La puntata riprende, a livello temporale, esattamente da dove si era concluso l’episodio precedente: Bill Taba bloccato fuori dalla baita, in pericolo. Le prime sequenze dell’episodio, concitate durante la fase del soccorso, vedono Jeb cercare di salvare il collega dalla pericolosa situazione in cui si trova incastrato.
Ancora una volta, esattamente come per gli episodi precedenti, occorre sottolineare come musica ed intro risultino ad effetto e sottolineino una produzione che non lascia al caso nessun tipo di particolare. Ennesima conferma che Under The Banner Of Heaven può tranquillamente già essere inserita nella breve lista degli show del 2022 da tenere sott’occhio anche in vista di Emmy e Globe.
Soprattutto considerato Andrew Garfield che continua ad interpretare in maniera egregia Jeb Pyre ed i suoi dubbi attorno alla religione dei mormoni. Dubbi che in questo episodio non vengono più mantenuti privati ma che Jeb cerca di esporre al pastore della comunità, soprattutto cercando di contestualizzare alla difficoltosa situazione (detective in un caso di omicidio all’interno di una famiglia del suo stesso credo religioso) in cui si trova bloccato.
IL CASO LAFFERTY
Parallelamente ad un rallentamento narrativo dal punto di vista “religioso”, la serie cerca di accelerare gli sviluppi attorno al caso Lafferty portando in scena l’arresto di Samuel (nascosto all’interno della baita). L’arresto avviene nella parte iniziale di puntata, ma rappresenta l’espediente attraverso il quale lo show cerca di scalfire ulteriormente il credo di Jeb, oltre ad essere lo sviluppo di trama importante all’interno dell’episodio. L’arresto è abbastanza rapido considerata la situazione di stallo iniziale e oltre all’interrogatorio dello stesso Samuel risulta interessante quello della figlia. A colpire non è tanto il livello contenutistico dell’interrogatorio, comunque molto importante ai fini della trama, quanto piuttosto la messa in scena: Andrew Garfield si mostra molto abile nell’immedesimazione del personaggio, tralasciando per alcune sequenze la parte religiosa. Tutto viene talmente ben presentato nell’episodio da far risultare la visione quasi leggera nonostante il minutaggio si attesti nuovamente attorno all’ora.
DUBBI SULLA RELIGIONE
Il caso Lafferty, come si scriveva poco fa, sta lentamente facendo cedere il credo di Jeb, instillando il dubbio e facendolo ricredere in ciò in cui aveva perentoriamente riposto la propria fede. I dubbi del detective non restano puro appannaggio dello spettatore bensì diventano oggetto di dialogo tra Jeb stesso ed il pastore, ma senza un effettivo risvolto che possa movimentare le acque. Certo, aver spostato il battesimo delle figlie risulta essere un evento senza precedenti, ma per rendere le decisioni di Jeb davvero degne di nota occorrerà probabilmente aspettare ancora alcuni episodi.
Continuano a risultare molto interessanti i flashback, abilmente sfruttati da regia e sceneggiatura per dare allo spettatore maggiore informazioni sul passato della fede mormona unitamente a quello della famiglia Lafferty.
VENDETTA VERA?
La puntata si conclude con l’interrogatorio di Samuel Lafferty, ormai in procinto di rivelare la fantomatica lista di peccatori che era pronto a giustiziare in nome della propria fede: Rory Culkin dopo l’ottima interpretazione in Waco si riconferma attore degno di nota. Sarà interessante vedere quanto la lista si espanderà e quando i detective Bill e Jeb riusciranno ad opporsi al desiderio di punizione divina dei Lafferty.
Dopo l’arresto di Allen, Robin e Samuel restano pochi i Lafferty ancora in libertà e che potrebbero fare parte del desiderio di vendetta che sembra aver destinato come vittima anche Brenda e la piccola figlia.
“Surrender” risulta interessante inoltre per dettare le tempistiche dell’efferato omicidio e del movente, oltre ad una contestualizzazione necessaria che mostra la violenza di Ammon mentre cerca di tenere saldo tra le proprie mani il potere della sua famiglia. Quanti dei fratelli Lafferty saranno coinvolti nel violento omicidio mostrato nel primo episodio?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata di raccordo che cerca di rallentare determinati aspetti, velocizzandone altri. Niente di drammatico per quanto concerne il voto, nonostante “Surrender” sia leggermente sotto rispetto i due episodi che l’hanno preceduto. Ma lo show continua ad attestarsi su altissimi livelli, anche solo per il comparto tecnico e per la recitazione.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.