The Serpent 1×04 – Episode FourTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Serpent 1x04 recensioneThe Serpent continua a mostrarsi una miniserie veramente interessante sotto molteplici punti di vista, raccontando di un serial killer famoso a livello internazionale ma quasi sconosciuto in Europa.
Tuttavia, nonostante gli evidenti pregi e la qualità del prodotto televisivo, rimane la sensazione di trovarsi dinanzi a una grande occasione persa, per uno show che aveva tutte le carte in regola per imporsi sul piccolo schermo e che invece soffre di una lentezza non trascurabile, difficile da sopportare.
Le peculiari location, una storia affascinante di per sé e l’ottimo casting per il protagonista, hanno reso lo show interessante da subito, ed è proprio per questo che non si capisce perché scegliere uno stile narrativo così lento, che non rende giustizia alle tematiche affrontate.
Giunti ormai a metà dell’opera, risulta difficile pensare a un cambiamento repentino in tal senso, ma la speranza di essere prontamente smentiti nei prossimi episodi c’è ancora.

LA QUALITA’ DELLA BBC


Dal pilot in poi, la serie di casa BBC continua a confezionare buoni episodi, tutti caratterizzati da un ottimo comparto tecnico, e questo quarto appuntamento non fa eccezione: la regia, la fotografia e il montaggio si confermano i punti di forza della serie, con una splendida colonna sonora che caratterizza l’intera puntata.
Tuttavia, questa pregevole fattura del comparto tecnico purtroppo è penalizzata da un ritmo narrativo a tratti pachidermico, rendendo ostica la visione allo spettatore con un minutaggio veramente eccessivo, ben 55 minuti a episodio, un’enormità visto il ritmo blando della storia.

MONIQUE LA TABAGISTA


E’ inutile girarci intorno: la serie si regge sull’egregia performance attoriale di Tahar Rahim, in grado di rendere al meglio l’incredibile carisma del serial killer, tanto magnetico da affascinare chiunque vi si avvicini, riuscendo a manipolare a proprio vantaggio ogni persona incontrata.
Tuttavia bisogna segnalare come la sua complice Monique non sia all’altezza del partner maschile, visto che in ben 4 episodi Jenna Coleman non ha fatto altro che bere drink e fumare, per una quantità di sigarette in scena che non si vedevano dai tempi di James Franco in The Deuce.
Nonostante qualche timido spunto narrativo, la protagonista femminile è sempre assente nei momenti più importanti della storia, non aggiungendo praticamente nulla alla narrazione, tra dialoghi scarni e un ridotto screen time a disposizione, un vero peccato visto la bravura dell’attrice inglese.

ALAIN & AJAY


In questo quarto appuntamento stagionale si assiste al primo litigio tra Alain/Charles e Ajay, quest’ultimo infine manipolato, come al solito, dal trafficante di gemme, che lo riconduce subito sotto la propria sfera d’influenza: dopo un trip mentale di Ajay reso in maniera ottimale, con una buona prova attoriale di Amesh Edireweera, Alain riesce a far leva sulla fragilità emotiva dell’amico, ormai indissolubilmente legato al serial killer, in quanto complice delle sue efferate uccisioni.
Le scene dedicate agli omicidi dei turisti in Nepal sono veramente splendide, sia per la resa visiva che per l’atmosfera ansiogena che viene trasmesse allo spettatore, risultando il momento più bello e intenso dell’intera puntata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tahar Rahim si conferma eccelso nella sua interpretazione…
  • Regia, fotografia e montaggio sono ottimi, così come la colonna sonora
  • Inquietanti e altrettanto splendide le scene degli omicidi compiuti da Alain e Ajay
  • …mentre Jenna Coleman a quanto pare è stata scritturata per fumare sigarette
  • Veramente eccessivi 55 minuti per ogni episodio
  • La lentezza della narrazione rende ostica la visione

 

Un buon episodio per la miniserie di casa BBC che conferma quanto di buono visto sino ad ora ma anche tutti gli elementi negativi che si trascinano sin dal pilot. Nonostante un ottimo comparto tecnico e il fascino di diverse scene, la lentezza della narrazione rende la visione veramente ardua, motivo per cui si opta per una semplice sufficienza, ma nulla di più.

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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