Dopo un primo episodio zoppicante, Billions aveva il compito di raddrizzare fin da subito il tiro. Il risultato, “Lyin’ Eyes” non è sicuramente dei migliori nonostante qualche piccolo accorgimento che permette al prodotto di Showtime di raggiungere una valutazione complessiva leggermente più alta rispetto alla precedente puntata. I problemi strutturali principali, tuttavia, permangono e non fanno passare in secondo piano la sensazione di vedere uno show completamente staccato dal Billions visto fino a questo momento.
MANCANZA DI CATTIVERIA AGONISTICA
Michael Prince si riconferma, per oltre trenta minuti di puntata, una sorta di Robin Hood della finanza andando ad attaccare un brand fittizio di prodotti sportivi perché era stato recentemente esposto come sfruttatore di diversi campi di lavoro di Uiguri in Cina. Ancora una volta, quindi, Prince sembra distaccarsi totalmente da Axe, andando a ricercare invece che il puro e semplice guadagno qualcosa di più profondo e circoscritto al campo dell’etica e della morale. Uno spunto narrativo del tutto nuovo in una realtà, quella della finanza, dove i personaggi sono da sempre rappresentati come degli squali capaci di fiutare sangue e perdite finanziarie a distanza di chilometri.
Una favola questa che regge poco oltre la metà dell’episodio perché lo spettatore viene poi messo a conoscenza delle reali intenzioni di Prince, legate ad una riconquista sentimentale della moglie. Un pattern narrativo già più in sintonia con le corde di Billions, ma che continua a sembrare un addolcimento rispetto alla spietata cattiveria lavorativa di Axe. Questo “addolcimento”, poi, fa sorgere un ulteriore problema in prospettiva.
Chuck, liberatosi del trattore, si ripresenta con la sua solita mise da gran figura politica-giuridica di New York. Il suo obbiettivo a lungo termine? Infastidire, indebolire e demolire tutte quelle figure ricche non per propria capacità personale. Prince è tra questi, apparentemente. Ma se il compratore della Axe Capital continua con questa politica fintamente buonista, esattamente, Chuck come farà ad attaccarlo? Certo, c’è sempre la possibilità di un errore di valutazione di Prince, ma visto e considerato che è da sempre descritto come un freddo calcolatore risulta difficile immaginarsi un errore tanto grande da esporlo politicamente agli attacchi di Chuck. Ma i prossimi episodi chiariranno probabilmente dove esattamente questa stagione voglia accompagnare il proprio pubblico.
POTERE AL POPOLO
Tra una persona con la mascherina ed una no, Chuck torna per rendersi disponibile come arma per la lotta all’aumento salariale dei portieri dei palazzi di New York. Il secondo capitolo di questa fase “potere al popolo” di Chuck appare ancor più traballante della precedente soprattutto per l’estemporaneità del tutto e la poca attinenza con le altre sottotrame dello show. Chuck e Mike, infatti, sembrano due rette parallele che proseguono senza prendersi troppo in considerazione.
Nonostante il dimagrimento evidente e l’aria smunta, tuttavia, Giamatti porta in scena un Chuck old-style: si tratta di un ritorno alle origini per lui visto e considerato come era nata l’intera faida tra lui ed Axe. Rhoades è finalmente tornato a dare la caccia ai ricchi (forse in maniera eccessivamente pittoresca) con la giusta cattiveria “agonistica”. E come cosa non può che far piacere.
Interessante sia poi sfruttato come espediente narrativo il genocidio degli Uiguri e l’etnia di religione islamica in sé, soprattutto considerata l’attualità del problema e il totale silenzio che ricopre la vicenda nonostante anche figure di spicco dello sport (Mesut Özil non tanto tempo fa) abbiano cercato di far breccia sul velo di omertà che sembra ricoprire il tutto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Da una parte c’è Prince che dice di voler far cambiare volto all’intera città; dall’altra c’è Rhoades che si riscopre figlio del popolo ed è pronto a demolire ogni ostacolo pur della vittoria del proletariato.
Billions incontra Fidel Castro.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.