Lupin 2×03 – Capitolo 3TEMPO DI LETTURA 4 min

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Lupin 2x03 RecensioneOrmai è noto allo spettatore che la serie francese di George Kay e François Uzan sia un prodotto dalla duplice anima.
Lupin alterna, a volte portandoli in scena contemporaneamente, momenti notevoli, capaci di sbalordire lo spettatore in positivo, con momenti del tutto surreali. Anche per gli standard di Assane Diop. Tali problemi erano già evidenti nella prima stagione, e a dirla tutta non c’erano nemmeno molte speranze per un cambio di rotta votato ad una maggiore credibilità narrativa.
È evidente che in sede di sceneggiatura si lavori abusando di forzature narrative, presenti in ogni singola puntata, o di deus ex machina costruiti retroattivamente (un giochino ignobile già presentato da La Casa de Papel).
Tuttavia, se uno spettatore è giunto fin qui si presuppone sia riuscito ad andare oltre certe scelte (che non verranno comunque sorvolate in questa recensione) cercando di godersi la storia per quel che è, apprezzando di Lupin i momenti “positivi” e il carisma di Omar Sy.

GANGSTER LUPIN


A conti fatti, il Capitolo 1 e 2 di questa seconda stagione di Lupin possono essere tranquillamente definiti come un antefatto della vicenda principale. Se ad inizio stagione si poteva pensare alla Perla Nera come fulcro dell’intera trama, è ora evidente che si trattava solo di un MacGuffin per dare il via alle vicende che riguardano Mariama, la madre di Assane. Il Lupin dei giorni nostri dovrà stavolta utilizzare tutte le sue capacità di ladro per recuperare sua madre, sfruttandole quindi per uno scopo ben più nobile di una semplice rapina.
Forse questa svolta narrativa, con annesso cambio di registro, votando lo show più al gangster, potrebbe far storcere il naso a qualcuno che si trovava a proprio agio nella comfort zone dell’heist movie. Invece questo coraggio andrebbe quantomeno apprezzato, perché significa che gli autori non hanno intenzione di replicare pedissequamente il lavoro svolto nella prima stagione, bensì stanno cercando di fare qualcosa di nuovo.
Ovviamente con tutti i problemi che ne conseguono, perché la gang di Cisco è un gruppo di macchiette, al pari della polizia francese, ma su questo ci si riserva qualche episodio in più per valutare il quadro finale.

SULLE TRACCE DI ASSANE


Mentre Assane, o forse sarebbe meglio dire Delangle, cerca di rubare il dipinto di Manet per conto dei rapitori di sua madre, tutto il supporting cast indaga sulla sua morte.
Nel bel mezzo c’è Benjamin, il braccio destro fidato di Assane che arriva a dover mentire addirittura davanti ad una Claire distrutta dalla morte del marito. Ciò che però unisce i vari Raoul, Guédira e la new entry Fleur Belanger (che ancora non è riuscita a farsi inquadrare dal pubblico a causa di uno screentime risicato) è la metodologia con cui stanno cercando indizi sulla sopravvivenza del ladro più famoso di Francia.
Il segreto sta, come al solito, nei racconti di Maurice Leblanc, da cui Assane continua a prendere ispirazione, vuoi per i suoi innumerevoli alter ego o vuoi per gli escamotage per scappare via dalle varie situazioni di pericolo in cui si caccia il famoso ladro gentiluomo. Tuttavia, su questo fronte regna ancor un po’ troppo immobilismo. Mentre il personaggio di Omar Sy avanza a gonfie vele verso il ritrovamento della madre, suo figlio e l’unico poliziotto capace di intercettarlo ricevono fin troppo poco spazio, restando quindi ancora ben distanti dalle orme di Assane.

Assane:Lezione numero quattro: non perdere mai di vista l’obiettivo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Omar Sy tiene in piedi uno show praticamente da solo
  • Assane che si finge il nuovo coach del piccolo Raoul
  • Raoul che non crede alla morte di suo padre, prendendo ispirazione dai romanzi di Leblanc
  • L’inedita alleanza tra Guédira e la giornalista dell’Objector…
  • È ripetitivo, però non si possono non segnalare le grosse forzature narrative
  • L’utilizzo del flashback, abbastanza malizioso. Si giustifica ogni deus ex machina con un flashback che presenta un personaggio che Assane ha sempre conosciuto ed è entrato in gioco solo ora
  • La gang di Cisco, dilettanti allo sbaraglio
  • … di cui si sa ancora troppo poco

 

Una lieve bocciatura per Lupin, a causa di un genere gangster non perfettamente inquadrato e reso quasi come una parodia dello stesso. Si apprezza il coraggio nel non voler semplicemente fare una copia della prima stagione, così come l’idea di far fare ad Assane un qualcosa di nobile resta una buona trovata. Tuttavia, la regia piuttosto mediocre non regala la giusta imprevedibilità alla serie. Indugiando su alcuni personaggi diventa tutto enormemente prevedibile per uno spettatore che viene imboccato di qualsiasi trovata ad opera di Assane Diop.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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