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Grey’s Anatomy 14×12 – Harder, Better, Faster, StrongerTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Nessuna possibilità di miglioramento”, tali parole sono il triste mantra dello spettatore tipico di Grey’s Anatomy di fronte ad ogni puntata. Apatia, stanchezza, disidratazione, annebbiamento della vista; questi sono solo alcuni dei sintomi che indeboliscono il fisico e la mente di chi guarda il medical drama. Come una malattia lo show di Shonda Rhimes si propaga, intacca le cellule, prende quando uno meno se lo aspetta e non lascia in pace mai. Difficile debellare il virus. In trans l’homo serialis, fiaccato e sfinito, si ripropone di smetterla, “questa è l’ultima volta, questo è l’ultimo episodio, questa è l’ultima stagione” si dice, eppure non ce la fa. Tutto nella norma se vi sentite così, tutto nella norma se vi sentite vittime di un enorme inganno.
La mancanza di coerenza e l’incapacità di mantenere una linea narrativa sono componenti base di una puntata di Grey’s Anatomy, ingredienti che fanno da scheletro a “Harder, Better, Faster, Stronger”. Come Rhimes ci ha abituato (ahimè) ormai da molto tempo, anche il dodicesimo episodio di uno dei più celebri e longevi – leggesi stanchi – medical drama prende un evento, infinitesimale forse (il concorso medico che varrà al vincitore 5 milione di dollari), lo dilata inserendovi elementi e personaggi a caso. Un’altra costante di questa serie è sicuramente il modus operandi che l’autrice utilizza nei panni di una sorta di killer seriale: cambia di volta in volta temi, protagonisti, stile, e così da un episodio focalizzato su un unico personaggio si passa ad uno corale che butta nel calderone tutti i poveri cristi che interpretano la surreale serie kamikaze firmata ABC. Dalla vita di Miranda, un mix di presente e passato, al percorso creativo di un gruppo di medici per vincere un contest. Da una leader (Miranda) che sta per crollare ad un’altra donna che dopo la caduta si “risveglia” diversa (April). Grey’s Anatomy annega nei suoi errori, nelle sue gigantesche fragilità: se nello scorso episodio la falla era il momento scelto di queste lunghissime 14 edizioni in cui si è deciso di dedicare un episodio a uno dei pilastri dello show, in questo invece è tutto il resto. Nonostante il titolo della 14×12 la puntata non è nulla di tutto ciò, è molle, lenta, debole, mentre i minuti scorrono tra un malato e un altro, tra una proposta ed un’altra, lo spettatore cerca un lumicino per far luce e fuggire da quel labirinto spaventato dal Minotauro (Rhimes).
A tenere tutto insieme, tra le storie dei medici che lavorano, è la Kepner che ancora una volta ha una crisi “mistica”; dopo “Personal Jesus” April, diventata esaminatore del contest, si dà ai flirt, passa la notte con una matricola, zittisce i partecipanti al concorso grazie, o a causa, della rabbia post-sbornia. Pallida e stanca versione di una leader crudele, il medico esaminerà il lavoro dei colleghi che cercano di trovare i progetti più surreali possibili per vincere il premio in danaro. Ancora una volta Grey’s Anatomy barcolla, il saltare da un paziente ad un altro, da un’idea all’altra non è assolutamente vincente, anzi, la sensazione sembra essere quella di vivere una lenta, lentissima agonia.
Manca tutto nella 14×12, manca il senso, la creatività, l’idea, ed è un paradosso se si pensa che “Harder, Better, Faster, Stronger” parla proprio di genialità, di un mix di ispirazione e sudore. Vorrebbe mostrare il percorso di formazione di un grande idea, invece non mostra nulla, a parte Richard che impara a ballare per la moglie, Arizona che bacia Carina, Maggie e Jackson che continuano a girarsi intorno senza concludere nulla e il racconto delle conseguenze di ciò che è avvenuto ai personaggi negli episodi precedenti (la vittoria del premio andato a Merdith, Jo che non ha ancora realizzato la fine del suo incubo, il dies horribilis di April).
“Harder, Better, Faster, Stronger” è una puntata vuota, non sostenuta da niente e da nessuno; i personaggi strisciano di fronte alla macchina da presa, fanno la loro parte e, terminata la tirata, escono dall’altra parte come se nulla fosse successo. Insomma, Meredith e i suoi danno una pesante levità che infastidisce e stordisce come un cattivo vino divenuto aceto.
Così tra una Grey pressata dalle aspettative degli altri dopo la vittoria, un Avery combattuto tra due progetti e Hunt, non interessato alla ricerca ma unicamente all’azione, prende forma una puntata che scivola quasi nel ridicolo lasciando emergere un’enorme domanda: Perché? Qual è il senso di questa presa in giro? Lo spettatore si sente come l’insegnante quando si trova di fronte ad un compito di uno studente tremendamente impreparato. Nella maniera dell’alunno che dilata la scrittura, tenta di scrivere più largo possibile in modo da riempire le infinite righe bianche per prendersi gioco del professore, Rhimes dilata le storie, rompe gli argini di quei piccoli fatti per renderli grandi; le infinitesimali idee, che possono rischiarare il cielo grigio di un show ormai infiacchito, vengono inframmezzate da un mare di inutilità seriale. “Harder, Better, Faster, Stronger” è un magma di niente e di oblio che impoverisce ancor di più uno show che ha poco da raccontare e da dire. Se è vero che l’ispirazione è un seme è vero anche che Grey’s Anatomy è un terreno brullo da cui non può nascere nessun fiore. Nessuna proposta, nessun obiettivo, nulla sembra essere in procinto di sbocciare da questo dodicesimo episodio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Niente
  • Tutto

 

Nessuna nota positiva in un episodio da dimenticare.

 

(Don’t Fear) the Reaper  14×11 8.93 milioni – 2.3 rating
Harder, Better, Faster, Stronger 14×12 7.32 milioni – 1.2 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

2 Comments

  1. Proprio quello che stavo pensando io guardandolo: perché? Perché con il discreto materiale a disposizione di salta di palo in frasca senza concludere nulla? Questa recensione trova pieno riscontro nel mio pensiero. Non avrei saputo dirlo meglio.

  2. A distanza di due anni, recupero queste puntate e questa recensione perfetta. E ammetto di essere uno che dopo la fine delle tredicesima mollò, commentando proprio qui il mio senso verso questo no-sense drama.
    Colpe varie mi ci fanno ricascare, ma posso confermare il sentimento e faccio mie molte delle parole scritte qui in recensione.

    Si naviga a vista, ma molto più probabilmente non voleva più lasciare nemmeno il porto. Me li immagino ormai in stile Boris “vabbè, famo sta monnezza e famo minutaggio”.

    Ps: Arizona che decide di studiare la mortalità delle mamme perchè in Italia si muore meno dovrebbe agitarsi meno. Apra Wikipedia o un qualsiasi sito nostro: la risposta si chiama “sanità pubblica”. E lo vediamo benissimo in questi mesi di pandemia.

    E a proposito di pandemia: ho il terrore di quando Shonda affronterà l’argomento!!!

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