Continua, fra alti e bassi, la storyline di Daniel-san in Giappone che qui prosegue e chiude definitivamente le vicende riguardanti il secondo capitolo della saga di Karate Kid. Inutile dire che si tratta di un momento particolarmente atteso sia dai fan della saga originaria, sia dallo spettatore neofita della serie che è rimasto col fiato sospeso dal precedente episodio.
Il risultato finale è ovviamente qualcosa che grida nostalgia ed epicità dal primo all’ultimo minuto, ma allo stesso tempo presenta anche alcune criticità di fondo. Senza contare poi che, nel frattempo, proseguono tutte le altre vicende legate a tutti gli altri personaggi della serie.
KARATE KID II – LA SAGA CONTINUA…
Cobra Kai è da sempre una serie che si auto-cita in continuazione. Fin dal primo episodio le citazioni continue ai cliché e alle scene-simbolo di Karate Kid sono state un marchio di fabbrica dello show. Tutto questo però non per un puro e semplice divertissement nostalgico, ma proprio per conferire allo show stesso un’aura di garanzia nei confronti del proprio pubblico. Il fatto poi che questo aspetto sia strettamente legato proprio a questa serie la rende, in un certo senso, veramente originale.
Allo stesso tempo, c’è un’attenzione costante nell’inserire in maniera coerente tale citazionismo all’interno della trama orizzontale dello show. In questo segmento giapponese, per esempio, l’evoluzione del rapporto fra Daniel e l’ex-nemico Chozen (uno straordinario Yuji Okumoto) serve innanzitutto come metafora per quello che potrebbe potenzialmente essere il rapporto fra lo stesso Daniel e il suo “vero rivale” Johnny. Ma la funzione di questa parentesi è anche quella di mettere un punto importante in un vuoto di trama che aveva sempre accompagnato la saga di Karate Kid: i segreti del Maestro Miyagi e della sua famiglia. Anche perché questi sono il possibile punto di contatto fra la filosofia del karate di Daniel e quella di Johnny. L’episodio, infatti, mette in mostra come “autodifesa” non vuol dire necessariamente imparare a incassare senza farsi male e basta, ma è anch’essa una forma di resistenza “attiva”. E in questa sottile differenza, illustrata dal sensei Chozen, si può dire che si compia la formazione da karateka di Daniel-san, concludendo così, in maniera pressoché perfetta, la morale dell’intera saga.
Tutti gli interpreti di questo segmento (il già citato Okumoto, ma anche la ritrovata Tamlyn Tomita nei panni di Kumiko) sono perfetti proprio perché sembra che si stessero preparando per questo ruolo da molto tempo.
È un peccato che tutto ciò si concluda in una maniera in realtà abbastanza banale e piatta, con vero e proprio “deus ex-machina” per risolvere tutti i problemi di Daniel e farlo tornare, il prima possibile, negli USA. Un finale parecchio brusco che stona con il contesto generale della sequenza.
MUSICOTERAPIA E RISSE DA STRADA
Per quanto riguarda tutte le altre storylines presenti nell’episodio, ampio spazio viene dato ai tentativi, da parte di Johnny, per far tornare l’uso delle gambe a Miguel. Ovviamente la “terapia” che questo propone è perfettamente in linea con il personaggio di Johnny, e si tratta certamente della parte più divertente dell’episodio. Anche in questo caso però si ha una sproporzione fra momenti comici e drama che non sempre fa funzionare il tutto. Tale storyline culmina poi in un momento che richiede un eccessivo sforzo di “sospensione dell’incredulità” da parte dello spettatore. Si sta parlando ovviamente del coinvolgimento del cantante Dee Snider, frontman dei Twisted Sister (band heavy metal tornata in auge proprio grazie all’uso dei suoi brani all’interno della soundtrack dello show), in qualità di guest-star dell’episodio, autore del “miracolo” sul piede di Miguel.
Per quanto riguarda tutte le altre storylines, l’episodio accelera ulteriormente verso un climax ascendente in cui personaggi che finora erano apparsi come “eccessivamente statici” prendono finalmente l’iniziativa. Si sta parlando ovviamente di Robby e di Samantha: il primo decide finalmente di scrollarsi di dosso i sensi di colpa e farsi valere all’interno del carcere minorile; la seconda compie invece una mossa sconsiderata nei panni di “nuova sensei” del dojo-Lorusso che avrà certamente ripercussioni importanti nei prossimi episodi. Anche in questo caso però appare fin troppo inverosimile il suo attacco di panico nei confronti di Tory (o fin troppo funzionale per far arrivare la trama orizzontale a 10 episodi). Allo stesso modo rimane ancora fin troppo in secondo piano il ruolo di Amanda, che nel cliffhanger finale parrebbe aver compiuto anche lei una propria “evoluzione” prendendo posizione contro il sensei Kreese. In realtà si tratta dell’ennesimo riposizionamento che la vede costantemente in balia di eventi che riguardano più il marito e/o la figlia che non azioni prese di sua spontanea iniziativa, rendendola, ancora una volta, un personaggio “di mero supporto” all’interno delle vicende, ma ancora ben lontano dall’essere a tutto tondo come character.
L’EPISODIO DELLE SVOLTE
Si tratta certamente dell’episodio che, fino a questo momento, ha presentato più plot twist e svolte significative all’interno di questa terza stagione. E visti i risultati più che positivi di tali svolte si può tranquillamente sperare in un climax delle vicende ancora più ascendente. Ci si sta chiaramente avvicinando al cuore di questa stagione, non bisogna fare altro che continuare nella visione e vedere quando i contendenti torneranno a sfidarsi sul tatami!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Finisce nella maniera più epica la parentesi “giapponese” di questa terza stagione di Cobra Kai. Nel frattempo lo show prosegue nelle sue storyline orizzontali non senza una sorta di auto-compiacimento verso i propri cliché che in taluni casi può essere un difetto ma che, in una serie del genere, non è necessariamente negativo.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!