Dopo la visione di questo finale di stagione l’unica vera domanda che rimane in testa è: “…e mo’ che succede?”. Occorre premettere che Barry è stato rinnovato per una quarta stagione (composta sempre da otto episodi) proprio a maggio, quindi quanto meno c’è la certezza che lo show di Bill Hader troverà spazio ancora per un arco narrativo. Tanto basta per tirare un sospiro di sollievo ed essere grati ad HBO per questo regalo nonostante i bassi ascolti (ma con una critica totalmente innamorata di questa crime-black comedy).
Con la certezza di rivedere Barry in scena, quindi, la domanda con cui si è aperta questa recensione potrebbe essere tranquillamente archiviata perché uno show come Barry non vive né di supposizioni fatte da parte del pubblico, né di viaggi immaginari per indovinare dove la sceneggiatura voglia andare a parare.
No, Barry è un viaggio a tutto tondo all’interno della vita di un personaggio disturbato, Barry Berkman, che sta facendo di tutto pur di mettersi alle spalle il proprio passato da assassino su commissione. Un percorso fatto di errori, ricadute e sprazzi di gioia qua e là. Non c’è alcuna necessità di analizzare il futuro, quanto piuttosto il dovere di godersi il presente.
La visione di “Starting Now” è un emotional roller coaster attorno a tutti i personaggi principali, lasciando più di una volta lo spettatore stupefatto e con la bocca aperta. La stessa identica cosa che farà Barry quando realizzerà di essere stato vittima di un’imboscata architettata in ogni singolo dettaglio.
REAZIONE AD UN TRAUMA
Cerchiamo di andare con ordine.
Come si presupponeva nella scorsa recensione, Sally si ripresenta nella vita di Barry per chiedergli di mantenere la sua parola e di cercare vendetta ai danni di Natalie. L’ennesima dimostrazione che per la ragazza il rapporto è totalmente archiviato, mentre Barry sembra continuare ad ancorarsi ad esso quasi voglia a tutti i costi sfruttarlo come appiglio di una normalità latente, ma mai effettivamente esistita. Una normalità che, con la fuga di Sally in Missouri e la chiamata di Gene, viene cancellata dal dizionario di Barry.
Quasi come se Barry fosse un virus, lo show mostra due delle persone che gli sono state più vicino diventare delle furie omicide con motivazioni opposte (anche se accomunate dalla sopravvivenza): da una parte Sally, che uccide l’ultimo superstite della gang di motociclisti apparsa in “710N”; dall’altra Hank che si libera, abbatte una pantera (scelta di Hader quella di non mostrare l’animale) e salva Cristobal da una tortura in pieno stile Arancia Meccanica. Lo show si sofferma su questi tre personaggi (Barry, Sally e Hank) cercando di mostrarne l’umanità e la loro capacità nel reagire ad un trauma. Una reazione animalesca, priva di filtri e in certi casi impossibile da controllare. È questo il caso del pianto di Barry durante il confronto con Albert, oppure quello di Sally mentre con una mazza da baseball fracassa il cranio del motociclista ormai esanime.
EMOZIONI UMANE
Una puntata che si mostra come un vero e proprio fiume in piena di emozioni. I vari confronti tra i personaggi, in questo caso, sono solo uno dei tanti modi alternativi scelti da sceneggiatura e regia per mostrare l’umanità dei charachter. Lo sceneggiatore Duffy Boudreau ha definito l’interrogatorio di Jim Moss ai danni di Gene come “Gene facing God”. Una sequenza tentata sette volte e che restituisce uno scontro a tutto campo dove da una parte c’è un uomo che ha perso tutto (Jim), mentre dall’altra c’è un uomo che è sul punto di perdere tutto (Gene), ma che non può venir meno ad un animo fondamentalmente buono. Ed è proprio su questo chiodo che il padre di Janice continuerà a battere ottenendo l’appoggio di Gene per catturare Barry nel finale di puntata.
Quando Gene incastra Barry forse si tratta della vera prima dimostrazione da parte dell’ex maestro di essere in grado di recitare. E di saperlo fare alla grande.
La faccia sbalordita di Barry restituisce quella dello spettatore, incapace di elaborare quanto sta accadendo e stupito nel profondo per come il castello di carte sia crollato addosso a Barry.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Inutile continuare a ripetere alle persone di recuperare Barry. Meglio stringerlo forte per la rara pietra preziosa che rappresenta nella normalità seriale di questo periodo storico. E sperare che la quarta stagione non arrivi tra tre anni.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.