Billions 6×11 – SuccessionTEMPO DI LETTURA 3 min

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Billions 6x11 recensionePotere, fama e denaro: il trittico delle meraviglie a cui ogni miliardario non può rinunciare. Un trittico che è difficile da bilanciare perché molto spesso denaro non significa potere ma solo fama; al tempo stesso potere non significa fama così come fama non implica denaro. Va però anche detto che se si parte da una solida posizione economica, la fama arriva indirettamente ed il potere può essere parzialmente comprato o investito.
Un investimento, che approssimato alla cifra di 3 miliardi di dollari, potrebbe portare un miliardario a diventare POTUS. Già: questo è il piano di Mike Prince che era stato leggermente accennato in “Hostis Humani Generis“.

Chuck:What is this guy doing? […] Michael fucking Prince is running for president.
Taylor:President of the United States of America

I LIKE MIKE


Collegando tutti i punti sulla lavagna, ora si che appare chiaro l’obiettivo (giustamente tenuto) segreto in queste puntate e a posteriori ha improvvisamente un senso tutta la stagione. Nella costruzione del personaggio, la sua devozione alla causa popolare, al far del bene, al migliorare New York con le Olimpiadi e una nuova metro sono solo mezzi per soddisfare un fine personale e soprattutto il suo ego. Perché alla fine, dietro tutto, si tratta di quello: non c’entra il denaro, non c’entra l’accumulo infinito di risorse e non c’entra la guerra con Chuck.
Una rivelazione che riesce a generare un effetto sorpresa non indifferente e che al tempo stesso permette a Billions di dare un respiro molto più ampio alla trama, giustificando il rinnovo per una 7° stagione e anche facendo una dichiarazione d’intenti piuttosto forte: non si sta allungando il brodo con cose già viste. Poteva essere una paura (giustificata) con la sostituzione tra Axe e Prince ma tutto sembra alludere ad un altro tipo di Billions e non si poteva che auspicare questa evoluzione.

I DON’T LIKE MIKE


Forse un qualche suggerimento su questo plot twist poteva essere dato dal curriculum di Eli Attie, uno dei tre sceneggiatori di questo episodio. Un curriculum che si fa notare, tra le varie cose, per due attività piuttosto peculiari: è stato lo scrittore dei discorsi di Al Gore nella campagna presidenziale del 2000 e ha servito come sceneggiatore e produttore per The West Wing (e House). Due indizi che fanno ben più che una prova.
“Succession” è un episodio molto importante per tutte le ragioni elencate qui sopra ma lo è anche per il taglio netto che dà al passato, elevando la faida tra Chuck ed il miliardario di turno ad un livello successivo che era necessario per mantenere alto l’interesse e non ripetersi.
Un livello successivo che gli ex coniugi Rhoades non sembrano aver raggiunto visto che entrambi si ritrovano punto e a capo nella loro vita. Ma il focus di questo commento non vuole essere Chuck quanto piuttosto Wendy che, in 11 episodi, si era lentamente abituata al suo nuovo padrone, salvo poi venir fuori improvvisamente con un libro che espone tutti i suoi colleghi con la scusa di “pulirsi la coscienza”. Francamente un po’ troppo poco per giustificare questo cambio di opinione. Eppure non è questo il lato peggiore perché ciò che veramente fa dispiacere è constatare come, insieme al suo libro in fiamme, siano andati in fumo anche tutti i piccoli passi in avanti fatti durante la stagione.
È tempo di ricominciare, è tempo di ripartire, è tempo di evolversi. Mike Prince lo sta facendo, lo faranno anche Chuck e Wendy?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Mike POTUS Prince
  • Rivelazione che mette tutto su un’altra prospettiva
  • Il “dito medio” fatto ai cinesi
  • Il contatore elettronico della fortuna di Prince
  • Mike Money
  • Ritmo non elevatissimo
  • La storyline di Wendy continua a non avere alcun senso

 

Tanto di cappello al trio Brian Koppelman, David Levien e Eli Attie: ci avete fregati tutti.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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