Cercare di analizzare una singola puntata di The Serpent non è semplice. “Episode Six” ha i soliti lati negativi e i medesimi aspetti positivi delle scorse puntate, un mix trito e ritrito che fa chiedere a chi lo guarda di chi sia la colpa. É possibile che la causa di questo mezzo disastro sia da attribuire agli sceneggiatori, fiduciosi che otto episodi da un’ora l’uno fossero l’ideale per analizzare ogni singolo aspetto della vicenda di Charles Sohraj.
La storia di Charles viene disintegrata e rincollata, cercando di far luce su ogni singolo aspetto non solo della sua vita, ma anche di chi, in un modo o nell’altro, lo circonda. Che sia Monique, che siano i suoi genitori, la sua ex, o Knippenberg.
C’è troppo di tutto in The Serpent.
HE’S GONNA STEP ON YOU AGAIN
Il rapporto abusivo e travagliato tra Alain e Monique è stato spesso uno dei molteplici perni della serie. Arrivati a Parigi, la sognatrice Monique crede che la loro storia andrà per il verso giusto, dopotutto era il loro sogno nel cassetto andare a vivere nella capitale francese, lasciarsi tutto alle spalle e mettere su famiglia.
Alcuni dialoghi con la suocera dopo (“are you stupid?“) e la notizia che sono ricercati, la mandano completamente nel panico. La dinamica tra i due poteva essere molto interessante – e delle volte lo è stata -, ma trattare una relazione tossica senza cadere in soliti cliché o non addossare la colpa alla vittima, è estremamente complesso. Il forte sbilanciamento tra la cura data al personaggio di Charles, confrontata con il personaggio di Monique, completamente povero di qualsiasi attrattiva, è uno dei problemi. Sebbene l’intenzione fosse quella di creare una figura – quella di Alain – talmente magnetica e carismatica da intrappolare una ragazza nella sua fitta rete di bugie, sullo schermo non ha funzionato.
L’impressione globale, alquanto assurda, è che dietro i vari characters ci siano due équipe completamente differenti: Charles è curato in ogni dettaglio, al contrario di tutto il resto del coronario di personaggi che gli vorticano attorno.
In generale, le scene dedicate ai due e a Charles in particolare, sono le più interessanti. Alcuni accenni all’infanzia del ladro serial killer fanno alzare – di poco – l’asticella dell’attenzione; così come la sua ossessione per la sua ex con la quale ha avuto una figlia.
L’ambientazione parigina è la vera chicca della puntata, accompagnata da una deliziosa palette color pastello e delle scelte registiche interessanti. Un tocco che ricorda vagamente Xavier Dolan si nota nell’ingrandimento delle inquadrature, utilizzato per passare da immagini di repertorio a scene di finzione.
NOIA, MALEDETTA NOIA
La lentezza e la noia la fanno ancora da padrone. Spesso l’aggettivo lento attribuito ad una serie tv o a un film è abusato, soprattutto quando la lentezza è il tratto caratteristico che aiuta ad immergersi maggiormente nella storia che si sta vedendo.
The Serpent non rientra in questi esempi. In questo lentezza e noia vanno a braccetto.
La trama frammentata ne è la causa principale: flashback (notevolmente diminuiti, ma ci sono ancora), il continuo cambio di lingua (alcune frasi sono in francese, altre in inglese, altre ancora in olandese), il continuo spostamento di focus (appena una situazione diventa interessante, la scena si interrompe per passare – il più delle volte – alla vera palla al piede della serie: il detective e i minimi risultati che ottiene), ed infine la ripetitività. In ogni puntata, che le situazioni siano già note (le solite feste in piscina, il solito avvelenamento, i soliti occhi sgranati di Monique) o nuove, la replica la fa da padrona. In “Episode Six” spesso e volentieri ci sono gli stessi luoghi ripresi dalla medesima angolazione. La casa della madre di Charles ad esempio, o lo stesso parcheggio dove Alain si posiziona per spiare sua figlia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ad appena due puntate dalla conclusione, le aspettative iniziali sono morte e sepolte lasciando il posto ad un’ottima occasione mancata.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.