Barry: “What I did was terrible and I’m truly sorry.”
Gene: “I accept your apology.”
Anche in “Ben Mendelsohn”, esattamente come in “Limonada”, la narrazione continua a mostrare il lato debole di Barry alle prese con la sua costante ricerca di attenzioni, indipendentemente che esse siano d’amore o di puro e semplice affetto. Una ricerca che a suo avviso sembrava essersi conclusa con Gene Cousineau grato per la parte rimediata insieme a lui all’interno del nuovo show in cui sono entrambi stati scritturati.
Si è trattata, chiaramente, di una fase rapida, seguita da un nuovo ritorno all’instabilità: Gene in fuga e Barry visibilmente scosso che lascia fuggire l’uomo preferendo un ritorno alle tenebre. Quelle stesse tenebre che lo avevano avvolto nel finale della scorsa stagione in “Berkman>Block”.
Barry continua quindi la sua personale battaglia per diventare un essere umano migliore e poter essere apprezzato non solo per le sue doti da killer, ma per qualcosa di più profondo. Qualcosa di più umano.
PICCOLI PROGRESSI
La trama prosegue, come si può intuire, a piccoli passi non discostandosi di molto da quanto narrato nella precedente puntata. Certo, la fuga di Gene smuove la storia e riporta nel caos la porzione di trama riguardante Barry, ma per il resto si prosegue con lo stesso racconto. La guerra tra ceceni e boliviani prosegue a distanza mentre i piani delle due fazioni vengono raccontate al pubblico tramite Cristobal e Hank: mentre i boliviani sembrano arrivati al punto della ritirata per evitare ulteriori inutili vittime, i ceceni ingaggiano Barry (alla ricerca di uno scopo o presunto tale) per mettere in atto una loro personale controffensiva. La puntata riporta in scena anche Fuches, nascosto in Cecenia, mentre si rifiuta di aiutare Hank in quanto dice di aver trovato pace e serenità, due cose che sembrano svanire nel nulla proprio nel finale quando sembra realizzare il desiderio di vendicarsi nei confronti di Barry.
TRE ANNI DI VUOTO
Una stagione che al momento continua a convincere, ma che si ritrova addosso una zavorra non di poco conto: dal finale della precedente stagione sono trascorsi tre anni ed il pubblico, bombardato 24/7 come è oggi da programmi televisivi, deve avere modo di entrare nuovamente in sintonia con tutti i vari personaggi. Oltre che di ricordarsi di tutti i vari equilibri all’interno della trama. Sintomatico della negatività di questo tempo trascorso è il netto calo degli ascolti.
La seconda stagione ha vissuto di rendita, sospinta (dal terzo episodio in poi) da Game Of Thrones, quindi sarebbe sbagliato utilizzarla come benchmark di riferimento. Tuttavia se si guardano gli ascolti di questi primi tre episodi (tutti sotto i 300mila spettatori), non notare il calo è difficile. Un vero peccato, perché il prodotto di Bill Hader, nonostante il peso del buco di tre anni, continua ad intrattenere con la stessa grottesca narrazione del 2019. Difficile immaginare un colpo di scena in grado di ribaltare la situazione in maniera radicale, ma la speranza è l’ultima a morire.
Barry: “What I did was terrible and I’m truly sorry.”
Gene: “I want you to stay away from my family! Fuck you, and don’t talk to me anymore, you piece of shit!”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La fuga di Gene potrebbe significare un colpo di scena in vista per la narrazione, oppure solamente l’ennesima tappa di un viaggio di redenzione insperato per Barry. Difficile pronosticare ora quale delle due strade verrà scelta, ma una certezza per ora c’è: gli ascolti dello show HBO non rispecchiano (come in molti altri casi, vedi The Leftovers) la caratura e l’intrattenimento che la creatura di Bill Hader è in grado di regalare.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.