Black Mirror 6×05 – Demon 79TEMPO DI LETTURA 4 min

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Black Mirror 6x05 recensioneCome sottolineato nella recensione precedente, questa sesta stagione di Black Mirror rappresentava uno spartiacque per il fandom, dopo un quinto ciclo dimenticabile e non all’altezza delle prime stagioni.
Vuoi per l’approdo di Black Mirror su Netflix – con la sua tendenza al mainstream – vuoi per il tempo trascorso dalla messa in onda del primo episodio (2011), vuoi per i cambiamenti subiti dalla società in questi ultimi 12 anni, questa sesta stagione sembra aver perso la capacità di stupire.
Il carattere distopico e avanguardistico della creatura di Charlie Brooker si è decisamente affievolito, anche perché, ultimamente, la realtà sta superando la fantasia. Tra intelligenza artificiale, robot umanoidi e ChatGPT vari, il progresso tecnologico ha ricevuto un’enorme spinta in avanti e molti scenari ipotizzati dallo show, potrebbero benissimo accadere oggi.
In un clima come quello odierno, dunque, c’era davvero bisogno di una sesta stagione di Black Mirror? Per noi la risposta è no.

RED MIRROR


Come il precedente episodio, anche il season finale, intitolato “Demon 79”, si discosta completamente dallo stile blackmirroriano e si trasforma in una puntata singolare e atipica.
In una recente intervista, Charlie Brooker ha raccontato di come la sua idea iniziale fosse quella di creare un’altra serie antologica, sulla falsa riga di Black Mirror, ma a tema horror. Ecco spiegata, dunque, la trama di quest’ultimo episodio che viene addirittura anticipata proprio dalla title card “red mirror”. Una variante in cui la tecnologia viene lasciata dentro un cassetto per cambiare completamente genere e scenario.
“Demon 79” è la storia di Nida Haq, una ragazza indiana, residente a Londra, che lavora come commessa in un negozio di scarpe ed è costantemente vittima di commenti razzisti e xenofobi. Apparentemente innocua ed introversa, la vita di Nida cambia quando tocca inavvertitamente un talismano (con sopra un simbolo già apparso in “White Bear”) e viene posseduta da Gaap, un demone. Nida, da questo momento, ha esattamente tre giorni di tempo per compiere tre omicidi sacrificali – uno al giorno – altrimenti la Terra verrà distrutta da un’apocalisse nucleare.

CARNEFICE O VITTIMA?


Oltre a discostarsi dal punto di vista tematico, “Demon 79” cambia ambientazione temporale e si sposta nel passato, precisamente nel 1979.
L’Inghilterra descritta nella puntata è una nazione in forte tumulto, conservatrice, xenofoba e sull’orlo di un cambiamento politico importante. Uno degli altri personaggi dipinti da “Demon 79” è Michael Smart, un candidato del Partito Conservatore che aizza la popolazione con discorsi razzisti e di suprematismo bianco. La povera Nida, dunque, si trova catapultata in un incubo a cielo aperto, non soltanto per l’ingrato compito del demone, ma anche, e soprattutto, per una sensazione di costante paura e vergogna.
Dopo il primo omicidio, Nida è sconvolta e non vorrebbe più procedere con la missione, ma, con il passare del tempo, trova una forza oscura dentro di sé e decide, di sua spontanea volontà, di porre fine all’esistenza di Michael Smart. Da vittima a carnefice e da carnefice a vittima, in un gioco di rimbalzi tra colpa ed empatia, dove non esiste solo il bianco ed il nero, ma una complicata scala di grigi.
Anche senza tecnologia, è lampante la critica feroce di Charlie Brooker a tutte quelle realtà dove il più forte prevarica il più debole e il “diverso” è visto come estraneo, non conforme, pericoloso ed inferiore.

UNA DARK COMEDY


Se questo episodio facesse parte di un prodotto come Into The Dark o American Horror Stories, nessuno avrebbe storto il naso e i difetti di questa puntata sarebbero stati dei pregi.
Purtroppo questo esperimento di Charlie Brooker non è riuscito del tutto, nonostante l’impegno del comparto tecnico:  dalla regia di Toby Haynes (“USS Callister“), all’interpretazione di Anjana Vasan (Nida) e Paapa Essiedu (Gaap), dal tono satirico da dark comedy, alla colonna sonora. La sperimentazione è sempre ben accetta, soprattutto da un prodotto come Black Mirror che ha fatto dell’essere visionario la sua bandiera portante, ma questo non basta.
Black Mirror ha abituato il suo pubblico a rompere gli schemi e catapultarlo in un mondo fatto di angoscia e disagio, domandandosi se ciò che aveva appena visto sullo schermo poteva davvero accadere nella realtà.
Con questo quinto episodio Charlie Brooker ha deluso le aspettative, snaturando uno show che, comunque, aveva ancora poco da dimostrare e rendendo la visione superficiale, ininfluente e tediosa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN

 

Un episodio singolare e molto poco blackmirroriano. Una puntata comunque innovativa, ma che non sarà apprezzata dalla zoccolo duro dei fan. Black Mirror, ormai, ha dato tutto ciò che poteva dare.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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