The Mosquito Coast 2×03 – 2×04 – Talk About The Weather – A Rag, A Bone, A Hank Of HairTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Mosquito Coast 2x03 recensioneSecondo alcune regole della scrittura, ogni buona storia che coinvolge un eroe deve avere un villain a cui contrapporsi, villain che deve mettere in difficoltà il protagonista per portarlo a migliorarsi, evolversi e, alla fine, uscirne vincitore o sacrificarsi per il bene superiore nel caso in cui non ci sia alternativa.
Neil Cross sembra aver letto queste regole ma o qualcosa nella traduzione dev’essere andata storta o la scelta fatta in fase di scrittura di questa stagione è stata talmente audace da fare il giro e piegarsi su se stessa. Lo si afferma dopo aver visto la svolta data al character di Justin Theroux perchè rendere Allie allo stesso tempo protagonista e villain della serie è tanto audace quanto suicida.
Ed il motivo è presto detto: l’empatizzazione con il protagonista della serie è altamente a rischio.

IL PROBLEMA DELLA SERIE: UNA FAMIGLIA DI VILLAIN


Facendo un passo indietro e guardando a dove Neil Cross ha portato The Mosquito Coast con questi primi quattro episodi della seconda stagione, appare abbastanza chiaro a chiunque che la famiglia Fox non sia composta da stinchi di santo.
Nell’apprezzata puntata flashback con cui è partita quest’annata, è stata gettata luce sul passato di Margot da attivista/madre/terrorista chiarendo una certa attitudine non proprio immacolata; Charlie è diventato un omicida nello scorso season finale; Dina ha una fedina penale ancora abbastanza pulita sulla carta mentre Allie è paradossalmente quello che ha compiuto meno misfatti ma anche quello che è cambiato maggiormente per proteggere se stesso e la sua famiglia nella maniera più utopica e distante dalla legge possibile.
Ad aggiungere ulteriore ulteriore sale ad una minestra già salata arriva poi questa terza puntata in cui Allie di fatto spezza i piani di fuga di Margot e Dina diventando a tutti gli effetti un carceriere, un villain. È difficile a questo punto non prendere le distanze dal character, palesemente alla deriva e rivolgere allo stesso tempo la propria empatia verso gli altri membri rimasti della famiglia Fox, membri che però gettano alle ortiche ogni possibile tipo di apprezzamento con la puntata successiva.

The Mosquito Coast 2x04 recensioneIL PROBLEMA ALLA BASE DI TUTTO: LA SCENEGGIATURA


Il tracollo verticale che si sta nuovamente osservando in The Mosquito Coast è fondamentalmente frutto di una sceneggiatura infima che continua ad aggiungere nuove carte ad un castello già di per se fragilissimo e ricco di contraddizioni ampiamente discusse nelle altre recensioni.
In “A Rag, A Bone, A Hank Of Hair” ci sono alcuni momenti in cui la sceneggiatura perde completamente di vista la razionalità in favore dell’evento scenico che possa peggiorare una situazione già instabile.
Un esempio altisonante è quello di Charlie che comincia a gettare dei sassi contro dei bracconieri armati di fucile (che non usano) invece che osservare in silenzio e chiamare rinforzi. La scena in questione è “malata” e ha tutta una serie di elementi che nuociono al personaggio e alla serie: inannzitutto non c’era nessuna necessità di creare questo nuovo dramma; Charlie come character viene svilito per via di una scelta stupida; la reazione dei bracconieri è futile tanto che poi uno dei due si mette a ridere dopo che l’altro cade e incomincia improvvisamente a diluviare. Troppi elementi fuori posto e senza senso.
Altro esempio che fa storcere il naso è il dialogo ad inizio puntata tra madre e figlia, un dialogo che si invita a leggere perchè enfatizza ulteriormente la pochezza della scrittura che influenza negativamente anche la recitazione delle attrici che, onestamente, hanno fatto del loro meglio con le frasi che hanno dovuto recitare.

Margot:No, he’s not angry. Not at you. But he’s right. Even if we could get away, there’s a warrant on your dad. Charlie killed a cartel guy. There’s nowhere we can go.
Dina:Bullshit. There’s somewhere. There’s always somewhere.
Margot:Oh, yeah? Where we don’t end up dead, or going to jail for the rest of our lives? Outstanding. So, why don’t
you tell me all about it? Tell me what we do and where we go? Well?
Dina:This is just him getting his way. Again. You’ve always done what he wants, Mom. Every single time. And… And we have to pay the price for it. Me and Charlie. I mean, look at you sitting there. Thinking you’ve got all the answers. You sound just like him. Well, fuck you.
Margot:Fuck you too. Did I say you could leave?
Dina:Stop me. I’m 16.
Margot:And I’m your mother. Now sit down. Look. I’m really, really tired. I’m sorry. I’m just… I’m tired, okay? So just get the fuck off your high horse for one minute and sit down, please.
Dina:Okay. I’m listening.

Giusto per sottolinearlo nel caso non fosse chiaro dal dialogo in questione, Margot passa dall’essere una madre accondiscendente che si rende conto di aver avuto un piano insensato all’insultare la figlia che l’accusa per poi chiedere scusa e proporle un nuovo piano per fuggire. Anche qui la razionalità va a farsi benedire in funzione del puro dramma e della necessità di creare confusione in un contesto già di per se confusionario.
Dall’altra parte invece c’è una figlia sedicenne che si è improvvisamente fatta bionda, in un villaggio senza elettricità ed acqua corrente nel mezzo della foresta pluviale, accusando la madre per colpe non propriamente solo sue e solo per il gusto di farlo. Il tutto per poi andare a guardare un film in una grotta insieme al ragazzo per cui ha una cotta, molto utile al piano di fuga.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il colloquio al cospetto del narcotrafficante
  • L’esplosione della barca, in se e per se, è un bel plot twist
  • Personaggi completamente alla deriva frutto di una sceneggiatura vuota e ricca di contraddizioni
  • Charlie e i bracconieri
  • Margot bipolare
  • Allie è il villain
  • Dialoghi vuoti e senza senso

 

Purtroppo i timori manifestati nella season premiere si sono rivelati tali e The Mosquito Coast è tornato a fare ciò che sembra saper fare meglio: peggiorare.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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