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Nella faretra di Arrow sono rimaste 4 frecce e, in rotta di collisione con il season finale, il serial DC/The CW deve cercare di fare centro il più possibile, soprattutto visto e considerato che i protagonisti non hanno ancora trovato un modo concreto per sconfiggere la coalizione di Diaz.
Purtroppo però, “Shifting Allegiances” è una di quelle quattro frecce che non solo non riesce a centrato il bersaglio ma nemmeno lo sfiora. Questo non perché Arrow sia un pessimo tiratore, ma perché – ultimamente – si comporta da arciere distratto. Prima di azzannare la 6×20 con il dente avvelenato è bene parlare di ciò che va bene, argomento che si limita alle sequenze con Oliver Queen.
Un confronto del genere tra Green Arrow e Diaz non poteva arrivare in un momento migliore, non solo perché successivo a “The Dragon” – episodio “Diaz-centrico” e che permette al pubblico di guardare ai due personaggi con l’occhio dello spettatore onnisciente – ma anche perché inserito nella trama con il giusto tempismo. Quello di Oliver è un tentativo determinato ma disperato di salvare sé stesso e Star City, atto eroico che purtroppo non viene ripagato e – dalla drammatica disfatta dell’Arciere di Smeraldo – nasce un cliffhanger che chiude l’episodio in maniera brillante e che crea nel “pubblico pagante” enorme curiosità per la successiva puntata ma anche per il futuro della serie, in quanto per il protagonista viene nuovamente messa in discussione la questione dell’identità segreta, cosa gestita da Oliver Queen sempre alla bene e meglio fin dalla prima stagione.
Viste come si sono messe le cose, la questione si riduce nel prendere la coraggiosa decisione di rendere l’identità di Freccia Verde di dominio pubblico (magari alla Tony Stark?), oppure trovare un escamotage davvero intelligente e sensato per rendere nuovamente segreta la cosa. E’ altamente improbabile che gli showrunner vogliano rinunciare alla componente del dualismo “vita privata/vita eroica” insita in ogni narrazione supereroistica, però il coming-out forzato e ostile di Queen costringe la trama – sempre nel caso non voglia optare per una rivelazione dell’identità – a fornire ben più delle solite scusette poco argomentate tipiche degli show The CW per salvare la faccia di Freccia Verde. A questo, si spera, Arrow ci penserà nelle prossime puntate, perché adesso ha ben altre dannose priorità da sanare: tutto il resto di “Shifting Allegiances”.
E’ possibile che le parti con Green Arrow funzionino perché limitate e inserite con il contagocce nella 6×20 ma, in ogni caso, anche se ci fosse stato un bilanciamento tra la storyline dell’arciere e quella del resto dei personaggi, la storyline con Diggle e soci avrebbe comunque sfigurato rispetto a quella di Oliver a causa di un solo, determinante motivo: è stata concepita male e realizzata peggio.
Dopo la decisione del protagonista di smeraldo di tornare alla vecchie abitudini soliste, in questa puntata il serial sente il bisogno di non perdere tutto il comparto corale costruito nell’arco delle prime tre stagioni e con la creazione del Team Arrow. Quindi, dopo il suo smantellamento, Spartan e i riuniti Outsiders prendono praticamente il posto occupato dal Team Arrow e si rendono protagonisti di scene altrimenti dedicate alla “Squadra Freccia”. Il punto è che, così facendo, non si creano delle nuove dinamiche, ma semplicemente si sostituiscono delle pedine a fare le stesse mosse di prima; le caratterizzazioni e i personaggi saranno sicuramente diversi, ma quello che fanno non risulta per niente una novità che poteva invece essere resa tale sfruttando l’astio verso la “gestione Queen” dei team supereroistici e la voglia di differenziarsi da essa. E invece, se un tempo le dinamiche erano tra Freccia-Verde-Arsenal-Spartan-Overwatch e Harbinger come supporto ARGUS, adesso sono tra Wild Dog-Mr. Terrific-Black Canary e Spartan come supporto ARGUS. Cambiare tutto, per non cambiare niente.
Amarum in fundo, pedante, morbosa e decisamente pagliaccesca continua ad essere la storyline della de-villanizzazione di Black Siren, più che altro per la fastidiosa caparbietà di Quentin Lance di volerla sostituire alla figlia, nonostante Laurel Lance-2 ne faccia di cotte e di crude a tutti e nessunole pianti una pallottola in testa prende veramente dei provvedimenti.
