Godfather Of Harlem prosegue nella sua interessante commistione di tematiche differenti che, grazie a un’ ottima cura del background storico e una trama mai banale, riescono a confluire in un unico punto.
Messi momentaneamente da parte gli scontri tra criminali per il controllo della droga a Harlem, in “The Fruit Stand Riot” il focus narrativo è tutto sulla lotta per i diritti civili della comunità nera.
TRA MALAVITA E DIRITTI CIVILI
Come auspicato più volte da Malcom X, a quanto pare il gangster Bumpy Johnson ha definitivamente acquisito una coscienza politica ed è libero di esprimerla vista la tregua con Chin Gigante.
Il pestaggio dei neri dopo “l’affaire mela” (e tutto ciò che ne consegue) rappresenta al meglio uno dei punti di forza dello show: il perfetto intreccio narrativo tra affari criminali e lotta per i diritti degli afroamericani, riuscendo al tempo stesso a raccontare sia la società statunitense dell’epoca che le gang criminali di Harlem.
La riuscita di tale soluzione narrativa è dovuta in gran parte al cast d’eccezione scelto che anche in questo terzo appuntamento stagionale fa la parte del leone, con le performance attoriali perfette di Forest Whitaker, Giancarlo Esposito e Vincent D’onofrio, senza dimenticare l’ottimo Nigèl Thatch nei panni di Malcom X.
Unica nota dolente, per quanto poco influente, è la questione della genitorialità riguardante Margaret, con Mayme e Elise che hanno visioni opposte sul da farsi, per un tema che è stato affrontato dalla serie molteplici volte e inizia a essere ripetitivo, aspettando una svolta narrativa che prima o poi inevitabilmente arriverà.
LA NASCITA DI MUHAMMAD ALÌ
Non è certo questo il contesto giusto per approfondire l’enorme importanza avuta da Muhammad Alì nella società nordamericana e non solo, tra la sua conversione all’Islam, la lotta per i diritti degli afroamericani e il famoso rifiuto di partire per il Vietnam che gli costò il titolo, la prigione e un celebre processo che, contro ogni pronostico, lo vide vincitore presso la Corte Suprema.
E’ proprio in questa puntata che si assiste alla “nascita” di Muhammad Alì che, a seguito della sua totale adesione alla Nation Of Islam, cambia il suo nome da Cassius Clay a quello che tutti conoscono, divenendo il primo campione dei pesi massimi di fede islamica, un evento epocale per gli anni ’60.
LA NASCITA DEL PORNO
Se al giorno d’oggi la fruizione del porno è qualcosa di elementare e scontato, negli anni ’60 non era certo così e lo show di casa Epix decide di mettere in scena i prodromi di tale fenomeno, abbondantemente raccontato in The Deuce, tramite Benny che ritorna definitivamente dal suo esilio punitivo in California.
Come intuito dal mafioso italoamericano, il mondo del porno farà fare una montagna di soldi alla mafia italiana e non solo, trasformando per sempre prima la società americana e in seguito quella di tutto il mondo.
Ma la cosa fondamentale di questa porzione di trama è l’assassinio di Benny di cui sono colpevoli Stella e Ernie, per una sottotrama iniziata con la morte di Teddy che iniziava a stancare: non solo si pone fine a tale questione, ma i 2 personaggi citati, dotati di grande potenziale se sviluppati a dovere, potranno finalmente intraprendere nuovi percorsi narrativi e questo è sicuramente un bene per la serie.
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L’ennesimo episodio perfetto per Godfather Of Harlem, un prodotto televisivo che continua ingiustamente a essere sottovalutato, nonostante un cast eccezionale e una sceneggiatura di altissima qualità. Ancora una volta la valutazione è il massimo dei voti, per una terza stagione che si sta confermando sui livelli altissimi delle precedenti.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.