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Dopo un primo episodio a dir poco convincente, Killing Eve procede con la propria narrazione in maniera spedita, decisa e senza eccessivi rallentamenti. Un elemento caratteristico della storia, almeno fino al momento, e che lo contraddistingue da buona parte delle produzioni seriali odierne è la mancanza di un fraseggio narrativo riempitivo e l’assenza di titubazioni di sceneggiature: banalmente, ciò che deve accadere accade, senza patemi d’animo, arzigogolati deus ex machina atti a rimescolare le carte o altro ancora. La storia è lineare e sì, si concede alcuni momenti di puro intrattenimento, ma non si tratta di intrattenimento atto a se stesso o inserito per fare minutaggio: il “fidanzato” di Villanelle è importante ai fini della trama per poter presentare in maniera più completa un’immagine caratteriale della giovane killer. Allo stesso modo, anche l’appuntamento con lo psicologo è utile per portare a galla forse un particolare che sarà poi fondamentale più avanti, visto e considerato che sembra rappresentare il punto debole della pericolosa e cinica Villanelle.
Se a Parigi, quindi, si cerca di dare in pasto allo spettatore una rappresentazione del personaggio antagonista più completa e meglio definito, a Londra il personaggio di Eve viene momentaneamente messo da parte per dar modo di approfondire il caso cospirativo a cui la stessa Eve si è da poco unita, insieme al suo ex capo e la sua spalla (comica e lavorativa, un personaggio funzionale ed utile).
Anche in questo caso è da valutare come saggia decisione quella di accantonare momentaneamente Eve, preferendole il caso investigativo: la giovane detective risulta essere stata debitamente presentata nel pilot, relativamente alle questioni più importanti e principali. Per quanto concerne quelle più accessorie, risulta esserci ancora del tempo a disposizione degli sceneggiatori per poter tornare ad approfondire relativamente ad essi.
L’elemento narrativo che doveva essere meglio presentato era il caso ed infatti così è: tramite schemi riepilogativi, flashback e spiegoni, la serie mette a conoscenza lo spettatore degli elementi narrativi più importanti e che verosimilmente torneranno utili via via con il procedere della storia. Il finale della puntata, infatti, quando Eve riesce a ricollegare Villanelle Infermiera (figura da lei incontrata) a Villanelle Killer (figura da lei immaginata) apre lo spiraglio al vero e proprio caso.
Una puntata forse interlocutoria, quindi, o di maggiore approfondimento se così la si vuole inquadrare: se infatti “Nice Face” aveva debitamente presentato i personaggi, “I’ll Deal With Him Later” preferisce approfondire il contesto nel quale ognuno di loro opera o andrà ad operare nei prossimi episodi.
Ma, esattamente, quale è il contesto? Ed è un interrogativo che all’interno della puntata viene posto.
Se Villanelle rappresenta il braccio esecutore, una marionetta mossa da fili agitati, qual è il gruppo di persone che agita questi fili e che quindi siedono alla cima della catena alimentare?
Posto che Villanelle è una contract killer, qualcuno le sta fornendo nomi e dati di persone da eliminare fisicamente. Logicamente dietro queste eliminazioni ci deve essere una logica di un qualche tipo, visto che difficilmente si tratta di omicidi di sfizio e divertimento.
Killing Eve, quindi, pone subito l’attenzione alle motivazioni ed a chi sta realmente orchestrando questa mattanza su commissione. Una scelta coraggiosa visto e considerato che si poteva tranquillamente bypassare questo elemento e porre il focus della narrazione sulla semplice caccia al killer e solo una volta catturato spostare le luci sul burattinaio che muove i fili. Ma la serie, come si diceva già nella passata recensione, vuole giocare subito tutte le carte a sue disposizione, ponendole ben scoperte sul campo da gioco. Una decisione coraggiosa e che al momento viene ripagata da una completezza narrativa egregia, sperando che venga ripagata anche più avanti, magari concedendo qualche tipo di risposta agli interrogativi sollevati. Jodie Comer e Sandra Oh si confermano mattatrici indiscusse della serie, con alle loro spalle personaggi tonici, diretti e vivaci; Jodie/Villanelle ha dal suo una certa cripticità, dovuta forse anche al ruolo di antagonista.
Ciò nonostante, rimane la speranza che la serie decida di procedere in maniera lineare con quanto mostrato finora e non, invece, di puntare a snaturare il Bene ed il Male mostrato volendo a tutti i costi mischiare le due fazioni. Spieghiamo meglio: è percepibile un certo eco distante (dovuto a narrazione e caratterizzazione) in cui Villanelle a suo modo rinsavisce per rientrare nella fazione dei good guys. Non si tratta di una critica questa, dal momento che quella evidenziata è una percezione di come si spera le cose non vadano.
