JOLENE: “We weren’t orphans. Not as long as we had each other. You understand what I’m saying?
I’m not your guardian angel. I’m not here to save you. Hell, I can barely save me. I’m here because you need me to be here. That’s what family does.”
UN VIAGGIO NEL PASSATO
L’arrivo inaspettato di Jolene e la scoperta della morte di Mr. Shaibel obbligano Beth a fare un tuffo nel passato e nei sentimenti.
Per la prima volta nella sua vita Beth esplode in un pianto sincero: non per la madre biologica, non per quella adottiva, ma per quel vecchio e scorbutico custode dell’orfanotrofio che l’ha iniziata al mondo degli scacchi e che le ha alleggerito un’infanzia cupa e priva di affetto.
Mr. Shaibel ha rappresentato per Beth l’unica figura che si avvicinasse a quella di un genitore. Egli è stato l’unico che ha incoraggiato il suo talento; l’ha sgridata quando necessario; l’ha presentata agli scacchisti della contea; l’ha sostenuta quando Beth gli ha chiesto aiuto e l’ha seguita da lontano nella sua brillante carriera. Per quanto scorbutico e silenzioso, Mr. Shabel ha fatto quello che mai nessuno ha fatto per Beth.
ANYA E BETH
E’ stato sempre detto come la serie sia costruita perfettamente nei minimi particolari: dalla regia, alla sceneggiatura, alla scelta del cast, tutto è stato fin da subito impeccabile. Non si può però non ammettere come la vera rivelazione e punto forte della serie sia stata Anya Taylor-Joy. La sua Beth è un dipinto bellissimo di un animo tormentato e cupo in netta contrapposizione alla sua bellezza candida ed eterea che rende ancora più affascinante una personalità sulla carta già parecchio interessante.
L’attrice ha dato prova di grande validità con la capacità di trasmettere ogni emozione del personaggio tramite un gesto, una smorfia o anche solo un mezzo sorriso accennato all’amica Jolene. Elizabeth rimane un carattere composto e non certo facile da portare in scena, data la tendenza a non esternare pensieri e sentimenti. Tutto ciò che di più profondo cela la giovane scacchista rimane nella sua mente e nel suo animo, entrambi luoghi non facili da decifrare e che invece Anya Taylor-Joy rende così semplici e limpidi, dando vita a un personaggio all’apparenza così statico nelle sue mosse in bianco o nero, ma dentro con un mondo di colori da esternare.
UN LIETO FINE
La serie ha sempre mostrato come all’ascesa di Beth sulla scacchiera corrispondesse una vita personale destinata a sprofondare sempre di più nell’oblio. La rassegnazione a un’esistenza di solitudine risucchia la protagonista in un vortice sempre più stretto di autodistruzione fatto di alcol, droghe ed eccessi. Eppure per la prima volta Beth comprende che la sua felicità non dipende da null’altro se non da sé stessa e dalla consapevolezza di non essere sola e di non esserlo mai stata.
Beth non ha mai ottenuto quell’amore sincero e incondizionato da farla sentire protetta: non lo ha trovato nella madre biologica, che ha volontariamente causato l’incidente mortale; non certo nella madre adottiva, che l’ha accompagnata in giro per il mondo per interesse, senza preoccuparsi delle assenze a scuola; non nella figura autoritaria di Mrs. Deardoff, che non ha fatto altro che rivolgerle severi rimproveri e aspre critiche.
Dopo una vita di sofferenza e solitudine, Beth alla fine comprende che non ha avuto la famiglia tradizionale che ha sempre desiderato, ma che una famiglia non le è mai mancata. Mr. Shaible, Jolene, Benny, Harry e tutti gli altri compagni di scacchi sono sempre stati lì, per supportarla con affetto e disinteresse, seguendola in ogni suo passo, in ogni sua mossa sulla scacchiera.
Il lieto fine della serie potrebbe certamente sembrare fin troppo buonista e melenso con una Beth che batte Borgov e diventa campionessa mondiale rinunciando per sempre all’alcol e alle droghe. Ma l’intero episodio è costruito talmente bene sulla sensibilità di Beth che ogni emozione percepita dalla protagonista è percepita anche dallo spettatore, cosicché è impossibile non gioire per un lieto fine un po’ fiabesco in cui una giovanissima ragazza, a cui ci si affeziona con molta facilità, riesce a prendere in mano la propria vita senza dover mai più temere di essere abbandonata.
“The one thing we know about Elizabeth Harmon is that she loves to win.”
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.