La nuova serie targata Netflix, Maid, continua con la sua ottima trasposizione del libro di Stephanie Land, Maid: Hard Work, Low Pay, And a Mother’s Will To Survive. Una trasposizione che, arrivati al terzo episodio, si conferma completa sotto tutti i punti vista anticipati sin dal titolo da queste memorie della scrittrice americana.
Maid si presenta come un racconto duro, con tutte le ingiustizie e le difficoltà affrontate dalla protagonista che rendono arduo accettare una situazione del genere nella società moderna. Tanto più che la serie racconta una storia davvero accaduta, non solo a Stephanie Land, ma a tante, troppe, altre.
Guidata da un’eccellente Margaret Qualley, Maid mette a nudo tutte le difficoltà della protagonista e, allo stesso tempo, le falle di un sistema inconcludente e troppo spesso inutile.
DA MAMMA A MAMMA
Fun fact: Margaret Qualley, impegnata nel ruolo di Alex, per quest’esperienza lavorativa si ritrova a condividere il set con sua madre Andie MacDowell che, a sua volta, presta il volto proprio all’eccentrica madre della protagonista, Paula. Un’interpretazione tutta fatta in casa dunque, che mette madre e figlia una di fronte all’altra alle prese con un ruolo complesso e stratificato che, per ovvie ragioni, si presenta presumibilmente opposto al rapporto che le due avranno nella vita reale.
Questo casting interno rende così ancora più interessante le interazioni tra i personaggi di Alex e Paula. Dopo aver accennato il rapporto tra madre e figlia nei precedenti episodi, “Sea Glass” dona un capitolo abbastanza intenso alle due. Costretta dal Tribunale a rinunciare, seppur temporaneamente, a sua figlia, Alex cerca un aiuto nella figura della madre. Questo dà vita a scene forti, intense e ancor più cariche di emotività che mette in luce non solo il supporto limitato (o nullo) che Paula è in grado di dare a sua figlia al momento, ma sottolinea implicitamente la difficile infanzia vissuta dalla ragazza alle prese con l’instabilità genitoriale.
Il parallelismo con Paula rende ancora più drammatica la situazione di Alex, portando il duro confronto finale tra le due a sbatterlo prepotentemente in faccia a tutti, personaggi e spettatori. Alex si presenta infatti come una madre completamente diversa da Paula, innanzitutto stabile mentalmente e in grado di prendersi cura di sua figlia. Ma è qui che entra in gioco il sistema con tutti i suoi limiti, che quasi non consente di chiedere aiuto e ottenerlo. Nonostante il grandissimo passo avanti fatto da Alex nello scorso episodio, con l’accettazione della violenza emotiva subita, la mancanza di soldi e lavoro, le mille scartoffie e i vari corsi dall’indubbio valore, portano la situazione a muoversi a piccoli passi. Troppo lenti per una donna, e una madre, incastrata in un impasse simile.
SEAN
Un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita che, tuttavia, in questo caso viene sbloccato dal personaggio forse più improbabile. “Sea Glass” è infatti l’episodio che apre un diverso scenario anche nei confronti di Sean.
Già nella recensione del pilot si era sottolineato come il confronto tra Alex e Sean era apparso abbastanza approssimativo e frettoloso, ma i 10 episodi totali della serie lasciavano trasparire un percorso più complesso tra i due tutto da analizzare. La storia prende dunque una strada meno superficiale da questo punto di vista, non relegando il personaggio interpretato da Nick Robinson da un mero punto di vista del compagno violento. Maid permette anche a questo character di mostrare un lato più stratificato, fatto di dipendenza, debolezza ed emotività. Elementi che giustificano le violenze e riformano il personaggio? Assolutamente no. Ma l’analisi introspettiva è sempre estremamente positiva nel favorire una migliore visione d’insieme.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo aver messo al centro Alex e la sua drammatica situazione, Maid si prende il tempo per analizzare i rapporti con gli altri personaggi. Un’operazione fatta sempre con la stessa attenzione e profondità che caratterizza ed esalta l’intera serie.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.