“I’m overmatched. For the first time since I can remember. He’s richer than me. And he’s willing to do shit I am not. And he’s connected to all those other people wanting to do the same shit for him.”
Billions torna in scena dopo un finale che aveva posto le basi per una alleanza che veniva auspicata e si attendeva silenziosamente dall’inizio della serie: inutile sottolineare, infatti, come il traguardo ultimo di questa serie fosse a tutti gli effetti la possibile collaborazione tra Chuck e Bobby. Dopo alti e bassi vicendevoli, in cui le vite dei due protagonisti hanno spesso incontrato dei cambiamenti radicali e repentini, quel tanto agognato momento sembrava arrivato.
Le scene conclusive di “Elmsley Count” facevano da ponte verso una stagione che, già all’epoca, si preannunciava bollente e pronta ad infiammare il proprio pubblico. Purtroppo le apparenze non sono tutto e non sono ciò su cui poter basare delle aspettative. Specialmente se la serie tv in questione è Billions, prodotto a cui occorrono diversi episodi per poter carburare al meglio la propria storia stagionale.
E “Chucky Rhoades’s Greatest Game” non viene meno a questo annoso vezzo.
Anzi, sotto certi aspetti peggiora la situazione.
Della collaborazione Rhoades-Axelrod non viene mostrato nulla fatta eccezione per un brevissimo dialogo tra i due protagonisti che si ritrovano a darsi una mano vicendevolmente. Un dettaglio tanto marginale da far sorgere il dubbio che Billions quasi voglia mascherare e nascondere questo sviluppo narrativo di inoppugnabile importanza. La serie sembra quasi si vergogni della sua stessa evoluzione. Pesa sicuramente sulla valutazione complessiva di questo episodio questa decisione di circoscrivere l’elemento forse più importante della serie in pochissimi e banali secondi.
Incide soprattutto perché il resto della puntata scorre via senza aggiungere nulla di effettivamente sbalorditivo dal punto di vista scenico, fatta eccezione per una Taylor in vesti insoliti ed inizialmente impensabili per lei.
Chuck, degradato e mortificato dal punto di vista lavorativo, si ritrova a dover dimostrare agli altri (e specialmente a se stesso) di essere ancora una persona che conta, una persona importante, ma soprattutto una persona in grado di imporsi e farsi valere. Una dimostrazione che forse annoia per la sua prolissità (ricopre bene o male l’intero episodio), ma che cementa nello spettatore l’idea che il vecchio Chuck Rhoades esiste ancora, anche se privato di buona parte dei propri mezzi: del mastino Chuck è rimasto lo spirito (non totalmente illeso), ma la fama inizia a vacillare.
Brian Connerty è andato a ricoprire il ruolo di nuovo pupazzo di Jeffcoat, uno sviluppo atteso e che inizia a delineare (o a sottolineare l’ovvio) le fazioni avverse: da una parte l’inizialmente impensabile accoppiata Rhoades-Axelrod, dall’altra Jeffcoat con la vecchia squadra proprio di Chuck quando dava la caccia a Bobby. Un cambio di maglia che durante la prima stagione sarebbe stato impossibile anche solo immaginare.
Ma che stupisce e alimenta la fiamma di questa serie tv.
Taylor continua la sua personale scalata andandosi ad appoggiare all’imponente figura di Grigor Andolov, ennesimo antagonista che, apparso in corsa durante la terza stagione, dovrà per forza di cose essere emarginato ed escluso dai pericoli durante la stagione in corso.
Il vero problema nell’affrontare Grigor, come appunta Bobby, è che non esistono regole: il miliardario russo non ha limiti, morale o etica. Esiste lui e chi è contro di lui e se come quest’ultimo vieni identificato, allora sei un nemico e devi essere eliminato. In tutti i sensi.
Dovrà quindi essere gestita bene la trama da questo punto di vista dal momento che Grigor non può semplicemente essere estromesso con un inganno finanziario. La sua esclusione dal gioco economico di Billions dovrà essere totale e definitiva.
“We don’t put out this fire by pouring water on it. But by sucking oxygen out of the room. Slowly. Invisibly. Completely.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Elmsley Count 3×12 | 0.94 milioni – 0.2 rating |
Chucky Rhoades’s Greatest Game 4×01 | 0.84 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.