottiva, in cui Beth non ha trovato una figura genitoriale presente. Fin dai primi attimi tra le due, risultava chiaro che ciò di cui avesse bisogno Mrs. Wheatley fosse una terapista e una dama di compagnia, cose che ha  invece erroneamente cercato nell’alcol e in una figlia adottiva.
Alma Wheatley è una donna non certo adatta al ruolo materno. Non ha mai saputo imporsi con autorità sulla vita della figlia, ponendosi più come la migliore amica a cui confessare le marachelle e senza mai nemmeno dimostrarsi capace di quell’amore materno che dovrebbe instaurarsi in maniera spontanea e naturale e che invece ha trovato difficoltà a germogliare nel rapporto tra le due.
Per Mrs. Wheatley la ricerca della felicità passa dallo smisurato consumo di alcol, non riuscendo, nemmeno tramite l’adozione di Beth, a risollevare la sua vita e a dare un senso allo scorrere dei giorni. Soltanto la conoscenza con Manuel le dà un motivo per colorare le sue giornate, che tuttavia tornano a sprofondare nel grigiume e nell’alcol appena il nuovo amico l’abbandona senza spiegazioni. Ferita dall’ennesimo colpo inferto, Alma si rivela totalmente incapace di far fronte ai doveri di genitore, tenendo troppo fede a quel rapporto di malsana amicizia che ha instaurato con la figlia.

BETH È UN’ORFANA, DI NUOVO


Le difficoltà nella vita della giovane Harmon non sembrano avere fine e Beth si ritrova nuovamente ad avere di fronte ai suoi occhi la madre esamine e un padre che non vuole saperne nulla. E ancora una volta Beth non versa una lacrima, trovando ristoro e pace in un margarita, bevuto in suffragio di quella donna completamente priva di senso materno, ma che, a suo modo, le ha fatto compagnia per qualche anno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Al solito, regia, fotografia, cast
  • Il rapporto tra Beth e la madre
  • Beth, nuovamente orfana
  • Le scene dedicate alle partite di scacchi, molto ben narrate così da non risultare mai noiose o ripetitive
  • Dialogo tra Beth e il giovane campione messicano
  • Agghiacciante telefonata tra Beth e quello che dovrebbe essere suo padre
  • Minutaggio importante ma che non pesa 
  • I due marginali amici di Beth, forse un po’ superflui nella storia 

 

Travolta ancora una volta dalle difficoltà della vita, Beth continua a ricercare una via di fuga dai propri sentimenti nell’alcol e nelle droghe. La scacchiera, invece, resta il solo luogo di benessere e sicurezza: l’unico luogo da cui Beth non deve fuggire e l’unica partita che sa che potrà sempre vincere.

 

 

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