American Horror Story: Double Feature 10×03 – ThirstTEMPO DI LETTURA 3 min

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Red Tide entra nel vivo e le cose cominciano a movimentarsi, anche grazie all’arrivo di Ursula, interpretata da Leslie Grossman, al solito nuovo personaggio sopra le righe e centrale nelle trame del duo Falchuk/Murphy.

IL TEMA DI RED TIDE


Dopo il doppio episodio introduttivo, ci si interrogava su quando la (mezza) stagione ingranasse (e quando andasse in vacca, ma per questo c’è ancora tempo). L’arrivo di Ursula (comparsa solo per pochi secondi in precedenza) movimenta le cose, impersonando l’agente del caos più dello scrittore “drogato” Harry. Seguendo la scia di quanto mostrato, a far da perno su cui ruotano le vicende, in questo paesino uscito da un quadro di Hopper privato della disperazione, è la brama di diventare artisti, di emergere in un mondo pieno di mediocrità artistica. Tutti, a turno, entrano in contatto con queste pillole prodigiose, trasformandosi in bestie assetate di sangue umano. Traslitterando il tutto, cosa si farebbe per essere sempre al top, al massimo della propria performance, se non sacrificare la propria umanità?

PILLOLE COME MCGUFFIN?


Il punto critico centrale sul quale la serie potrebbe arenarsi, o offrire derive interessanti, sembra essere cosa si nasconde dietro questo pillole. Se ne conoscono già gli effetti (necessità di integrare il flusso creativo in uscita con altrettanto sangue in entrata) ma servirebbe qualcos’altro per andare oltre ad un banale strumento narrativo, magari introducendo una backstory in grado di offrire una chiave di lettura ulteriore.
Va detto intanto che le diverse prospettive finora offerte non sembrano tradire troppo le aspettative. In particolare, è interessante rilevare come ad ogni personaggio serva un tipo di creatività diversa. Se Harry rappresenta il classico genialoide in erba che non è ancora riuscito a sfondare perché in qualche modo bloccato da sé stesso, il personaggio di sua figlia, Alma, offre un’interessante prospettiva: ci sono artisti che esercitano la loro creatività su una base regolare, come i musicisti, presi da tournée infinite dove ogni volta devono eseguire tutto “perfettamente”. Per queste persone quindi non esiste pausa come invece, ad esempio, fanno gli altri (Austin e Belle Noir) che stagionalmente si “fanno” per scrivere il nuovo capolavoro e poi tornano a non fare nulla.
In questa situazione, la creatività diventa una maledizione che potrebbe essere anche peggio dell’uccidere persone “mediocri” per succhiargli via il sangue.

FACCIAMO UN PO’ DI SOLDI CON LA CREATIVITÁ?


Se sei uno showrunner che ultimamente non ne ingrana una, non saresti disposto a comprare a caro prezzo una pillola “risolutiva”? È quello che pensa Ursula nel momento in cui le si palesa la possibilità di aprire un business nuovo e potenzialmente redditizio. Sarebbe interessante se qui si aprissero parentesi ulteriori su cosa significhi avere un mondo pieno di creativi che sfornano capolavori a raffica, innalzando sicuramente il livello mediocre della cultura ma col rischio di esagerare, secondo il vecchio motto de “il troppo stroppia”.
Pensando alle molteplici possibilità aperte da questi spunti, fa specie realizzare che mancano solo due episodi alla chiusura della (mezza) stagione. Non si sa se in preda ad una sorta di contenimento creativo, il dinamico duo di showrunner ha deciso di fare meno, forse memori del “perdersi” nelle loro stesse idee. Quindi due mezze stagioni separate nella trama. Il resto potrebbe essere quello in parte riscontrato anche nella serie antologica parallela, dove gli spunti venivano chiusi immediatamente dopo essere stati accennati. “In media res”, si dice, ma certi approcci non sono di casa qui.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il cast è sempre di livello ma Belle Noir e Austin dovrebbero esibirsi in ogni episodio, opportunamente apostrofati da una come Ursula
  • Svilupperanno decentemente i potenziali spunti finora vagamente accennati? Un dubbio sempre lecito con Murphy e Falchuk

Terzo episodio che entra nel vivo e offre spunti interessanti. Finora la serie tiene e si lascia guardare, lasciando ben sperare, anche se forse con troppo poco tempo per sviluppare opportunamente il tutto.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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