Se Villanelle riuscisse a seguire le orme di personaggi oscuri ed amati come quello di Alice Morgan (Luther), Killing Eve avrebbe solo di che guadagnarci.
E lo spettatore anche.
Se a Parigi, quindi, si cerca di dare in pasto allo spettatore una rappresentazione del personaggio antagonista più completa e meglio definito, a Londra il personaggio di Eve viene momentaneamente messo da parte per dar modo di approfondire il caso cospirativo a cui la stessa Eve si è da poco unita, insieme al suo ex capo e la sua spalla (comica e lavorativa, un personaggio funzionale ed utile).
Anche in questo caso è da valutare come saggia decisione quella di accantonare momentaneamente Eve, preferendole il caso investigativo: la giovane detective risulta essere stata debitamente presentata nel pilot, relativamente alle questioni più importanti e principali. Per quanto concerne quelle più accessorie, risulta esserci ancora del tempo a disposizione degli sceneggiatori per poter tornare ad approfondire relativamente ad essi.
L’elemento narrativo che doveva essere meglio presentato era il caso ed infatti così è: tramite schemi riepilogativi, flashback e spiegoni, la serie mette a conoscenza lo spettatore degli elementi narrativi più importanti e che verosimilmente torneranno utili via via con il procedere della storia. Il finale della puntata, infatti, quando Eve riesce a ricollegare Villanelle Infermiera (figura da lei incontrata) a Villanelle Killer (figura da lei immaginata) apre lo spiraglio al vero e proprio caso.
Una puntata forse interlocutoria, quindi, o di maggiore approfondimento se così la si vuole inquadrare: se infatti “Nice Face” aveva debitamente presentato i personaggi, “I’ll Deal With Him Later” preferisce approfondire il contesto nel quale ognuno di loro opera o andrà ad operare nei prossimi episodi.
Ma, esattamente, quale è il contesto? Ed è un interrogativo che all’interno della puntata viene posto.
Se Villanelle rappresenta il braccio esecutore, una marionetta mossa da fili agitati, qual è il gruppo di persone che agita questi fili e che quindi siedono alla cima della catena alimentare?
Posto che Villanelle è una contract killer, qualcuno le sta fornendo nomi e dati di persone da eliminare fisicamente. Logicamente dietro queste eliminazioni ci deve essere una logica di un qualche tipo, visto che difficilmente si tratta di omicidi di sfizio e divertimento.
Killing Eve, quindi, pone subito l’attenzione alle motivazioni ed a chi sta realmente orchestrando questa mattanza su commissione. Una scelta coraggiosa visto e considerato che si poteva tranquillamente bypassare questo elemento e porre il focus della narrazione sulla semplice caccia al killer e solo una volta catturato spostare le luci sul burattinaio che muove i fili. Ma la serie, come si diceva già nella passata recensione, vuole giocare subito tutte le carte a sue disposizione, ponendole ben scoperte sul campo da gioco. Una decisione coraggiosa e che al momento viene ripagata da una completezza narrativa egregia, sperando che venga ripagata anche più avanti, magari concedendo qualche tipo di risposta agli interrogativi sollevati. Jodie Comer e Sandra Oh si confermano mattatrici indiscusse della serie, con alle loro spalle personaggi tonici, diretti e vivaci; Jodie/Villanelle ha dal suo una certa cripticità, dovuta forse anche al ruolo di antagonista.
Ciò nonostante, rimane la speranza che la serie decida di procedere in maniera lineare con quanto mostrato finora e non, invece, di puntare a snaturare il Bene ed il Male mostrato volendo a tutti i costi mischiare le due fazioni. Spieghiamo meglio: è percepibile un certo eco distante (dovuto a narrazione e caratterizzazione) in cui Villanelle a suo modo rinsavisce per rientrare nella fazione dei good guys. Non si tratta di una critica questa, dal momento che quella evidenziata è una percezione di come si spera le cose non vadano.
Se Villanelle riuscisse a seguire le orme di personaggi oscuri ed amati come quello di Alice Morgan (Luther), Killing Eve avrebbe solo di che guadagnarci.
E lo spettatore anche.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Seconda puntata e la qualità continua a rimanere alta e soprattutto la serie continua a convincere. Ma meglio non montarsi troppo la testa.
Nice Face 1×01 | 0.42 milioni – 0.1 rating |
I’ll Deal With Him Later 1×02 | 0.37 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.