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Dopo un secondo episodio internazionale, ambientato in gran parte negli Stati Uniti e permeato dalla politica estera, la serie creata da Peter Morgan concentra la narrazione nei confini britannici e in particolar modo in Galles.
Il disastro di Aberfan, che dà il titolo alla puntata, è una delle più grandi tragedie dell’intera storia anglosassone, che causò il 21 Ottobre 1966 oltre un centinaio di morti nel villaggio minerario omonimo: di prima mattina un’enorme colata di fango e detriti, proveniente dagli scarti di lavorazione del carbone, franò a causa delle copiose piogge, travolgendo il centro abitato e la scuola Pantglas, uccidendo 144 persone di cui 116 bambini e 28 adulti, quasi tutti all’interno della scuola.
E’ da sottolineare come i grandi cambiamenti di questa terza stagione, time skip negli anni ’60 e l’intero cast nuovo, abbiano giovato alla serie, che per ora sembra viaggiare su livelli qualitativi altissimi: in questo terzo appuntamento ancora una volta l’intero comparto tecnico si dimostra semplicemente perfetto, con una regia e una fotografia impeccabili, che nulla hanno da invidiare a qualsiasi altro show.
Inoltre Olivia Colman e Helena Bonham Carter sono autrici di eccelse performance attoriali e sembrano vestire i panni dei rispettivi character da una vita, per una coppia che sicuramente sarà il vero punto di forza di questo terzo ciclo stagionale, un connubio destinato probabilmente a fare incetta di premi.
Da sottolineare anche l’ottima interpretazione del Duca di Edimburgo data da Tobias Menzies, forse oscurato dalle colleghe ben più blasonate, ma sicuramente degno di nota, chiamato a dare il volto a un personaggio fortemente enigmatico e complesso all’interno della Royal Family.
La resa visiva del disastro è stata esemplare e in alcune scene, nonostante le evidenti differenze tematiche, la drammaticità e lo scenario apocalittico mostrato hanno portato la mente dello spettatore a Chernobyl, miniserie capolavoro di casa HBO.
Come era stato per la season premiere anche in questa terza puntata emerge prepotentemente il lato politico della serie: le pressioni subite dalla Regina, i tentativi di addossarle la colpa dell’accaduto tramite i media e le lotte tra laburisti e conservatori per cavalcare la rabbia popolare, addossando all’avversario ogni responsabilità, rendono ancora più interessante la narrazione del disastro, inquadrato cinicamente dal punto di vista della classe politica dirigente.
A impreziosire ulteriormente questo aspetto è stato senza dubbio il confronto tra la Regina e il Primo Ministro Harold Wilson, il quale chiarisce al meglio ancora una volta il ruolo ricoperto dalla sovrana, una posizione che non ammette spazio per le emozioni, se non nell’ambito privato, come avviene poi nel finale dell’episodio.
Una puntata perfetta per lo show di casa Netflix, che si conferma ancora una volta il miglior historical drama che ci sia in circolazione. All’eccelso comparto tecnico e una sceneggiatura già di per sè estremamente valida, è stato aggiunto un cast stellare, per un periodo storico molto interessante da narrare, elementi che fanno pensare a una terza stagione che ha il potenziale per superare le precedenti, già osannate dalla critica e vincitrici di numerosi premi.
La sensazione è che il meglio debba ancora venire.
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Se il trend fortemente positivo di questi primi episodi fosse confermato, The Crown si candida seriamente a diventare una delle migliori serie di questo 2019, così affollato di prodotti televisivi. Le gioie per i fan certamente non tarderanno ad arrivare, come ampiamente confermato da questo terzo episodio semplicemente perfetto, il quale non può che aggiudicarsi il massimo dei voti.
Margaretology 3×02 | ND milioni – ND rating |
Aberfan 3×03 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.