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Dopo un inizio di stagione veramente soporifero, con l’inserimento di Felix negli affari nicaraguensi della CIA nella quarta puntata e l’agguato subito nel precedente episodio la stagione sembrava essere finalmente entrata nel vivo, ma così non è stato.
Questo sesto appuntamento, che si apre con una splendida open cold dedicata ai fratelli Salinas da piccoli, tratta da una storia vera e che ci fà subito comprendere la natura dei personaggi, si è perso come gli altri in innumerevoli sottotrame secondarie.
Infatti incredibilmente gli autori decidono di ignorare completamente il tentato assassinio del main character, non fornendo allo spettatore nessuna spiegazione al riguardo.
Miguel Angel si ritrova non solo in pericolo di vita, ma con una faida interna alla propria organizzazione tra Sinaloa e Tijuana, il tradimento di Guerra che lo ha estromesso da un potenziale monopolio con il cartello di Calì e un deterioramento evidente dei suoi rapporto con il PRI, visto che i fratelli Salinas non hanno nessuna intenzione di stringere accordi con lui. Il padrino messicano si ritrova quindi in una posizione di estrema debolezza che lo costringe a cedere alle pressioni della piazza di Tijuana, senza dimenticare il piccolo gruppo della DEA, che nonostante mille difficoltà continua a creargli enormi problemi.
Walt Breslin, probabilmente il personaggio che fuma di più nella storia delle serie tv insieme a Vince di The Deuce, sicuramente non entrerà mai nel cuore degli spettatori e nonostante un minimo di background familiare avvenuto in”The Big Dig” continua a risultare un character bidimensionale e poco interessante.
Bisogna sottolineare come il personaggio di Kiki Camerana avesse in realtà lo stesso problema, ma sicuramente poteva essere inserito nella fazione dei buoni: Breslin, invece, con la complicità per le morti degli operai al tunnel di Chapito e un discutibile modus operandi, è andato ormai oltre, eliminando così la classica manichea divisione dei characters tra buoni e cattivi.
Globalmente nessuno dei protagonisti presentati ruba la scena e si impone veramente sugli altri, per una storia composta senza dubbio da troppi personaggi secondari e numerose sottotrame che tolgono minuti preziosi allo sviluppo della trama orizzontale.
La narrazione procede a stento e rende non facilmente digeribile la visione di puntate dall’eccessivo minutaggio, dove nonostante i 60 minuti a disposizione a conti fatti succede poco, con eventi diluiti tra un episodio e l’altro. E’ evidente come i momenti documentaristici della serie targata Netflix siano non solo molto interessanti e ben fatti, ma risultino fondamentali per spezzare la monotonia della narrazione, che almeno è caratterizzata da un comparto tecnico di alto livello, dalla splendida colonna sonora a una regia sempre impeccabile.
Tuttavia per un prodotto seriale già ben avviato, che sicuramente non ha problemi di budget o visibilità, era lecito aspettarsi molto più, ma la sensazione è che si sia, almeno per ora, diluito eccessivamente lo sviluppo della storia, in modo da coprire i soliti dieci episodi dalla notevole durata. Visto l’interessante tematica trattata e il periodo storico che offre innumerevoli spunti interessanti, la scrittura degli episodi per ora delude fortemente le aspettative e superata ormai la metà della stagione, una complessiva valutazione negativa di questa seconda stagione inizia a farsi largo con forza.
Si spera di essere prontamente smentiti nei restanti 4 episodi della serie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata discreta per Narcos Mexico, caratterizzata da un ottimo comparto tecnico, sempre una garanzia, ma che delude le aspettative visto gli accadimenti del precedente episodio. Gli spunti interessanti certo non mancano, ma visto la pachidermica avanzata della narrazione, non si può valutare l’episodio se non con una semplice sufficienza.
AFO 2×05 | ND milioni – ND rating |
El Dedazo 2×06 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.