Feud: Capote Vs. The Swans 2×01 – 2×02 – Pilot – Ice Water In Their VeinsTEMPO DI LETTURA 4 min

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feud 2x01 pilot

Era il lontano marzo 2017 quando Feud sbarcava sui piccoli schermi americani presentando l’omonima faida tra le due attrici Joan Crawford (interpretata da Jessica Lange) e Bette Davis (con il volto di Susan Sarandon). La serie all’epoca ricevette un prematuro rinnovo ancora prima della release del pilot con una seconda stagione focalizzata sul Principe (ora Re) Carlo e la Principessa Diana, stagione poi scartata nell’agosto 2018.
Sin da allora il silenzio ha avvolto il futuro di Feud, fino a quando un improvviso annuncio ha risvegliato gli spettatori dal loro torpore nell’aprile 2022: Naomi Watts, Diane Lane, Chloë Sevigny e Calista Flockhart come attrici; Gus Van Sant alla regia (di 4 degli 8 episodi) e Jon Robin Baitz alla sceneggiatura (di tutte le puntate). E una nuova trama.
Ryan Murphy cerca di bissare la qualità vista nella prima stagione in quello che è un ritratto spietato dell’alta società newyorkese, dalla penna altrettanto spietata di Truman Capote (un bravissimo e fastidioso Tom Hollander recentemente pagato per il suo non-ruolo come Spider-Man).
Se nella prima stagione il tema al centro del contendere era stato la rivalità lavorativa tra Bette Davis e Joan Crawford, stavolta si è optato per la denuncia della futilità del jet set newyorkese messo alla berlina dagli scritti di Truman Capote, poi raccolti nel libro suo libro postumo. Questo ha portato alla rovina la brillante carriera del talentuoso scrittore, messo al bando dalla stessa società che lo aveva reso importante nelle molteplici feste degli anni ’60 e ’70. Capote vs i suoi cigni (le belle e importanti signore) tra cui primeggiava la sua amica Baby Paley.

2x02 Ice Water in Their Veins

UN RITRATTO SPIETATO


Truman Capote è stato tanto brillante quanto odioso.
Il suo talento, la scrittura, ha sempre definito la sua vita e nulla, per lui, aveva più valore di questo, anche se significava sacrificare i suoi pochissimi sinceri rapporti sociali L’aspetto tragico e ineluttabile della storia è chiaro già in questi primi due episodi rilasciati insieme tanto da offrire subito il quadro della tragedia sociale che c’è dietro quel mondo effimero fatto di regole non scritte dove l’apparenza e l’ipocrisia sono le sole regole sociali valide da considerare. Capote era un genio in quella, da lui stesso definita come nuovo genere, come “il romanzo verità”, già dal suo primo grande successo degli anni ’60, quel “A Sangue Freddo” salito agli onori della cronaca come un nuovo modo di fare giornalismo, dove ad un fatto di cronaca seguiva un ritratto sociale di parte di quell’America che si stava conoscendo nella sua anima più scura.
Quel parlato così simile ad una nenia quasi robotica che incantava chiunque avesse l’onore di incontrare ad una festa che, sotto forma di scrittura invece, risultava tagliente in profondità, restituendo un’amara versione della verità, tanto incontestabile quanto insopportabile nel far emergere i lati oscuri di un’umanità privilegiata e senza morale. E a tal proposito Hollander offre un’interpretazione perfetta e respingente in tal senso.

DA AMICI A NEMICI, SENZA FARE PRIGIONIERI


La terra bruciata che si apre come una voragine intorno a lui, cigno nero in mezzo a cigni bianchi, è resa splendidamente in questi due episodi complementari. Nel primo si ha modo di vederlo all’opera al suo apice, mentre nel secondo, a guerra iniziata, mostra l’inevitabile caduta, dove lo spettatore viene, a turno, incluso ed escluso da quei club ristretti dove non c’è spazio per la pietà che solo pochissimi hanno l’ardire di mettere in risalto (vedasi l’amico/compagno Jack o C.Z. Guest).
Il tutto mostrando quanto quel poco di umanità evapori lungo la via della perdizione, dedita al solo soddisfacimento dei sensi, che siano fisici (rapporti clandestini con uomini che lo usano come trofeo o bevute alcoliche senza fine) o psicologici (telefonate mai risposte e feste negate alternate a scenate di crudeltà verbali e fisiche). Lo show ha il raro dono di far provare pietà allo spettatore blandendolo con futilità di ogni sorta, sepolto da sentenze di morte e oblio calate come maledizioni (su questo i personaggi della Lane e della Flockhart sono crudeli a livelli sublimi).
L’ago della bilancia rimane in bilico soltanto per il personaggio della Watts che sembra non saper mai realmente decidere e quindi preda di un cancro fisico che si trasforma anche in senso di colpa. Tanta roba da esplorare nei prossimi 6 episodi, quasi sadicamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto il cast, azzeccatissimo per quanto sia respingente e tagliente allo stesso tempo
  • La speranza e la positività non sono di questa serie e la necessità di trovarle, senza successo, rendono appassionante la narrazione
  • Tante guest star che fanno piacere ma che forse rischiano di distrarre lo spettatore nel cercarle e nel definire il loro ruolo all’interno dell’affresco complesso che si sta dipingendo

 

Feud si dimostra una serie antologica di rara efficacia nell’esplorare il potere distruttivo e vacuo delle faide che prima di tutto rendono vittime i propri protagonisti. Un lavoro degno di nota e che tiene incollato lo spettatore fino al prossimo episodio, non nascondendo la natura cinica e distruttiva del suo senso verso un inevitabile e tragico finale.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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