Un paesino della Pennsylvania, Kate Winslet e una narrazione lenta sono i fattori chiave (come già detto nelle recensioni precedenti) del nuovo show targato HBO.
La serie si presenta come un classico crime drama, seppur più curato e con una maggiore attenzione ai dettagli rispetto ad altri. Tuttavia, l’attenzione maggiore in “Enter Number Two” non è dedicata allo svolgimento del caso, ma a Mare.
La trama principale si prende una pausa in favore della costruzione del personaggio di Mare e della sua famiglia che sono il vero punto focale della puntata.
MARE…
Mare of Easttown riprende quel filone longevo dei crime drama dove la storia e la vita del detective sono più importanti del resto, perfino del caso che dovrebbe risolvere. Già, banalmente, dal nome della serie e dal trailer era intuibile quale fosse la tipologia di storytelling, una sorta di “mani avanti” degli sceneggiatori che hanno utilizzato molto del tempo e dello spazio dello show per dare una forte identità a Mare. Un’identità che non è propriamente originale.
Cinica, una pessima madre (a sentire la sua stessa testimonianza), una detective con alcune sfumature dell’antieroina che nel mondo seriale (da Dr. House e Breaking Bad in poi) conquista sempre di più. I lati oscuri di Mare vengono accentuanti soprattutto nel finale. Fino ad allora i suoi modi bruschi non sono mai stati propriamente pericolosi, semplicemente sgradevoli (come il cancellare le riprese dalla telecamera di sicurezza dell’anziana che la chiama giorno e notte) o deleteri per la propria famiglia (il litigio con Frank ne è la prova: a nessuno piace sentire che il proprio padre/futuro marito potrebbe aver avuto una storia con una ragazza molto più giovane ed averla messa incinta. Padre illegittimo che, per di più, la uccide). Cercare di non far ottenere l’affido del nipote alla propria madre biologica è la goccia che fa traboccare il vaso, ma che viene punita istantaneamente.
Come accennato, Mare non è un personaggio nuovo nelle serie crime, anzi l’archetipo della detective (o meglio del detective, la maggior parte delle serie simili hanno un uomo come protagonista) non propriamente simpatica e dai modi bruschi piace e Mare si presenta come un character sfaccettato ed avvincente.
Si può non tifare per lei, non immedesimarsi nella sua storia, ma la curiosità di sapere quale sarà il suo prossimo passo vien da sé.
…E TUTTO QUELLO CHE LA CIRCONDA
Questa particolare attenzione alla protagonista porta con sé delle problematiche che già alla terza puntata sono evidenti.
I due svantaggi maggiori sono uno connesso all’altro: gli altri personaggi sono macchiette che servono solo in funzione di Mare, per farla conoscere meglio al pubblico in ogni sua sfera emotiva e non solo nell’ambito lavorativo, e per rendere il suo carattere ancora più stratificato. La conseguenza è che il resto della crew (in particolare la sua famiglia) non ha una vera e propria direzione o caratterizzazione.
L’appuntamento con Richard, il siparietto al bar con il suo nuovo partner, i litigi con la madre per l’affido del nipote sono solamente riquadri che servono a ricostruire la sua vita quotidiana e le sue attitudini.
Anche la breve parentesi della figlia con la conduttrice radiofonica troverà (con ogni probabilità) una sua collocazione nel corso degli episodi ma, per l’economia della singola puntata, la sensazione è quella di aver perso tempo con delle scene che non servivano. Minutaggio che poteva essere utilizzato per portare avanti la trama orizzontale principale.
In “Enter Number Two” questa scelta narrativa, infatti, gioca a discapito anche della vera protagonista di una serie crime: l’indagine. C’è una vera e propria pausa dal tentativo di risolvere il caso e, alla luce del finale dove a Mare vengono confiscati il distintivo e la pistola, è probabile che la pausa non sarà breve.
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Lentezza, plot twist che chiudono la puntata e una cura maggiore nell’estetica piuttosto che nell’azione sembrano essere gli ingredienti principali di Mare Of Easttown.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.