Nell’introdurre la caotica vita di Alex, il primo episodio ha fornito le solide basi per una prima stagione che si preannuncia certamente interessante.
Il secondo episodio non pare da meno. Pur non avendo la forza narrativa del precedente, si conferma come un secondo inizio per Alex che è riuscita a fare un passo in più, ammettendo a tutti, a sé stessa in primis, che è vittima di violenza domestica, gettandosi in una nuova vita che non sembra certo più semplice.
La nuova serie Netflix, dunque, non è passata inosservata, spiccando soprattutto per due ragioni: la costruzione degli episodi e Margaret Qualley.
LA COSTRUZIONE DEGLI EPISODI
Il secondo episodio riconferma la struttura presentata nel pilot, dove il POV di Alex è al centro della narrazione, cosicché tutto ciò che le accade intorno viene scoperto tramite i suoi occhi. Seguire la vita di Alex e scoprire insieme a lei gli sviluppi narrativi ed emotivi aiuta la costruzione dell’empatia, solidificando fin da subito il rapporto con lo spettatore.
L’aspetto più interessante è l’utilizzo della tecnica del flashback che non solo spinge la curiosità verso il passato della protagonista, ma fornisce importanti informazioni circa i sentimenti e la costruzione della personalità di Alex.
Grazie a un mix di eventi, flashback e momenti più riflessivi, ogni episodio scorre con notevole semplicità, nonostante un minutaggio abbastanza impegnativo. La storia di Alex è dura, un vero pugno nello stomaco, eppure ciò non ostacola la visione del prodotto che emana, in maniera evidente, quel bagliore di speranza che spinge tutti a fare il tifo per mamma e figlia.
MARGARET QUALLEY
Protagonista indiscussa è la bellissima Magaret Qualley che spicca in un cast ancora da scoprire a fondo. In due episodi l’attrice ha regalato una performance non indifferente, riuscendo a vestire il proprio personaggio di sole emozioni.
La difficile storia di Alex non può non suscitare già da sola una commistione di sensazioni, tra tristezza, commiserazione e rabbia. Tutto ciò però non sarebbe stato così potente senza la sua protagonista, fonte di emozioni e di riflessioni.
Il resto del cast si può dire che non sia ancora entrato in scena. Sebbene le sporadiche apparizioni di Sean abbiano fatto intuire il suo ruolo nella storia, gioverebbe uno screentime dedicato alla personalità del ragazzo che, al momento, è insieme ad Alex il personaggio più interessante.
SETTE VOLTE
L’aspetto più importante del secondo episodio è il passo decisivo che ha spinto Alex a denunciare gli abusi di Sean, trovando ricovero in un rifugio per donne vittime di violenza domestica. La prima conoscenza nel percorso di Alex ha il nome di Danielle. Le interazioni tra le due aiutano Alex a prendere coscienza della scelta che ormai ha fatto e a non abbandonare proprio adesso, proprio nel momento in cui sua figlia ha bisogno di lei.
Tuttavia la riflessione più dura proviene dai minuti finali di episodio dove la realtà colpisce Alex in faccia: in media, sette è il numero di volte in cui la vittima torna dal proprio aguzzino. Sette volte prima di chiudere definitivamente e voltare pagine, rifiutando l’idea che lui possa cambiare. Una realtà difficile e brutale da accettare e che getta immediatamente un’ombra sulla storia di Alex: tornerà anche lei dal suo carnefice?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Con soli due episodi quello che si può dire è che Maid non è una serie che passa inosservata, costringendo gli spettatori a divorarne immediatamente l’episodio successivo.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.