Purtroppo però, “Shifting Allegiances” è una di quelle quattro frecce che non solo non riesce a centrato il bersaglio ma nemmeno lo sfiora. Questo non perché Arrow sia un pessimo tiratore, ma perché – ultimamente – si comporta da arciere distratto. Prima di azzannare la 6×20 con il dente avvelenato è bene parlare di ciò che va bene, argomento che si limita alle sequenze con Oliver Queen.
Un confronto del genere tra Green Arrow e Diaz non poteva arrivare in un momento migliore, non solo perché successivo a “The Dragon” – episodio “Diaz-centrico” e che permette al pubblico di guardare ai due personaggi con l’occhio dello spettatore onnisciente – ma anche perché inserito nella trama con il giusto tempismo. Quello di Oliver è un tentativo determinato ma disperato di salvare sé stesso e Star City, atto eroico che purtroppo non viene ripagato e – dalla drammatica disfatta dell’Arciere di Smeraldo – nasce un cliffhanger che chiude l’episodio in maniera brillante e che crea nel “pubblico pagante” enorme curiosità per la successiva puntata ma anche per il futuro della serie, in quanto per il protagonista viene nuovamente messa in discussione la questione dell’identità segreta, cosa gestita da Oliver Queen sempre alla bene e meglio fin dalla prima stagione.
Viste come si sono messe le cose, la questione si riduce nel prendere la coraggiosa decisione di rendere l’identità di Freccia Verde di dominio pubblico (magari alla Tony Stark?), oppure trovare un escamotage davvero intelligente e sensato per rendere nuovamente segreta la cosa. E’ altamente improbabile che gli showrunner vogliano rinunciare alla componente del dualismo “vita privata/vita eroica” insita in ogni narrazione supereroistica, però il coming-out forzato e ostile di Queen costringe la trama – sempre nel caso non voglia optare per una rivelazione dell’identità – a fornire ben più delle solite scusette poco argomentate tipiche degli show The CW per salvare la faccia di Freccia Verde. A questo, si spera, Arrow ci penserà nelle prossime puntate, perché adesso ha ben altre dannose priorità da sanare: tutto il resto di “Shifting Allegiances”.
E’ possibile che le parti con Green Arrow funzionino perché limitate e inserite con il contagocce nella 6×20 ma, in ogni caso, anche se ci fosse stato un bilanciamento tra la storyline dell’arciere e quella del resto dei personaggi, la storyline con Diggle e soci avrebbe comunque sfigurato rispetto a quella di Oliver a causa di un solo, determinante motivo: è stata concepita male e realizzata peggio.
Dopo la decisione del protagonista di smeraldo di tornare alla vecchie abitudini soliste, in questa puntata il serial sente il bisogno di non perdere tutto il comparto corale costruito nell’arco delle prime tre stagioni e con la creazione del Team Arrow. Quindi, dopo il suo smantellamento, Spartan e i riuniti Outsiders prendono praticamente il posto occupato dal Team Arrow e si rendono protagonisti di scene altrimenti dedicate alla “Squadra Freccia”. Il punto è che, così facendo, non si creano delle nuove dinamiche, ma semplicemente si sostituiscono delle pedine a fare le stesse mosse di prima; le caratterizzazioni e i personaggi saranno sicuramente diversi, ma quello che fanno non risulta per niente una novità che poteva invece essere resa tale sfruttando l’astio verso la “gestione Queen” dei team supereroistici e la voglia di differenziarsi da essa. E invece, se un tempo le dinamiche erano tra Freccia-Verde-Arsenal-Spartan-Overwatch e Harbinger come supporto ARGUS, adesso sono tra Wild Dog-Mr. Terrific-Black Canary e Spartan come supporto ARGUS. Cambiare tutto, per non cambiare niente.
Amarum in fundo, pedante, morbosa e decisamente pagliaccesca continua ad essere la storyline della de-villanizzazione di Black Siren, più che altro per la fastidiosa caparbietà di Quentin Lance di volerla sostituire alla figlia, nonostante Laurel Lance-2 ne faccia di cotte e di crude a tutti e nessuno
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Quando credi di essere Arrow, show in qualche modo allievo della scuola “Nolan’s Dark Knight Trilogy”, ma poi scopri di essere “Robin Hood – Un Uomo In Calzamaglia”. Questo episodio ha hyppato un ucciso dello spettatore (semi-cit.), che si, in qualche modo è curioso per gli eventi futuri, ma che dopo tutte le cappellate degli ex-alleati di Freccia Verde perde un po’ le speranze, arrendendosi alla fievole illusione che (forse) la prossima puntata andrà meglio.
The Dragon 6×19 | 0.96 milioni – 0.4 rating |
Shifting Allegiances 6×20 | 0.87 milioni – 0.3 rating |
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