Expats 1×04 – MainlandTEMPO DI LETTURA 4 min

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Expats 1x04 recensioneÉ un dolore claustrofobico quello che accompagna questo quarto episodio di Expats.
La miniserie di Prime Video basata su The Expatriates, romanzo di Janice Y. K. Lee, ha sin da subito presentato una storia divisa in tre filoni principali, seppur sempre collegati tra loro. A portare avanti questi racconti, le tre protagoniste: Margaret Woo (Nicole Kidman), Hilary Starr (Sarayu Rao) e Mercy Cho (Ji-young Yoo). Tre donne alle prese con tre vite diverse ma accomunate da un senso di sofferenza scaturito da un proprio bagaglio emotivo.
Un percorso emozionale lungo sei episodi che in “Mainland” dà spazio più che mai al dolore intimo delle protagoniste che, aiutate da un’ottima scelta registica, viene raccontato in maniera quasi asfissiante.

MARGARET


Come sempre, a guidare la storia è la Margaret di Nicole Kidman. Il suo dolore è quello più esplicito del trio, in quanto lo spettatore ha vissuto in prima persona il dramma che ha colpito la donna attraverso il racconto chiarificatore del secondo episodio.
La Margaret di questi ultimi episodi sta mettendo in scena un dolore sordo non tanto celato come poteva invece apparire da un primo sguardo durante il pilot. Il traumatico riconoscimento che lei e il marito sono costretti ad affrontare in questo episodio è l’occasione per approfondire ulteriormente i modi in cui i genitori di Gus stanno diversamente affrontando questa perdita.
Entra in scena così il primo ambiente claustrofobico della puntata: l’obitorio. La scelta della regia, infatti, è stata impeccabile nel ricostruire un luogo che lasciasse intendere un senso di oppressione che rispecchiasse le sensazioni provate dai personaggi. Nicole Kidman riesce così a portare in scena una sorta di isterismo prima tragico e poi glaciale. La rigida sicurezza che emerge sul viso di Margaret a fine episodio trasmette in maniera impeccabile il sentimento di una madre per niente disposta ad arrendersi. Un sentimento che ben si oppone, invece, al crollo emotivo del marito. Clarke era pronto a lasciar andare Gus per poter voltare pagina con il resto della famiglia, una tragica consolazione che appare forse più accettabile della perenne incertezza.

MERCY


Al secondo posto, c’è invece Mercy. La ragazza sta condividendo il suo screen time con il personaggio di David continuando a proporre un mix tra follia esacerbata e esternazione più seria del dolore. A tal proposito, in questo episodio colpisce in maniera prepotente il racconto di David riguardo l’incidente che ha segnato la sua infanzia e quella del fratello: quello che sembrava un semplice racconto generico nella presentazione del pilot si lega adesso maggiormente con i personaggi della serie, aumentandone anche il valore emotivo.
Ma il ruolo di David in “Mainland” risulta primario soprattutto per il collegamento con Mercy. Con il secondo luogo claustrofobico a farla da protagonista (questa volta il piccolo e opprimente appartamento di Mercy), emerge un’ulteriore problematica da affrontare per la ragazza già alle prese con numerosi demoni personali. La scoperta della gravidanza apre un percorso differente per Mercy, ora costretta ad una scelta così drastica e sconvolgente considerato anche il suo attuale stato emotivo.

HILARY


Infine, a spiccare particolarmente in questo episodio c’è Hilary. La donna rappresenta l’essenza di “Mainland” ritrovandosi oppressa sia letteralmente che emotivamente. Il terzo luogo claustrofobico diventa così quello più reale di tutti, costringendo Hilary a rimanere bloccata in ascensore con una madre iper giudicante.
I dubbi legittimi sulla gravidanza e le problematiche matrimoniali mostrati nei precedenti episodi si ritrovano ora da sfondo ad un’analisi molto più attenta della donna, che porta con sé un bagaglio emotivo ingombrante. Testimone sin da piccola della violenza del padre verso la madre e le continue pressioni di quest’ultima sulla questione figli, presentano un quadro molto più complesso del personaggio di Hilary.
A trainare questa parte di trama emergono così temi sempre attuali come la pressione sociale sulla figura della donna in funzione del ruolo di madre. Un elemento, quello sociale, che sembra essere un focus costante della serie che è riuscita finora a svolgere un buon lavoro nella sua presentazione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sensazione asfissiante che accompagna la storyline di Hilary
  • Nicole Kidman ottima nel mostrare angoscia, isterismo e freddo controllo 
  • Scelte registiche ben ponderate e riuscite 
  • Qualche eccesso e difetto nella narrazione 
  • La trama di Mercy non riesce a coinvolgere come le altre 

 

Expats porta a casa una sufficienza abbondante mentre continua a raccontare una storia che non sarà innovativa ma riesce senza dubbio a coinvolgere.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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