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È possibile creare hype solo utilizzando i minuti finali di una puntata? La risposta è sì ovviamente. Se il pubblico non ha validi motivi per ripresentarsi al prossimo appuntamento, la serie perde pubblico e viene cancellata; per questo molte svolte narrative (a volte dalla qualità discutibile) vengono inserite solo per arruffianare e continuare a vivere. Il discorso per le serie Netflix è ovviamente diverso e spinto da una naturale conformazione degli episodi che devono stimolare al binge-watching, quindi non ci si deve sorprendere se negli ultimi istanti avviene sempre un plot twist o un cliffhanger..
Come appena detto, “AKA Sole Survivor” si fa sicuramente ricordare per i minuti finali dove Jessica si ritrova inaspettatamente davanti alla presumibile villain della stagione. Sembrava infatti strano cominciare una stagione senza aver ben chiaro chi o cosa la Jones dovesse affrontare, ma analizzando la cosa a posteriori (e soprattutto, una volta conosciuto questo colpo di scena) si può dire che il serial abbia giocato bene le sue carte.
Questi tre episodi, oltre a formare un primo arco narrativo che ha introdotto il taglio della seconda annata, hanno anche avuto la funzione di vero e proprio spartiacque con la stagione precedente, comunicando allo spettatore che la prima stagione è qualcosa di cui siamo tutti molto grati, ma non si tratta di un passato in cui vivere e rifugiarsi; da valorizzare sì e magari rivedere periodicamente, ma la vita va avanti, così come le stagioni di Marvel’s Jessica Jones.
Nuova vita, vecchie conoscenze, ma anche nuovi modi di approcciarsi alla trama in corso. Come detto nella recensione della 2×01, i personaggi continuano ad affacciarsi alla narrazione con un mood e con dei metodi veramente spregiudicati, a volte ferendo anche i propri amici pur di ottenere qualche informazione in più sui fatti inerenti la trama orizzontale. Questo crea una dicotomia abbastanza alienante all’interno di “AKA Sole Survivor” visto che i personaggi alzano la posta in gioco cercando di mettere a segno più mosse nel minor tempo possibile. C’è però un enorme paradosso in tutto ciò in quanto la puntata procede in maniera veramente lenta. Le scene riescono anche a raggiungere un più che discreto livello nella realizzazione, ma il dazio da pagare per arrivarci è il torpore di certe sequenze ed un minutaggio che poteva tranquillamente essere tagliato di una decina di minuti.
Ovviamente la 2×03 si fa perdonare con altre scene d’impatto: un esempio su tutti è la scena dove Jeryn confessa a Jessica di avere la SLA. Il loro è un confronto potente, basato su pochi dialoghi ma tutti splendidamente scritti per la loro brutale onestà, per un’attenta scelta delle parole e – ovviamente – per l’interpretazione delle due attrici. Mentre Jeryn parla e confessa la sua struggente e deprimente solitudine per un problema di cui non può avere controllo, nell’elencare tutto ciò che non ha più e che le è rimasto, non si può che pensare di conseguenza alla vita solitaria e nichilista della stessa Jessica. Con un gesto semplice, ma potentissimo, le due donne vengono messe sullo stesso piano e – anche se si presentano diverse in certi aspetti superficiali o in trascurabili particolari – la matrice che le accomuna è la stessa.
Guardare queste due donne stremate emotivamente che si confrontano/confortano in un momento vulnerabile è elettrizzante; entrambe rimangono perfettamente fedeli ai loro personaggi e la regista Mairzee Almas fa un grande uso della distanza fisica tra di loro, così da dare la sensazione che, se una di loro provasse ad avvicinarsi (metaforicamente o letteralmente), vista la loro fragilità del momento, la distanza ravvicinata potrebbe causare la loro pronta rottura.
Come appena detto, “AKA Sole Survivor” si fa sicuramente ricordare per i minuti finali dove Jessica si ritrova inaspettatamente davanti alla presumibile villain della stagione. Sembrava infatti strano cominciare una stagione senza aver ben chiaro chi o cosa la Jones dovesse affrontare, ma analizzando la cosa a posteriori (e soprattutto, una volta conosciuto questo colpo di scena) si può dire che il serial abbia giocato bene le sue carte.
Questi tre episodi, oltre a formare un primo arco narrativo che ha introdotto il taglio della seconda annata, hanno anche avuto la funzione di vero e proprio spartiacque con la stagione precedente, comunicando allo spettatore che la prima stagione è qualcosa di cui siamo tutti molto grati, ma non si tratta di un passato in cui vivere e rifugiarsi; da valorizzare sì e magari rivedere periodicamente, ma la vita va avanti, così come le stagioni di Marvel’s Jessica Jones.
Nuova vita, vecchie conoscenze, ma anche nuovi modi di approcciarsi alla trama in corso. Come detto nella recensione della 2×01, i personaggi continuano ad affacciarsi alla narrazione con un mood e con dei metodi veramente spregiudicati, a volte ferendo anche i propri amici pur di ottenere qualche informazione in più sui fatti inerenti la trama orizzontale. Questo crea una dicotomia abbastanza alienante all’interno di “AKA Sole Survivor” visto che i personaggi alzano la posta in gioco cercando di mettere a segno più mosse nel minor tempo possibile. C’è però un enorme paradosso in tutto ciò in quanto la puntata procede in maniera veramente lenta. Le scene riescono anche a raggiungere un più che discreto livello nella realizzazione, ma il dazio da pagare per arrivarci è il torpore di certe sequenze ed un minutaggio che poteva tranquillamente essere tagliato di una decina di minuti.
Ovviamente la 2×03 si fa perdonare con altre scene d’impatto: un esempio su tutti è la scena dove Jeryn confessa a Jessica di avere la SLA. Il loro è un confronto potente, basato su pochi dialoghi ma tutti splendidamente scritti per la loro brutale onestà, per un’attenta scelta delle parole e – ovviamente – per l’interpretazione delle due attrici. Mentre Jeryn parla e confessa la sua struggente e deprimente solitudine per un problema di cui non può avere controllo, nell’elencare tutto ciò che non ha più e che le è rimasto, non si può che pensare di conseguenza alla vita solitaria e nichilista della stessa Jessica. Con un gesto semplice, ma potentissimo, le due donne vengono messe sullo stesso piano e – anche se si presentano diverse in certi aspetti superficiali o in trascurabili particolari – la matrice che le accomuna è la stessa.
Guardare queste due donne stremate emotivamente che si confrontano/confortano in un momento vulnerabile è elettrizzante; entrambe rimangono perfettamente fedeli ai loro personaggi e la regista Mairzee Almas fa un grande uso della distanza fisica tra di loro, così da dare la sensazione che, se una di loro provasse ad avvicinarsi (metaforicamente o letteralmente), vista la loro fragilità del momento, la distanza ravvicinata potrebbe causare la loro pronta rottura.
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“AKA Sole Survivor” conclude quella che è stata una trilogia di episodi che hanno impostato il taglio narrativo, l’antagonista e le tematiche che saranno sviscerate nei restanti dieci episodi. La seconda stagione di Marvel’s Jessica Jones si presenta, pertanto, diversa nei contenuti ma identica nello stile e nel linguaggio. Ed era quello che ci voleva.
AKA Freak Accident 2×02 | ND milioni – ND rating |
AKA Sole Survivor 2×03 | ND milioni – ND rating |
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Io mi auguro vivamente che ora la storia si lanci bene, perché finora questa stagione, pur godibile, è nettamente inferiore alla precedente, senza alcuna ombra di dubbio.