Dr. Death 2×06 – The FogTEMPO DI LETTURA 3 min

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Dr. Death 2x06 recensioneSe c’è una cosa che lo scorso episodio ha dimostrato, è che questa stagione di Dr. Death non ha bisogno dei suoi protagonisti principali per funzionare. Dopo il devastante racconto avvenuto in “191“, la serie si ripete mettendo in scena un nuovo capitolo dove a gestire la trama principale sono i personaggi “secondari”.
Un approccio che non fa di certo sfigurare i character interpretati da Edgar Ramirez e Mandy Moore, ma che si rende capace di far rimbalzare il focus in maniera organica e perfettamente funzionale.

“In Karolinska, we operated to save lives. Here in Kransnodar, we will operate to improve lives.”

YULIA TUULIK: PATIENT #6


The Fog” è un episodio che segna un fondamentale passo in avanti nello smascherare il dottor Macchiarini. Il centro della scena viene preso dalla dottoressa Ana Lasbrey (Ashley Madekwe), finora braccio destro inconsapevole di questo sterminio autorizzato. In realtà, la caratterizzazione di Ana ha radici più profonde, presentandosi come un personaggio che sin dall’inizio è saltata convinta nel progetto del dottor Macchiarini ma che, col passare del tempo, ha iniziato a nutrire alcune perplessità. Dubbi e incertezze che non sono mai stati espressi a parole ma esclusivamente attraverso espressioni facciali che lasciavano intendere una sempre meno convincente sicurezza. La paura di ciò che iniziava a sospettare ha sempre fermato la dottoressa Lasbrey dall’andare a fondo della verità, sminuendo anche i dubbi di Gamelli.
Il punto di svolta arriva dunque con il paziente numero sei: quella Yulia Tuulik, già conosciuta alcuni episodi fa, che diventa ennesimo macabro esperimento di Macchiarini dato che la donna non è neanche in uno stato terminale. La presa di coscienza di Ana fin qui avvenuta in maniera quasi distaccata assume ora una nuova consapevolezza spingendo la dottoressa a voler fermare l’operazione e salvare Yulia. A soli due episodi dal finale, l’autopsia che porta Lasbrey, Svensson e Gamelli  a scoprire la trachea necrotica all’interno del paziente raccoglie così una prima prova essenziale contro gli interventi di Macchiarini.

DUE DETECTIVE ALLO SBARAGLIO


E se da un lato c’è la squadra dei medici intenta a smascherare il dottor Macchiarini, Benita si occupa dello smascherare Paolo. Come detto, la parte più corposa della storia sta avvenendo in ospedale, mentre Macchiarini si ritrova nella duplice veste di intermediario, con apparizioni in entrambe le storyline. Apparizioni in cui continua ad emergere in maniera sempre più netta il suo carattere supponente.
Parallelamente a questo, Benita si occupa della parte privata, dando vita ad una vera e propria caccia internazionale per scoprire il passato di Paolo. Come già sottolineato precedentemente, questa parte di storia tende ad assumere un carattere prettamente più “goffo”, con situazioni quasi umoristiche. A tal proposito, non si può non menzionare la toccata e fuga di Benita a Barcellona a casa di Paolo, dove la situazione diventa presto irrealistica e dettata da una sorta di vena comica che in realtà appare abbastanza fuori luogo.
Questi elementi più leggeri, infatti, pur non compromettendo la fase narrativa e bilanciando le parti più tragiche narrate in ospedale, stonano un po’ con il quadro generale della storia. Tuttavia, tra viaggi in Italia e investigazioni in Spagna, il punto focale rimane ben piantato sulla figura di Paolo, presentando un quadro sempre più falso e agghiacciante sia dal punto di vista personale che professionale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’indagine di Gamelli, Svensson e Lasbrey (con quest’ultima che finalmente accetta la realtà)
  • Il Paolo Macchiarini versione villain prende sempre più forma 
  • Scene in ospedale con i pazienti sempre ad alto tasso emotivo 
  • La parte di Benita versione detective appare un po’ troppo umoristica e goffa

 

A due episodi dalla fine, Paolo Macchiarini ha ormai perso la maschera. La versione cinica, falsa e ignobile presentata dalla cronaca sta prendendo sempre più forma.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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