Si respira aria di “normalità” ad Alfea, nonostante tutto.
“Fate: The Winx Saga” deve giustamente combattere con i paragoni col cartone animato da cui è tratto ma a cui, in questa sede, non si farà volutamente riferimento, per non infierire alimentando discussioni infinite al suon di “eh ma hanno stravolto completamente il personaggio X“, “però il libro era meglio” (ah no, questa non vale qui). Anche perché deve già confrontarsi anche con tutta una serie di saghe magiche per ragazzi. Scuola di magia, foreste abitate da creature pericolose, protagonisti con destini segnati dalla nascita, accento britannico e cielo perennemente biancastro e nuvoloso (come solo il cielo autunnale dell’Irlanda, dove la serie è stata girata, sa essere): è un arduo compito quello di far immergere lo spettatore nella storia senza far volare la memoria al mondo di Harry Potter, col suo immaginario ampiamente sedimentato, soprattutto in un pubblico appassionato di storie di magia come può essere quello di riferimento dello show.
ALFEA IS THE NEW HOGWARTS? NOT QUITE.
“Is she like detention pissed off or expulsion pissed off?”
“I’m going with the first one but only because of the tiny bit of pride I also felt in there.”
Sentendo il dialogo riferito alla preside Dowling mentre nasconde un sorriso orgoglioso, come non pensare a Silente? Autorevole ma allo stesso tempo con un debole per gli studenti ribelli ma coraggiosi.
Nonostante gli elementi in comune finora citati, “Fate: The Winx Saga” cerca di distaccarsi da quell’immaginario, innanzitutto grazie all’ambientazione contemporanea. Gli autori hanno creato un’atmosfera liceale tipica del nostro tempo che ricorda molto quella di “Sex Education”: dalle canne all’alcool, dai riferimenti sessuali (“She lets you do butt stuff!“) alla centralità dei social e, in generale, degli smartphone. Tutti questi elementi consentono allo spettatore, sia adolescente che non, di immedesimarsi con i protagonisti, e di allontanarsi da alcuni cliché tipici dei teen dram americani: la festa non assomiglia affatto agli abusati prom, grazie all’attività primaria degli Specialisti Sky non ha bisogno di essere il capitano della squadra di football (o di Quidditch) per essere il personaggio più in vista della scuola; il personaggio di Stella, che inizialmente sembrava essere lo stereotipo della bulla più ammirata (e stronzetta) della scuola, inizia a svelare tratti più profondi, con piacere dello spettatore.
Così, anche quando entrano in campo archetipi delle storie di avventura per ragazzi, come gli adolescenti che cercano di risolvere da soli un problema più grande di loro senza ricorrere all’aiuto degli adulti, si riesce a non pensare: “dove ho già visto questa scena?”.
BURN BABY BURN
“A fire that lays waste to everything in its path is instinctual and impulsive. What about when you need that fire to stop?”
Questo terzo episodio ha il pregio di concentrarsi molto sulla magia e di settare le basi per la creazione delle Winx, non solo come coinquiline della suite, ma come gruppo di fate che combattono contro i cattivi. E’ interessante l’escamotage narrativo della necessità di uccidere l’esatto Burned One che ha colpito la persona infetta affinché questa si curi. Oltre ad alimentare il mistero su chi siano questi mostri e cosa vogliano, è sicuramente coerente con un mondo magico e ha le potenzialità per essere un ottimo ostacolo nella narrazione anche in futuro. Contribuisce, infatti, a creare le “regole” del mondo magico in cui lo spettatore vede muoversi i personaggi, passaggio fondamentale per un prodotto basato sulla magia. Occorre creare una logica all’interno di un mondo che, evidentemente non guidato da leggi fisiche reali, darebbe spazio a risoluzioni affrettate e superficiali.
In questo il margine di miglioramento della serie è consistente. A metà stagione non si sa ancora molto su questo Otherworld in cui si colloca la scuola. Il solo fatto che l’aneddoto di Stella che accieca l’amica venga considerato solo gossip senza particolare scompiglio, o che la storia di Alfea risalente a soli sedici anni prima sia un mistero di cui nessuno parla, sono sintomatici di una mancanza di contestualizzazione che fa un po’ storcere il naso.
Ad ogni modo, al loro esordio come combattenti le Winx danno subito prova dell’affiatamento, coraggio e intraprendenza che ci si aspetta da un gruppo di giovani potenziali eroine con poteri magici. Inoltre, il fatto che sia necessario l’intervento della Dowling per uccidere il mostro è un aspetto “realistico” apprezzabile. Sarebbe stato alquanto utopistico che cinque giovani fate inesperte neutralizzassero facilmente una minaccia che spaventa anche i navigati professori.
LESS IS MORE
“Bloom has the potential to be one of the most powerful fairies the Otherworld has ever known.”
L’episodio, dunque, è lungi dall’essere perfetto. Si riscontrano tanti elementi trattati con superficialità: oltre alla sopracitata storia della ex preside Rosalind, gli appunti banalissimi di Bloom sui legami tra emozioni e poteri (davvero c’è bisogno di uno schema per capire una cosa che è stata detta svariate volte senza tralasciare dubbi?), la scoperta di una stanza segreta (ma non protetta da magia) contenente proprio le foto cercate, la presenza di due spie cattive di cui nessuno si accorge finché una non uccide l’altra, Bloom e Sky si incontrano al cerchio magico convenientemente nello stesso momento.
Sicuramente i soli 6 episodi a disposizione, insieme ai tanti personaggi a cui dover dare spazio, costringono a sorvolare su aspetti che andrebbero trattati con più attenzione, in modo da dare un buon ritmo all’azione. Questa infatti scorre molto veloce e permette di far accadere tante cose in un singolo episodio, a scapito però della qualità complessiva del prodotto.
Così come la sua protagonista anche la serie ha buone potenzialità ma avrebbe bisogno di qualche accortezza in più.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Fate: The Winx Saga”, al terzo episodio, conferma la tiepida ma, comunque, positiva prima impressione. Il teen drama in chiave fantasy di Netflix porta a casa un buon episodio che, in 50 minuti, condensa molte cose senza rischiare di mettere troppa carne al fuoco. L’azione procede velocemente, alcuni misteri vengono svelati mentre altri si figurano all’orizzonte, i legami tra i ragazzi si rinforzano e anche il pubblico inizia a conoscere meglio i protagonisti. Non mancano elementi di approssimazione che però, nel complesso, non disturbano eccessivamente la visione.
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