True Detective 3×05 – If You Have GhostsTEMPO DI LETTURA 4 min

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Dopo i primi 10 minuti si potrebbe smettere di guardare l’episodio, tanto l’appagamento estetico raggiunto. L’intero frammento iniziale fornisce allo spettatore una scossa elettrica notevole, sia per l’apporto dato alla trama, sia per il comparto scenico fornito. Il cliffhanger dello scorso episodio viene bruscamente interrotto da una sequenza ambientata nel 1990. L’esplosione annunciata dal calcio alla porta con cui si era chiusa la 3×04 rimane quindi strozzato in gola. Il salto temporale che sta caratterizzando questa terza stagione regala a sua volta una specie di “spoiler”, quando Wayne osserva tramite un’immagine l’effetto finale dell’esplosione di cui sopra. Questa volta il salto al 1980 non avviene per una “decisione” della narrazione di passare da un lato all’altro delle zone temporali del racconto, bensì grazie ad una diversa strategia narrativa: il flashback. L’intera sequenza ambientata nel 1980 è semplicemente il ricordo del protagonista, un virtuosismo strutturale quasi inutile all’interno di un racconto che fa della discontinuità temporale il suo linguaggio principale, ma comunque uno spettacolare sistema utile a riportare l’attenzione all’evento clou.
La sparatoria è un trionfo di adrenalina, con una mattanza dal realismo impressionante. Viene rivelato il perché Roland zoppica nel 1990, si capisce chi era stato accusato per un decennio della sparizione dei due fratellini, si assiste alla brutale fine di Michael Greyeyes e si assiste anche al primo approccio fisico tra Wayne e la moglie. Il tutto con la giusta rapidità, senza indugiare, in una decina di minuti, per poi mandare avanti la narrazione.
La strategia del flashback non è un caso isolato. In questo episodio più che mai 1980, 1990 e 2015 interagiscono, rendendo tangenti tre indagini parallele (ma unite tra loro). Particolarmente significativo il momento in cui vi è un rapido – e anche un filo inquietante – passaggio tra il 1990 e il 2015. Quando Wayne sale le scale con la famiglia, di cosa si trattava? Di un “presente” sostituito rapidamente dal “futuro” (quando poi Wayne anziano sta salendo le scale buie)? Oppure dell’effettivo ricordo del Wayne del 2015? L’interazione tra le linee temporali è dimostrata dal fantasmagorico momento in cui Wayne del 1990 (ovvero il “protagonista” del ricordo) guarda verso la porta quasi avvertendo una presenza. Nel 2015 un Wayne in preda alla demenza senile sta osservando, come spettatore esterno, un momento sereno del suo passato. In questi particolari si nota come la terza stagione di True Detective, pur con il suo realismo, stia ricreando quel misticismo e magia che tanto ebbero successo nella prima stagione, purtroppo mal ripetuti nella seconda.
Come già accennato, ciò che sorprende in quanto a riuscita è la capacità di creare tre misteri direttamente legati tra loro, ma soprattutto uno conseguente all’altro. In ogni zona temporale si riesce a progredire nello svelare elementi senza rivelarne nella linea precedente. A dirla tutta si potrebbe quasi dire che la parte riservata al 1980 sia conclusa, tranne per il fatto che si dovrà ancora capire che cosa ha portato all’allontanamento dal distretto di Wayne, lasciando da solo Roland a fare carriera. Le rivelazioni invece della telefonata della pseudo-Julie nel 1990 lasciano intendere che in ogni decennio sia stato individuato un colpevole differente. Se il raccoglitore di spazzatura è stato il colpevole dal 1980 al 1990, l’attenzione in questo caso sembra essere diretta verso Tom Purcell. Indubbio che la figura di Julie a questo punto assuma un contorno di mistero e fascino che aumenta la curiosità a dismisura.
Innegabile che in questo particolare momento storico la media del minutaggio degli episodi si è allungata, grazie anche alla maggioranza di piattaforme che non devono tener conto dei tempi pubblicitari. Proprio per questo motivo, trovare un episodio, e in generale una stagione, che faccia scorrere così rapidamente 59 minuti è un valore aggiunto. “If You Have Ghosts” non ha solo la sequenza d’azione descritta ad inizio recensione. Vi sono ovviamente sequenze che si basano su dialoghi, ma l’intensità di questi garantisce fluidità nella visione. Per citare alcuni momenti specifici: la cena imbarazzante a casa di Roland, la conseguente discussione tra Wayne e la moglie, fino ad arrivare al toccante dialogo finale tra Wayne e Roland nel 2015.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sequenza iniziale
  • 59 minuti che scorrono alla grande
  • 1980, 1990 e 2015 che interagiscono tra loro
  • I misteri delle tre linee temporali riescono a rimanere indipendenti seppur correlati
  • Intensità anche nelle scene più “statiche”
  • Niente di rilevante

 

Alla luce di questo quinto episodio, è blasfemo iniziare a pensare di mettere a paragone questa terza con l’adorata prima stagione?

 

The Hour And The Day 3×04 1.45 milioni – 0.4 rating
If You Have Ghosts 3×05 ND milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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