Non sarebbe sbagliato definire Documentary Now! una miniserie, per il numero ridotto dei suoi episodi, oltre che per la loro esigua durata. Caratteristica delle miniserie è che poi però non ritornano. All’alba di “Sandy Passage“, lo scorso anno, avevamo invece avuto la simpatica notizia che Documentary Now! sarebbe stato rinnovato non per una, bensì per altre due stagioni. O per meglio dire, per la 51esima e il 52esima stagione della storica trasmissione.
In un anno succedono tante cose, soprattutto dal punto di vista seriale. 7 episodi da 20 minuti rischiano così di finire nel dimenticatoio. Ciò non fa altro che rendere il ritorno di DN! ancora più gradito.
L’opera di Hader, Armisen e Meyers si era contraddistinta per il distacco preso dalle ufficiali comedy. Se il mockumentary è uno stile ampiamente adottato per la narrazione televisiva (vedi The Office o Parks And Recreation), in questo caso la strategia del falso documentario passa ad un livello successivo. Il mockumentary in questo caso altro non è che la trasmissione condotta da Helen Mirren (non un documentario, ma una vera e propria conduzione televisiva standard) che altro non fa che snocciolare video di repertorio contenenti documentari realmente esistiti per finta. Non è la finta realtà che si rende documentario quindi, ma documentari che vogliono far finta di essere reali. Con tutti i loro vezzi ed elementi stilistici.
Si è già detto lo scorso anno: non si ride di pancia in Documentary Now!, si sorride, si ridacchia e si ride eventualmente in un secondo momento, ripensando a ciò che si è visto, magari raccontando il tutto a uno dei tanti ignari di questa misconosciuta serie.
Cosa importante, quando si guarda un episodio di Documentary Now!, è andare a documentarsi, anche sommariamente, riguardo l’opera originale cui ci si è ispirati. “The Bunker” propone una parodia di “The War Room”, documentario del 1992 che pone la lente di ingrandimento sulla campagna elettorale di Bill Clinton, in particolar modo sui suoi campaign manager, quelle figure che lavorano dietro le quinte ma che, verosimilmente, con le loro capacità, possono determinare una vittoria elettorale o una sconfitta. C’è da apprezzare come vengano citate diverse riprese in maniera pressoché identica, come il discorso di Hader al suo staff.
Hader e Armisen scelgono di ripartire in maniera sicura, lo scimmiottamento a persone interne alle dinamiche politiche è forse la strada più agibile e semplice per trovare spunti comici: dal candidato che si rifiuta di giocare sporco e che si è proposto solo per fare una gentilezza ai suoi elettori, ai manager stessi che decidono di giocare sporchissimo, anche in maniera abbastanza stupida (come quando mettono la statua di fronte ai bambini che vendono la limonata). Si può vedere “The Bunker”, sotto questo aspetto, come un aperitivo di benvenuto, con la promessa che i piatti forti dovranno ancora arrivare. Sempre considerando che non avremo mai un cambio radicale di tono e ritmo. Lo stile è sempre quello di una comicità volatile e leggera, “annacquata” dai tempi morti di un documentario.
Se volessimo fare riferimento alla sinossi di The Bunker, non dovremmo aggiungere troppo a quanto detto prima nel descrivere i personaggi. Non si deve cercare, in un episodio di DN!, il colpo di scena finale, l’ascesa all’esplosione comica come una barzelletta da 20 minuti. L’elemento comico, se lo si sa trovare, è inserito nei primi minuti, così come nelle scene degli ultimi istanti, senza picchi né ascendenti né discendenti. Un blocco unico, indistinto, pieno di scene anche “inutili” tipiche del realismo di un documentario, opposto all’insieme di scene sovrapposte e combinate di un montaggio cinematografico.
“The Bunker” forse non aggiunge molto all’insieme di caratteristiche della serie. Tutto ciò che abbiamo rilevato lo scorso anno si conferma, senza elementi aggiuntivi, anche alla luce di questa nuova partenza. Ciò che c’è di diverso è che le figure di Hader e Armisen sono diventate iconiche nel piccolissimo universo dei finti documentari. Le accogliamo all’interno della 2×01 come il ritorno sulle scene di una rock star. Prima di soffermarci sulla presa in giro del documentario politico, ci prendiamo qualche minuto per compiacerci di fronte allo sguardo comicamente spento di Armisen e agli occhi folli di Hader. Potevamo averli già conosciuti in altre apparizioni televisive, ma solo DN! ce li ha presentati in questa brillante forma.
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Gentle And Soft: The Story Of The Blue Jean Commettee, Part 2 1×07 | 0.10 milioni – ND rating |
The Bunker 2×01 | 0.12 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.