Gomorra 4×03 – Episodio 3TEMPO DI LETTURA 4 min

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Il successo di Gomorra, almeno in parte, è da ricercare nella sapiente progressione narrativa costruita sul modello telefilmico americano. A partire dalla trasformazione di Gennaro avvenuta nella prima stagione e passando per tutti i giochi di potere, alleanze, tradimenti e morti inaspettate -spesso e volentieri al centro di inaspettati cliffhanger ending– la serie ci ha abituati a incredibili colpi di scena e a morti importanti in stile Game Of Thrones (quantomeno il GOT delle prime stagioni) in grado di scuotere anche lo spettatore più impassibile.
Prima che questa quarta stagione prendesse il via, lo show aveva sempre fatto della guerra tra clan il suo motore narrativo principale, nel tentativo di mostrare il lato oscuro di Napoli e dintorni attraverso il giusto mix tra realismo e romanzo televisivo. Non c’è da stupirsi dunque se, essendo questa quarta stagione fondata sulla premessa iniziale “basta guerra, fa male agli affari”, i ritmi della narrazione risultino drasticamente cambiati. Non in peggio, questo è bene precisarlo, si tratta semplicemente di un approccio differente. Approccio che comunque non esclude un ritorno all’azione nelle fasi finali di questo quarto arco stagionale.
In questo terzo episodio il focus si sposta su Donna Patrizia, ennesimo character al centro di una trasformazione radicale che ha richiesto, richiede e sicuramente richiederà un considerevole numero di vittime prima di dirsi completa e, nonostante il cambio di ritmi menzionato poc’anzi, al termine della puntata lo spettatore si troverà sicuramente provato dalla visione. Questo perché il suddetto cambio si traduce in una maggiore lentezza narrativa a favore di una maggiore immersione da parte di chi sta guardando, complice il perenne senso di angoscia che permea ogni singola scena -non soltanto di questo episodio ma, in generale, di tutti gli episodi andati in onda finora- e che ci farà pensare costantemente “ecco, adesso lo ammazzano male”.
Dopo la dipartita dell’Immortale in molti avranno temuto per il peggio, eppure -e qui è da premiare il coraggio autoriale nell’immaginare per la serie un futuro completamente diverso rispetto a quanto visto finora- perfino al termine di una puntata monografica al limite del filler come questa, è possibile ravvisare un senso di rinnovamento, di cambiamento, in questa occasione sottolineato anche dal cambio fisico nella location entro cui le nostre vicende sono ambientate, che in modo indiretto finiscono col colpire la protagonista della puntata. Patrizia cerca di ritagliarsi un posto come regina di Secondigliano, comandando col pugno di ferro ma allo stesso tempo mantenendo il controllo senza inutili spargimenti di sangue. Naturalmente il suo buon nome non può uscirne infangato, a maggior ragione dopo la tregua appena stipulata, ed è proprio in quel momento, durante la resa dei conti con i due fratelli, specchio di un rapporto a lei caro ma oramai lontano nel tempo, che possiamo vedere il cambiamento. Una parte di Patrizia, quella più umana, cerca di venire fuori in questa puntata, nei momenti di intimità con Michele, negli sguardi persi nel vuoto e nella ricerca di un amore, quello fraterno, apparentemente non corrisposto. Una parte che però finisce con l’essere sepolta sotto il peso delle sue nuove responsabilità, oltre che sotto il peso dei cadaveri che continuano ad affollare le strade della città, e che difficilmente riuscirà ad emergere nuovamente.
Sangue, violenza e paura costante. Si torna sempre lì. Patrizia deve affrontare le conseguenze della sua nuova posizione e per affermarsi l’unica soluzione è abbandonare la pietà, abbracciando invece il cinismo più bieco. E a pagarne il prezzo, naturalmente, sono i più deboli, i più giovani, estranei al concetto di innocenza che invece dovrebbe contraddistinguere i ragazzi della loro età. Ragazzi la cui unica colpa risiede nella mancanza di alternative, nell’impossibilità di scegliere un percorso di vita fondato sull’onestà. Tutte cose a cui il telefilm ci ha abituati e che fa sempre bene ricordarlo, non fanno soltanto parte di un triste e crudo romanzo televisivo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Costante senso di angoscia
  • Donna Patrizia personaggio molto interessante
  • Stagione che punta molto sulla morte delle “creature”
  • Conversazioni nei bar di Bologna fintissime
  • Puntata al limite del filler

 

Nonostante si tratti di una puntata monografica su Donna Patrizia, tra l’altro al limite del filler, non possiamo far altro che ringraziare, complice quel perenne senso di angoscia che ci accompagna per tutta la visione e che ci porta, al termine dell’episodio, a cliccare immediatamente su Episodio 4. Senza dubbio si tratta di una stagione molto diversa dalle precedenti, quantomeno in queste fasi iniziali, ma nonostante si stia giocando maggiormente sui giochi di potere piuttosto che sulla violenza indiscriminata tra clan, il risultato finale risulta molto soddisfacente. Vedremo come si evolverà la stagione, per il momento confermiamo il nostro apprezzamento e ringraziamo per la terza volta di fila.

 

Episodio 2 4×02 0.79 milioni – 3.31 % rating
Episodio 3 4×03 ND milioni – ND rating

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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