American Horror Story: Coven 3×03 – The ReplacementsTEMPO DI LETTURA 4 min

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American Horror Story è una serie che si è da sempre contraddistinta nel raccontare gli orrori dell’umanità, utilizzando personaggi e storie metaforiche senza naturalmente risparmiarci dettagli macabri e disturbanti perchè, diciamocelo, è questo ciò che ci aspettiamo da un prodotto che vuol riportare in auge un certo tipo di stile, quello “horror”, spesso maltrattato o tralasciato in televisione. Alcune volte non ci riesce e tutto è abbastanza confuso e un pò fine a se stesso, altre invece fa centro e a mio parere questa puntata ne è l’esempio.
“The Replacements” si prende il tempo di raccontare, delineare alcuni personaggi e anche se preferisce metterne da parte qualcuno, che sono certa non tarderà ad essere approfondito, lascia allo spettatore la possibilità di entrare e capire a fondo quello che accade.
Il tema delle streghe serve per parlare della condizione e delle problematiche che l’essere “donna” porta con sè, in un mondo ancora brutale, sempre più superficiale: è così che a Fiona non bastano i suoi poteri da Suprema per combattere quello che lentamente sta ponendo fine alla sua danza ammaliatrice, alla sua vita, un cancro che le sta togliendo tutto e che in un momento fortemente nostalgico, al contempo crudele, le fa ricordare gli anni della sua gioventù, lo sprezzante attimo in cui la sua ambizione uccide la Suprema di allora per far spazio a lei. Ma ora tutto sta precipitando, sta giungengo alla fine e a questa donna che non si vuole arrendere ad una società che sfrutta il suo genere per la bellezza e l’attrazione sessuale, non rimane che eliminare quella che vede come una rivale giovane, che attinge potere direttamente da lei: è così che Fiona, in un momento di lucida follia uccide Madison.
Ho amato Jessica Lange: la sua recitazione è semplicemente perfetta, l’inquietudine, la paura di perdere tutto sono chiare davanti a noi ma nonostante questo non vacilla, esegue la sua catarsi, eliminando chi la sta privando dei suoi poteri per riappropriarsi della loro forza e metaforicamente della giovinezza di Madison.
“Replacements” sta per sostituzioni: Madame La Laurie deve imparare a convivere con il suo razzismo e da nobildonna padrona, diventa serva di una ragazza nera, Queenie; Kyle vittima di una madre che lo ha sempre molestato, diventa carnefice, ponendo fine alla sua sofferenza e alla misera vita della donna.
Altra tematica ben esplorata durante questa puntata è quella del sesso: è sinonimo di potere per Fiona, per Madison, che lo usa sfacciatamente per marcare il territorio e nello specifico il nuovo bel vicino di casa; è un tabù per la madre di quest’ultimo, legata in modo così bigotto a precetti che crede la terranno al sicuro dall’instabilità del mondo; sesso come legame e amore morboso nella storia di Kyle.
E’ sempre il sesso, il mezzo con cui Queenie accetta sè stessa, nella scena con il minotauro: la ragazza lo provoca, lo vuole, lo accetta per ciò che è andando oltre la maschera taurina e attraverso l’atto sessuale con lui, vuole dimostrare di non essere lei stessa una bestia.
Cordelia, che ha invece utilizzato il sesso per procreare una nuova vita, riceve conferma di non essere fertile e si rivolge a Marie Laveau, in una sequenza molto suggestiva, capace di farci respirare l’atmosfera magica dei Bayou attorno New Orleans, di farci sentire tutta l’antica forza della terra, del sangue, attraverso il Vodoo, antica stregoneria.
Se Kathy Bates è completamente calata nei panni di Delphine, tanto da piangere davanti all’immagine del primo presidente americano nero, Angela Basset è sensuale e imponente in quelli della Vodoo Queen.
Il frangente meno convincente della puntata resta quello dedicato a Zoe: mentre Evan Peters si fà forte di una buona espressività che senza parole spiega i tormenti
interiori di chi ha vissuto un inferno e che si libera con rabbia del suo aguzzino, Taissa Farmiga è sottotono. Fragile e insicura, forse troppo, con un potere grande e il peso di quello che è accaduto a Kyle, appare comunque troppo dimessa.
Complice la regia di Alfonso Gomez-Rejon (già collaboratore di Murphy), scorrono immagini di grande effetto che portano alla luce i lati più nascosti e bui delle protagoniste, senza lasciare nulla al caso, solleticando con maestria la nostra curiosità.

 

PRO:

  • La Fiona di Jessica Lange, perfetta
  • Il pianto di Delphine davanti all’immagine di Obama
  • Cliffhanger finale molto interessante
  • Ottima scelta di ambientazione, una New Orleans sempre più convincente
  • Diverse storie ben raccontate, senza confusione
CONTRO:
  • Taissa Farmiga un pò sottotono

 

Non è semplice trovare il giusto equilibrio fra lo splatter più becero, il sottile gioco psicologico e il voler raccontare storie che possano trovare, in una dimensione meno estrema e soprannaturale, una collocazione orribilmente a contatto con la realtà: questa puntata ci ha dimostrato che si può fare, che si può scegliere di esplorare il lato più buio e nascosto dell’animo umano con grande padronanza, senza cadere in falsi moralismi.
Straordinarie interpretazioni con una classe ineguagliabile dei grandi nomi del cast, supportate da una buona recitazione delle attrici più novelle, fanno di questo “Coven” una perla nera preziosissima.

 

VOTO EMMY

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