“Banzai! I’m Daniel Lorusso. And at Lorusso Auto, we kick the competition!”
In un’epoca dove la nostalgia e gli anni ’80 la fanno da padroni, non poteva certamente mancare una serie ispirata ad una delle saghe cinematografiche più popolari di sempre: quella di Karate Kid.
Tanto più che i due protagonisti-avversari dimostrano di essersi mantenuti veramente bene nel tempo, soprattutto Ralph Macchio che si guadagna il titolo di Gianni Morandi americano per come è rimasto uguale a 30 anni fa.
La storia riprende esattamente da dove era stata lasciata nel primo film: quel famoso 19 dicembre 1984 in cui il giovane e fino a quel momento bullizzato da tutti Daniel Lorusso vince l‘All Valley Tournament, la più importante competizione di arti marziali della sua città, sconfiggendo il bulletto della scuola Johnny Lawrence e guadagnandosi la stima ed il rispetto i famigliari e amici.
Il tutto viene riassunto in una prima memorabile sequenza fatta di spezzoni tratti dal film, i quali si ripeteranno nel corso di tutto l’episodio, un po’ per informare lo spettatore neofita che magari non ha visto i film della serie (anche se in questo caso risulta difficile immaginare che qualcuno si approcci alla serie senza aver mai visto Karate Kid) e anche per un motivo puramente nostalgico e di omaggio ai protagonisti della serie stessa (uno su tutti l’indimenticabile Pat Morita).
Ma se fosse solo questo, nulla differenzierebbe Cobra Kai dalle altre numerose serie nostalgiche dello stesso tipo. Sarebbe stato molto facile, infatti, incentrare il tutto sul personaggio principale di Daniel Lorusso magari affidandogli un più giovane allievo, anch’esso vituperato dai bulli, per fargli da mentore e magari in seguito scoprire di essere suo padre (qualsiasi riferimento alla nuova trilogia di Star Wars è voluto e assolutamente non casuale).
Ma gli autori (e il produttore esecutivo Will Smith che si spera non sputtani tutto il franchise facendo recitare anche qui suo figlio) scelgono di prendere una via del tutto inattesa e, a giudicare dal risultato finale, ben riuscita. Questo non vuol dire che manchi il consueto ragazzino-vittima a cui fare da mentore, qui incarnato nel giovane latinos Miguel Diaz (Xolo Mariduena), ma non è la storyline principale della serie: in questo caso è il sensei che fa la differenza.
Miguel Diaz: “You’re gonna be my teacher?”
Johnny Lawrence: “No. I’m gonna be your sensei!”
Cobra Kai infatti, come già il nome lascia supporre, non prende il punto di vista di Daniel Lorusso, bensì del rivale Johnny Lawrence (William Zabka) facendo totalmente cambiare prospettiva alla storia. È proprio Johnny il vero protagonista della serie, un personaggio disilluso e arrabbiato poichè ancora non ha digerito il fatto di aver perso quel famoso incontro, ma soprattutto di essere stato tradito dal suo stesso sensei e da quelli che riteneva essere suoi amici. L’ampia rappresentazione del personaggio, visto 34 anni dopo quell’evento, ce lo riporta come un uomo che ha smarrito il suo scopo nella vita, perso tra alcol, cibi surgelati e vecchi b-movie anni ’80, un’epoca in cui evidentemente riponeva ancora molte speranze sul suo futuro (emblematica a questo proposito la scena davanti al televisore).
In questo senso, Johnny è un personaggio che è rimasto ancorato al passato e ai valori di un’epoca ben precisa in cui ancora vigeva l’american dream. Lo si potrebbe definire un personaggio, sotto molti aspetti, “conservatore” e il razzismo dimostrato verso il vicino di casa latinos ne è la prova, mentre Daniel, il vincitore dell’incontro, è quello più proiettato verso la nuova epoca, verso il futuro, condizione che però sembra legarlo alle regole del marketing che lo rendono quasi una parodia di sé stesso (e le tremende televendite di cui è protagonista ne sono la prova).
Nella scena finale infatti, quando i due ex-rivali finalmente si re-incontrano, sembra effettivamente sincero il suo desiderio di riallacciare i rapporti con Lawrence e la provocazione nei suoi confronti sembra un vero e proprio tentativo di aizzarlo a combattere contro di lui, forse per risvegliarlo dal torpore di una vita fin troppo agiata e senza nessuno stimolo.
A questo proposito è interessante vedere come, a distanza di anni, i ruoli di bullo e vittima si siano completamente invertiti tra Daniel e Lawrence, con un punto di vista nettamente a favore del secondo più che del primo.
Cobra Kai, infatti, non vuole affatto essere una mera auto-celebrazione di un franchise, abbastanza abusato e stantio in verità, ma una rilettura di un particolare momento della propria storia e della propria epoca. I due co-protagonisti si rivelano perciò dei veri e propri personaggi a tutto tondo, entrambi con pregi e difetti, e sarà interessante vedere come si evolverà la loro diatriba nel corso della serie.
Per il momento è evidente da parte degli autori la predilezione per il personaggio di Lawrence, anche dovuto all’ampio minutaggio che lo rende il vero protagonista di questo episodio pilota (o quantomeno co-protagonista dal momento che Lorusso è comunque sempre presente in scena anche solo come nome).
Il suo è un percorso di formazione (in verità un po’ troppo accelerato e forzato nella seconda parte di puntata) in cui il personaggio comprende finalmente che il suo scopo è quello di riappropriarsi del suo vecchio dojo e insegnare il “vero karate” (old-school karate come lo definisce lui stesso), quello che comprende sì l’autodifesa e la lotta ma anche la disciplina, il rigore e il rispetto per sé stessi; i veri valori che il novello sensei Lawrence cercherà di insegnare a Miguel e a chiunque sarà suo allievo, quei valori che sono anche quelli che da sempre hanno fatto la fortuna di questo franchise, il cui scopo è stato sempre quello di pubblicizzare le arti marziali soprattutto per quanto riguarda il loro valore educativo.
Così anche la serie stessa Cobra Kai diventa l’erede dell’epica saga delle arti marziali, e si spera che già dalla prossima puntata si vedano anche molte più scene di addestramento e di combattimento vero e proprio (qui tenute molto col freno a mano dovendo concentrarsi sul background del protagonista), episodi che è già possibile vedere sul canale apposito di Youtube in quanto la serie è stata rilasciata intera. Ma soprattutto sarà interessante a questo punto vedere la risposta di Daniel all’iniziativa dell’ex(?) rivale.
La presentazione di due personaggi così carismatici (soprattutto Lawrence) è il vero punto di forza della serie, ed è quello che può catturare l’attenzione sia dello spettatore più “nostalgico” di Karate Kid, sia dello spettatore “novizio” ma desideroso di vedersi una bella storia di riscatto condita con un vago sapore di anni ’80 che (soprattutto oggi) non guasta mai.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!