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Dopo due soli episodi dalla pausa invernale, Grey’s Anatomy decide di soffermarsi in maniera indecentemente superflua su di un personaggio onnipresente e per il quale, se non saltuariamente, mai si era dato troppo peso nella caratterizzazione. Miranda Bailey, la rappresentante per antonomasia del potere femminile al Grey-Sloan, è il personaggio centrale di “(Don’t Fear) The Reaper”, primo vero e proprio filler di stagione. Perché si è ben sottolineato che il soffermarsi sul personaggio di Miranda sia “indecentemente superfluo”? Per una semplice questione di tempistiche e non, invece, per una questione concettuale della storia. La tempistica pone questa puntata direttamente in successione a due episodi a loro modo sufficienti (tra svariati alti e bassi) relativi ad una tematica sociale forte, attuale ed abilmente portata in scena ed affrontata da parte di Shonda. Perché, quindi, intaccare un così ottimo lavoro riportando Grey’s Anatomy ad una narrazione a caratura zero? Difficile dirlo.
Relativamente alla questione concettuale, invece, la storia appare ben costruita con un’ampia e variegata introspezione del personaggio interpretato da Chandra Wilson (stranamente non regista della puntata data la mania del cast di GA): si passa da veri e propri flashback mai andati in onda relativi alla giovinezza a flashback leggermente più recenti (in cui ricompaiono George, Derek e Callie, tra l’altro). L’oggetto della storia è quindi più che valido, perché concede respiro ad una patetica diatriba famigliare (tra Ben e Miranda) che si protraeva da ormai troppo tempo. Patetica non in quanto a credibilità, ma piuttosto a spazio e minutaggio occupato dalla stessa.
Il lato forse più invidiabile e valido di Grey’s Anatomy, sotto un certo aspetto, è sicuramente la sua capacità nell’analizzare e presentare le più ambigue e contorte situazioni sociali-famigliari, concedendo uno spettro narrativo talmente ampio e vario che lo spettatore può solo decidere verso quale situazione porre maggiore attenzione. Questo, tuttavia, è il Grey’s Anatomy del passato, quando le storie erano ancora storie e quando le idee erano ancora di casa. Da anni ormai queste ultime latitano e lo spettro narrativo riguardante i personaggi si è notevolmente ristretto, complice anche un ricambio per quanto concerne i personaggi in scena: per i personaggi rimasti si è ormai detto e fatto praticamente tutto ed essendo rimasti in pochi della “vecchia guardia” non si può che notare come le macrostorie presenti nelle varie stagioni siano poche e circoscritte ai soliti volti noti. Niente di nuovo sotto il Sole, quindi.
Concettualmente, dunque, una puntata su Miranda Bailey (raramente focus centrale in solitaria) rappresenta una grande idea. Ma, ancora, è il tempismo ad essere completamente sbagliato.
Idealmente, poi, la puntata sembra essere costruita quasi con un certo retrogusto di addio: sotto svariati punti di vista ricorda la celebre “How To Save A Life”, episodio in cui Derek perde la vita, rappresentando una vera e propria puntata commiato verso lo show e soprattutto verso lo spettatore. Ambiguamente, infatti, durante la visione si palesa nella mente la possibilità che Miranda muoia, dal momento che i richiami alle dipartite storiche sono disseminate lungo l’intero episodio.
Tuttavia, il finale smentisce qualsiasi pensiero di lutto e confeziona l’ennesimo happy ending di cui, al momento, è difficile sapere che farsene: la storia e la trama latitano; i personaggi non apportano nulla di nuovo, neanche in tema affettivo; le costruzioni degli episodi ormai ricalcano vistosamente quanto avvenuto in passato.
Per quanto possa essere ritenuto un episodio sufficiente, quindi, “(Don’t Fear) The Reaper” giunge nel momento sbagliato.
Relativamente alla questione concettuale, invece, la storia appare ben costruita con un’ampia e variegata introspezione del personaggio interpretato da Chandra Wilson (stranamente non regista della puntata data la mania del cast di GA): si passa da veri e propri flashback mai andati in onda relativi alla giovinezza a flashback leggermente più recenti (in cui ricompaiono George, Derek e Callie, tra l’altro). L’oggetto della storia è quindi più che valido, perché concede respiro ad una patetica diatriba famigliare (tra Ben e Miranda) che si protraeva da ormai troppo tempo. Patetica non in quanto a credibilità, ma piuttosto a spazio e minutaggio occupato dalla stessa.
Il lato forse più invidiabile e valido di Grey’s Anatomy, sotto un certo aspetto, è sicuramente la sua capacità nell’analizzare e presentare le più ambigue e contorte situazioni sociali-famigliari, concedendo uno spettro narrativo talmente ampio e vario che lo spettatore può solo decidere verso quale situazione porre maggiore attenzione. Questo, tuttavia, è il Grey’s Anatomy del passato, quando le storie erano ancora storie e quando le idee erano ancora di casa. Da anni ormai queste ultime latitano e lo spettro narrativo riguardante i personaggi si è notevolmente ristretto, complice anche un ricambio per quanto concerne i personaggi in scena: per i personaggi rimasti si è ormai detto e fatto praticamente tutto ed essendo rimasti in pochi della “vecchia guardia” non si può che notare come le macrostorie presenti nelle varie stagioni siano poche e circoscritte ai soliti volti noti. Niente di nuovo sotto il Sole, quindi.
Concettualmente, dunque, una puntata su Miranda Bailey (raramente focus centrale in solitaria) rappresenta una grande idea. Ma, ancora, è il tempismo ad essere completamente sbagliato.
Idealmente, poi, la puntata sembra essere costruita quasi con un certo retrogusto di addio: sotto svariati punti di vista ricorda la celebre “How To Save A Life”, episodio in cui Derek perde la vita, rappresentando una vera e propria puntata commiato verso lo show e soprattutto verso lo spettatore. Ambiguamente, infatti, durante la visione si palesa nella mente la possibilità che Miranda muoia, dal momento che i richiami alle dipartite storiche sono disseminate lungo l’intero episodio.
Tuttavia, il finale smentisce qualsiasi pensiero di lutto e confeziona l’ennesimo happy ending di cui, al momento, è difficile sapere che farsene: la storia e la trama latitano; i personaggi non apportano nulla di nuovo, neanche in tema affettivo; le costruzioni degli episodi ormai ricalcano vistosamente quanto avvenuto in passato.
Per quanto possa essere ritenuto un episodio sufficiente, quindi, “(Don’t Fear) The Reaper” giunge nel momento sbagliato.
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La puntata sbagliata, al momento sbagliato. Anche se la storia ed il personaggio di Miranda Bailey avrebbero meritato ben più spazio in passato è troppo tardi forzarla sotto i riflettori ora, alla quattordicesima stagione.
Personal Jesus 14×10 | 8.62 milioni – 2.3 rating |
(Don’t Fear) The Reaper 14×11 | 8.93 milioni – 2.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.