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Ciò che si era malauguratamente preventivato nelle passate recensioni di questa terza stagione di Colony sembra già essersi messo in moto. Dopo una partenza dal sapore di ricostruzione narrativa ed una parentesi interlocutoria ed introduttiva, correttamente presentata, la serie pone finalmente sul tavolo da gioco le proprie carte, scoprendole senza troppi indugi.
La storia, infatti, sembrerebbe volersi costruire in maniera chiara e ben definita (a suo modo) attorno alla famiglia Bowman da una parta ed attorno a Broussard e alla sua nuova (ed enigmatica) spalla. Era chiaro che la ricomparsa di Broussard avrebbe rimescolato le carte da un punto di vista narrativo, ma non era ancora dato sapere in che misura ciò sarebbe avvenuto.
In “Sierra Maestra” la costruzione parallela appare ben spezzata, soprattutto a livello di minutaggio, ma anche a livello di trama: sia da una parte, sia dall’altra infatti i progressi utili sono riassumibili da un gigantesco zero.
La scoperta della cupola da parte di Broussard ed il breve ma intenso dialogo con la RAP nel campo della Resistenza non possono essere considerati, da soli, come validi e sufficienti elementi attraverso i quali la trama possa finalmente risollevarsi in questa puntata. Sono i punti di maggiore interesse, chiaramente, ma risultano essere talmente improvvisi e isolati da non riuscire a trasmettere il loro completo valore. Sia ben chiaro: il dialogo intrattenuto con la RAP e le rivelazioni ottenute, da solo, ha un maggiore livello di importanza rispetto a quanto appreso dallo spettatore nelle precedenti due stagioni. Il punto della “critica” risiede nel fatto che la puntata cerca di poggiare la propria importanza solamente attorno a tale elemento, lasciando un deserto vuoto ed arido attorno ad esso. Il resto, infatti, sembra piuttosto voler portare in scena rappresentazioni bucoliche e famigliari all’interno del campo della Resistenza, unitamente ad una sua rappresentazione talmente negativa da rendere impossibile non chiedersi cosa effettivamente differenzi la colonia dal campo stesso. Si tratta questo di un interrogativo già sollevato da parte nostra, ma utile a sottolineare come la narrazione di Colony cerchi a tutti i costi di giocare attorno ad un gioco in cui il bianco ed il nero si mischiano, creando una svariata tonalità di grigi: i personaggi in scena, per lo meno quelli secondari, risultano infatti sempre di difficile collocazione.
Ma è il contesto narrativo ad appesantire e rendere valida questo tipo di strutturazione nella caratterizzazione.
Per quanto riguarda Broussard, invece, sono stati rispettati i presagi negativi che si erano anticipati. Il suo ritorno non ha rappresentato, per il momento, un vero valore aggiunto all’interno della storia: Broussard a conti fatti non lo è mai stato, non per demerito suo, quanto piuttosto degli sceneggiatori. Si è sempre cercato, infatti, di far apparire il personaggio come importante, fondamentale tentando di metterlo sullo stesso piano dei Bowman. Tuttavia, per forze di cose, la sua figura continua inesorabilmente ad apparire un mero personaggio secondario, a tratti meramente riempitivo. Il focus concessogli nello scorso episodio poteva far ben sperare, ma “Sierra Maestra” riporta ordine e disciplina all’interno di Colony ed ecco quindi che Broussard viene nuovamente riposizionato in panchina.
La storia, infatti, sembrerebbe volersi costruire in maniera chiara e ben definita (a suo modo) attorno alla famiglia Bowman da una parta ed attorno a Broussard e alla sua nuova (ed enigmatica) spalla. Era chiaro che la ricomparsa di Broussard avrebbe rimescolato le carte da un punto di vista narrativo, ma non era ancora dato sapere in che misura ciò sarebbe avvenuto.
In “Sierra Maestra” la costruzione parallela appare ben spezzata, soprattutto a livello di minutaggio, ma anche a livello di trama: sia da una parte, sia dall’altra infatti i progressi utili sono riassumibili da un gigantesco zero.
La scoperta della cupola da parte di Broussard ed il breve ma intenso dialogo con la RAP nel campo della Resistenza non possono essere considerati, da soli, come validi e sufficienti elementi attraverso i quali la trama possa finalmente risollevarsi in questa puntata. Sono i punti di maggiore interesse, chiaramente, ma risultano essere talmente improvvisi e isolati da non riuscire a trasmettere il loro completo valore. Sia ben chiaro: il dialogo intrattenuto con la RAP e le rivelazioni ottenute, da solo, ha un maggiore livello di importanza rispetto a quanto appreso dallo spettatore nelle precedenti due stagioni. Il punto della “critica” risiede nel fatto che la puntata cerca di poggiare la propria importanza solamente attorno a tale elemento, lasciando un deserto vuoto ed arido attorno ad esso. Il resto, infatti, sembra piuttosto voler portare in scena rappresentazioni bucoliche e famigliari all’interno del campo della Resistenza, unitamente ad una sua rappresentazione talmente negativa da rendere impossibile non chiedersi cosa effettivamente differenzi la colonia dal campo stesso. Si tratta questo di un interrogativo già sollevato da parte nostra, ma utile a sottolineare come la narrazione di Colony cerchi a tutti i costi di giocare attorno ad un gioco in cui il bianco ed il nero si mischiano, creando una svariata tonalità di grigi: i personaggi in scena, per lo meno quelli secondari, risultano infatti sempre di difficile collocazione.
Ma è il contesto narrativo ad appesantire e rendere valida questo tipo di strutturazione nella caratterizzazione.
Per quanto riguarda Broussard, invece, sono stati rispettati i presagi negativi che si erano anticipati. Il suo ritorno non ha rappresentato, per il momento, un vero valore aggiunto all’interno della storia: Broussard a conti fatti non lo è mai stato, non per demerito suo, quanto piuttosto degli sceneggiatori. Si è sempre cercato, infatti, di far apparire il personaggio come importante, fondamentale tentando di metterlo sullo stesso piano dei Bowman. Tuttavia, per forze di cose, la sua figura continua inesorabilmente ad apparire un mero personaggio secondario, a tratti meramente riempitivo. Il focus concessogli nello scorso episodio poteva far ben sperare, ma “Sierra Maestra” riporta ordine e disciplina all’interno di Colony ed ecco quindi che Broussard viene nuovamente riposizionato in panchina.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Colony è ripartita anche quest’anno con una narrazione che a tratti sembra sul punto di sfondare, finalmente, mentre nella maggior parte degli episodi sembra preferire piuttosto raggiungere il minutaggio preventivato senza troppi patemi d’animo e complicazioni. Il tutto a discapito di un plot narrativo che poteva essere terribilmente affascinante ed esplosivo.
Puzzle Man 3×02 | 0.44 milioni – 0.2 rating |
Sierra Maestra 3×03 | 0.70 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.