Mentre si scrivono queste righe arriva ufficialmente la notizia della (giustissima) cancellazione di The Mosquito Coast da parte di Apple TV+. Una cancellazione che non sorprende assolutamente e che, anzi, arriva con un anno di ritardo rispetto a quando sarebbe dovuta giustamente arrivare vista la qualità sciorinata da Neil Cross ed il suo team di sceneggiatori.
Apple TV+, come Prime Video, Netflix, Disney+, non condivide alcun dato di ascolto pertanto è difficile capire se una serie sia cancellata o meno per via degli ascolti (anche se 99% dei casi è così), però ci sono dei metodi alternativi per carpire delle informazioni e uno di questi è Google Trends che permette di capire quanto hype ed interesse ci sia dietro un certo argomento. Da questo esempio, in cui si paragonano Ted Lasso, The Morning Show, WeCrashed e The Mosquito Coast, appare evidente come questa serie abbia generato un minimo interesse con la prima stagione ma anche come il suo ritorno sia stato ampiamente snobbato da chiunque. Ergo la prevedibile cancellazione che Apple TV+ avrebbe dovuto calcolare in anticipo.
QUEL MALEDETTISSIMO BAMBINO CHE È LA CAUSA DI OGNI MALE
Si è ripetuto allo sfinimento come la (becera) sceneggiatura sia la causa principale del fallimento di The Mosquito Coast, sceneggiatura che ha un impatto su tuttoma spec ialmente sui protagonisti che agiscono impulsivamente ed in modo dissennato. Charlie Fox è senza ombra di dubbio una scheggia impazzita che non può essere giustificato in maniera razionale dallo spettatore.
In “The Glass Sandwich” diventava ufficialmente un omicida e quest’azione sembrava portare con sè delle conseguenze, conseguenze che però nel giro di pochissime puntate sono state dimenticate in fretta e furia (non con sorpresa del pubblico) per farlo continuare ad agire come un bambino senza cervello che non capisce le conseguenze delle sue azioni e rimane sempre impunito. E questi ultimi due episodi confermano, come se ce ne fosse bisogno, che senza l’esistenza di Charlie molte persone sarebbero ancora vive, suo padre in primis.
La sua ribellione insensata e fatta di spintoni contro un uomo armato in “The Counterfeiters” ha portato allo sgozzamento di un’altra donna, nessuno si è arrabbiato o ha reagito per aver provocato questa reazione ed è rimasto ovviamente impunito, as usual. In altre serie tv, film, romanzi o nella vita vera questo avrebbe portato ad una naturale reazione di chiunque, specialmente del marito della donna uccisa, ma tutto questo non avviene in The Mosquito Coast perchè Charlie Fox è Charlie Fox, l’impunibile.
UN FINALE VERAMENTE MEDIOCRE
Come se non bastasse, in quello che doveva essere un season finale e che invece si è tramutato in un series finale, Allie Fox muore (o così è lasciato intendere) dopo un eccesso di hybris che lo ha portato a rubare uno zaino pieno di banconote, eccesso di hybris che non ci sarebbe stato se suo figlio non avesse incomprensibilmente seguito e affrontato faccia a faccia Richard Beaumont. Genio. A distanza di poche ore dall’aver causato il taglio della gola di un’innocente e non aver imparato alcun tipo di lezione da ciò a parte il nascondersi sotto delle foglie secche, ripete esattamente lo stesso tipo di atteggiamento irresponsabile e senza senso. Questo giro a pagarne le conseguenze è suo padre.
Non è chiaro se il finale sulla spiaggia fosse quello voluto o sia stato messo lì in seguito alla notizia interna della cancellazione, in ogni caso rimane un qualcosa di affrettato e di non preferibile rispetto a quello della scorsa stagione. La scena dove Allie lancia una bomba nella stanza senza sapere minimamente dove si trova il figlio è senza senso, così come lo è l’intero attentato nell’albergo di lusso con un contratto firmato in live streaming con i volti scoperti. Si potrebbe continuare ad oltranza con diversi esempi ma ci si augura che il concetto sia passato al lettore: The Mosquito Coast è un pessimo prodotto televisivo.
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È finalmente arrivato il momento in cui termina la sofferente visione di questa serie, uno dei peggiori esempi di scrittura e gestione di una serie tv dell’ultimo decennio. E c’è anche una lezione che può essere imparata: non basta avere un Justin Theroux nel cast per mantenere la qualità su livelli accettabili.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.